Dopo le Pussy Riot rischia Kasparov

GIRO DI VITE IN RUSSIA. Pussy Riot divide la Russia, in modo ineguale: alla minoranza rumorosa che contesta la condanna inflitta a Nadja Tolokonnikova, Maria Alyokhina e Yekaterina Samutsevich i sondaggi contrappongono una netta maggioranza che invece ritiene equo il processo e giusta la condanna.

GIRO DI VITE IN RUSSIA. Pussy Riot divide la Russia, in modo ineguale: alla minoranza rumorosa che contesta la condanna inflitta a Nadja Tolokonnikova, Maria Alyokhina e Yekaterina Samutsevich i sondaggi contrappongono una netta maggioranza che invece ritiene equo il processo e giusta la condanna. Il patriarcato di Mosca, che quella sentenza ha voluto fortemente, ora chiede clemenza: forse si metterà in modo un meccanismo per tirar fuori dal carcere le tre ragazze (o almeno le due che hanno figli piccoli) prima del termine. Ma in ogni caso la Chiesa ortodossa un risultato l’ha ottenuto: ha consolidato nel corpo dell’opinione pubblica l’idea dell’intoccabilità dell’istituzione, e della “diabolicità” di chi contesta. Non a caso proprio nel giorno della sentenza, venerdì, è passata quasi del tutto inosservata la notizia di un pope che ha ucciso due operai addetti alla manutenzione stradale alla periferia di Mosca, investendoli con la sua lussuosa Mercedes e fuggendo poi dalla scena dell’incidente – probabilmente ubriaco. Mentre ancora permane (non sparirà tanto presto) l’eco dei clamori suscitati dal processo, Mosca si prepara intanto per un altro “caso” destinato a far rumore per la notorietà del protagonista: Garry Kasparov, già campionissimo di scacchi e da qualche anno portabandiera (e tra i principali finanziatori) dell’opposizione radical-democratica in qualità di presidente del Congresso Civico Panrusso, che riunisce diversi gruppi e movimenti. Fermato venerdì dalla polizia, insieme a una cinquantina di persone, fuori dal tribunale distrettuale di Khamonichevsky dove era in corso la lettura della sentenza Pussy Riot, Kasparov avrebbe morso un agente a una mano: quanto basta, secondo la legge, per condannarlo a 5 anni di carcere per aggressione a un pubblico ufficiale. La faccenda rasenta la farsa: Kasparov nega di aver morso chicchessia, sostiene che a mordere il poliziotto è stato uno dei cani in dotazione agli agenti e preannuncia di voler denunciare la polizia moscovita per arresto illegale. Gli inquirenti replicano annunciando un’inchiesta e un confronto scientifico tra l’impronta dentaria dell’ex campione, quella dei cani e i segni sulla mano dell’agente ferito. Ci sarebbe di che ridere: ma, se si andrà fino in fondo, Kasparov rischia di passare davvero parecchio tempo dietro le sbarre e un po’ tutto il movimento di opposizione, già diviso e incerto, si troverà in una situazione ancor più difficile. Uno alla volta, infatti, parecchi personaggi-simbolo del movimento si stanno trovando nei guai – o comunque scadono nell’opinione pubblica – per le cause più diverse: Navalny per le sue attività non sempre chiare di consulente aziendale, Sobchak perché è troppo glamour , Udaltsov perché è troppo comunista, Kasyanov, Nemtsov e Ryzhkov perché sono troppo liberali (e troppo legati all’odiatissima era eltsiniana), Prokhoro v perché è troppo ricco e troppo amico del Cremlino; ancora, lo scrittore Akunin perché troppo snob e “perbene”, il gruppo artistico Vojna (e la sua diramazione punk-femminista Pussy Riot) perché troppo provocatori; e adesso, anche il portavoce che morde i poliziotti. In un simile quadro, passano purtroppo in secondo piano le opportunità positive che si presentano, come le dimissioni finalmente imposte a Vladimir Strelchenko, da molti anni sindaco di Khimki, città-satellite di Mosca. Strelchenko era accusato di corruzione e di aver fatto perseguitare e attaccare fisicamente (con conseguenze gravissime) gli attivisti e i giornalisti che si battono contro la costruzione di un’autostrada nella foresta ai margini della città. Nelle elezioni che si terranno in autunno per sostituirlo, potrebbe avere buone chance la giovane Evgenija Chirikova, leader di quegli stessi attivisti: ma con un’opposizione così divisa è probabile che finisca per lasciar perdere.

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