LE AMMISSIONI DI SCHULZ A STAZZEMA

STRAGI NAZISTE. «È incredibile, assurdo, inconcepibile che ciò avvenga… Questi criminali nazisti debbono essere perseguiti sino alla loro fine». Così, testualmente, Martin Schulz, presidente del parlamento europeo, ha detto domenica 12 agosto, a Sant’Anna di Stazzema in occasione del sessantottesimo anniversario della strage che fece 560 morti a mitragliate, compreso un fiore che ancora doveva sbocciare, Anna Pardini, da poco più di due settimane arrivata alla vita.

STRAGI NAZISTE. «È incredibile, assurdo, inconcepibile che ciò avvenga… Questi criminali nazisti debbono essere perseguiti sino alla loro fine». Così, testualmente, Martin Schulz, presidente del parlamento europeo, ha detto domenica 12 agosto, a Sant’Anna di Stazzema in occasione del sessantottesimo anniversario della strage che fece 560 morti a mitragliate, compreso un fiore che ancora doveva sbocciare, Anna Pardini, da poco più di due settimane arrivata alla vita. Innocente lei, c’è da dirlo, come tutti gli altri, la maggior parte vecchi, donne e bambini, come quelli che appaiono in una fotografia, ormai celebre: si tengono per mano, fanno il giro tondo, intonano la canzone, sono felici, è il luglio del 1944, la scuola è appena finita, la loro multiclasse ha chiuso i battenti. Chissà, immagino, che i loro insegnanti li abbiano salutati con teneri abbracci e arrivederci: «Ci rivedremo il prossimo anno…». Ma saranno falciati per sempre da lì a pochi giorni dalle Ss, tra cui c’erano anche alcuni traditori di razza italica. Schulz rispondeva nella conferenza stampa, tenutasi dopo i vari riti, ad una mia domanda formulata così: non da cittadino italiano a un cittadino tedesco, ma da un europeo al massimo esponente della rappresentanza politica del nostro continente, ti chiedi di tirare le orecchie violentemente, ed uso termini gentili, a due stati dell’Unione, l’Italia e la Germania. Il tuo paese difende i suoi figli, il che sarebbe logico e naturale, se on si trattasse di assassini nazisti, tra cui ci sono quelli che qui massacrarono, condannati dai tribunali militari, italiani all’ergastolo. Un’ingiustizia senza precedenti che ne ha creata anche un’altra non da meno; nel corso di questi processi, molti o alcuni degli imputati sono stati assolti, quindi, sono legittimamente liberi, ma così, pure, gli assassini condannati all’ergastolo. L’Italia, fa ancor peggio, molto peggio, tanto quasi da vergognarmi di essere italiano; non difende le vittime, che oggi qui si onorano, non difende i superstiti, non difende noi tutti che chiediamo giustizia. Lo Stato nelle sue massime espressioni rimane in silenzio, come se dietro tutte le vicende che riguardano l’armadio della vergogna ci fosse un grande mistero, e secondo me c’è. I ministri del mefitico governo Berlusconi, La Russa, Alfano e Frattini, invitati personalmente a dire qualcosa su queste condanne inseguite dai procuratori generali militari in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario neanche hanno risposto. Lo stesso atteggiamento è stato assunto dal governo Monti. La ministra della Giustizia, Paola Severino, che conosce bene la questione, essendo stata vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura e che a suo tempo sbloccò alcuni intralci burocratici che allungavano i tempi per ottenere la documentazione che è la base del mio libro L’armadio della vergogna, ha fatto rinviare all’infinito la mia richiesta di un colloquio. Ma c’è di peggio (alcune cose che qui non sto scrivendo non le ho dette a Schulz, le elenco qui per fare chiarezza al lettore). Lei, Severino, nonché il ministro degli Esteri e quello della Difesa, non hanno neanche risposto all’interrogazione presentata da tutti, dicasi tutti, i senatori del Pd, cioè quello che, sia pur teoricamente, risulta il maggior gruppo politico italiano. Quest’interrogazione (primo firmatario Felice Casson) risale a circa due mesi or sono, e non è stata pubblicata da nessun giornale, a riprova del mistero che aleggia ancora sulle stragi nazifasciste, prima nascoste nell’armadio, ed ora di nuovo nascoste non si sa perché. Si conclude così: «…quali iniziative il Governo intenda assumere per la riaffermazione della giustizia e il rispetto dei provvedimenti giurisdizionali italiani». Seguirà silenzio, ancora silenzio.
Martin Schulz, prima di esprimere i concetti che ho premesso, aveva chiarito che poteva rispondere solo personalmente e non istituzionalmente in quanto la questione che gli sottoponevo andava regolata nel rapporto tra stati. Al che l’ho interrotto gridandogli: falla diventare istituzionale. Mi sembra di aver colto, come risposta, un cenno della sua mano come a dire «vedremo».
Era presente anche il presidente della regione toscana Enrico Rossi, per non trascurare nulla gli ho rinfacciato di non aver preso alcuna iniziativa in merito, per cercare di chiarire quale è il mistero che ancora oggi avvolge l’armadio della vergogna, anche se la Toscana è in testa con il tributo di sangue con ben 83 comuni che hanno subito eccidi e che un suo collaboratore mi scrisse tempo fa che era meglio aspettare ancora… Quanto, sono passati 68 anni, bisogna raddoppiare, arrivare a 136? E al sindaco di Stazzema Michele Silicani ho gridato: tu e il tuo predecessore Giampiero Lorenzoni che parlate sempre di pace, quando capirete che non ci può essere pace senza giustizia? C’è stato un lungo applauso, quello che mi ha più colpito è stata la calorosa approvazione dell’arcivescovo di Pisa, mons. Gian Paolo Benotto: «Hai ragione, non ci può essere pace senza giustizia».
Ps. Mi sono deciso a scrivere questo articolo quando, dopo una pur sommaria rassegna stampa, ho visto che nessuno dei giornalisti presenti aveva trasmesso le parole di Schulz. Tutti si sono limitati a sunteggiare il suo intervento, sia pure interessante, distribuito dopo i riti vari, prima della conferenza stampa.

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