Ilva, il governo detta legge

Arrivano i ministri: Severino, Passera e Clini il 17 a Taranto. Il titolare dell’Ambiente: «Rischio caos, i magistrati rispettino i ruoli»

L’esecutivo sfida la procura e annuncia il ricorso alla Corte costituzionale contro l’ordinanza della gip che blocca la produzione. Catricalà : «Ci è stato impedito il potere di fare politica industriale»

Arrivano i ministri: Severino, Passera e Clini il 17 a Taranto. Il titolare dell’Ambiente: «Rischio caos, i magistrati rispettino i ruoli»

L’esecutivo sfida la procura e annuncia il ricorso alla Corte costituzionale contro l’ordinanza della gip che blocca la produzione. Catricalà : «Ci è stato impedito il potere di fare politica industriale» ROMA. Sull’Ilva il governo apre uno scontro istituzionale attaccando direttamente la gip Patrizia Todisco. Con una decisione quanto meno inusuale, l’esecutivo ha infatti deciso di fare ricorso alla Corte costituzionale contro l’ordinanza con cui, venerdì scorso, la gip di Taranto ha nuovamente bloccato la produzione della più grande acciaieria d’Europa. E mentre la ministra della Giustizia Paola Severino ha chiesto l’acquisizione delle due ordinanze di sequestro degli impianti emesse dalla giudice tarantina, per oggi il prefetto Sammartino ha convocato una riunione per preparare l’arrivo in città – previsto per il 17 – dei tre ministri inviati direttamente dal premier Mario Monti a studiare la situazione: oltre alla Severino i titolari della Attività produttive e dell’Ambiente Passera e Clini.
Ad annunciare l’ennesimo conflitto di poteri di questa estate particolarmente calda per i magistrati, è stato ieri il sottosegretario Antonio Catricalà in un’intervista al Gr1: «Chiederemo alla Corte costituzionale di verificare se non sia stato menomato un nostro potere: il potere di fare politica industriale». Catricalà ha spiegato di non voler attaccare la magistratura, ma solo il provvedimento messo a punto dalla gip Todisco, definito «sproporzionato». «Noi abbiamo stabilito con un decreto legge, in linea con un orientamento preciso del tribunale delle Libertà, di continuare le lavorazioni che non sono dannose, che non sono nocive e nel frattempo cominciare seriamente la politica di risanamento. Questo decreto resterebbe privo di qualsiasi valore se l’industria dovesse smettere di lavorare, se il forno si dovesse spegnere».
Ieri dal palazzo di giustizia semideserto per le ferie, dove si trovano anche gli uffici della gip, non è arrivato nessun commento alle decisioni del governo. Verso mezzogiorno il giudice Todisco ha fatto il suo ingresso con una borsone carico di documenti e nessuna voglia di parlare. Per lei parlano gli atti. La scelta della nuova ordinanza di stop alla produzione del colosso dell’acciaio sarebbe stata presa dopo la lettura della relazione di uno dei custodi giudiziali, nella quale sarebbero state evidenziate difficoltà a portare avanti i compiti per i quali i custodi erano stati nominati. Da qui la decisione di procedere al sequestro dell’area a caldo e di revocare la nomina di custode giudiziale al presidente dell’Ilva Bruno Ferrante. Scelta difficile, tanto più perché maturata quando ormai tutti in città, operai, manager e politici sia locali che nazionali, erano convinti di aver superato ogni rischio di chiusura con la decisione del Tribunale del Riesame di risanare senza spegnere gli impianti. Che adesso, invece, viene azzerata dal nuovo provvedimento della gip.
Seppure del tutto legittimo dal punto di vista della procedura, il ricorso alla Consulta rischia di cadere nel vuoto per quanto riguarda il merito. «L’iniziativa della gip è di rottura non contro l’Ilva ma contro il governo», ha ripetuto anche ieri il ministro Clini per il quale «è in corso la terapia per salvare Taranto malata d’ambiente, l’eutanasia non può essere una cura». Il punto però rischia di essere proprio questo. Perché il ricorso alla Consulta possa essere accettato il governo dovrebbe dimostrare l’esistenza da parte della magistratura di azioni tese a ostacolare l’opera dell’esecutivo. Azioni che fino a oggi non sembrano esserci state. A meno che novità non dovessero uscire dagli atti richiesti da Paola Severino o dalla visita dei tre ministri a Taranto, dove è previsto che incontrino oltre al prefetto anche il sindaco Ippazio Stefano, il presidente della regione Nichi Vendola e i vertici delle forze di polizia. Dovrebbe partecipare anche il procuratore capo Franco Sebastio.
Intanto la decisione di ricorrere alla Consulta ha come al solito diviso i sindacati. A fianco del governo si sono allineati Fim e Uilm che ieri hanno indetto due ore di sciopero. Una scelta non approvata dalla Fiom, il cui segretario Maurizio Landini ha detto di trovare sbagliato «in momenti così difficili, proclamare scioperi contro la magistratura», mentre la Cgil ha definito «inutile» lo scontro tra poteri creato dal ricorso alla Consulta.
Schierato come al solito con il governo il mondo politico, dal Pdl al Pd (quest’ultimo evitando ogni commento), all’Udc, alla Lega, con Roberto Calderoli che arriva a chiedere un decreto che qualifichi l’Ilva come «sito di interesse strategico nazionale». Unica eccezione, l’Idv. «Contro la gip di Taranto ormai mancano soltanto la marina e l’aeronautica militare», ha detto il responsabile welfare del partito Maurizio Zipponi, mentre Antonio Di Pietro se l’è presa con la ministra Severino. «Più che chiedere oggi gli atti alla magistratura – ha detto l’ex pm – avrebbe dovuto già da tempo ispezionare i documenti medici per stabilire come comportarsi con chi giocava con la vita della povera gente».

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