Oltre Woodstock e oltre il Muro

Love Parade, venti anni oltre le regole.   Musica, forte, assordante, suoni elettronici, pulsazioni che entrano nello stomaco, si radicano nel cervello come scintille di futuro

Una liberatoria e dissennata presa della Bastiglia, nella quale i corpi, tanti, sudati, vicini, respirano e si muovono all’unisono

Love Parade, venti anni oltre le regole.   Musica, forte, assordante, suoni elettronici, pulsazioni che entrano nello stomaco, si radicano nel cervello come scintille di futuro

Una liberatoria e dissennata presa della Bastiglia, nella quale i corpi, tanti, sudati, vicini, respirano e si muovono all’unisono

L´impatto è stupefacente. Una primitiva festa pagana trasportata nel nuovo millennio. Basta entrare e si viene travolti da una strana sensazione di libertà.

Musica, forte, assordante, continua, ritmi che si mescolano, suoni elettronici, pulsazioni che entrano nello stomaco, si radicano nel cervello come scintille di futuro, fanno muovere il corpo e le gambe quasi al di là della volontà, un flusso a cui lasciarsi andare con un languido senso di perdita di se stessi in favore di una pulsazione collettiva. Che oltretutto per una giornata occupa un´intera città, come una liberatoria e dissennata presa della Bastiglia. E poi i corpi, tanti, sudati, vicini, che respirano e si muovono all´unisono, braccia in aria, teste dondolanti. Si viene sommersi da un ondata di calore e di allegria, una frenesia alla quale è impossibile sfuggire, anche se non si ama la techno, perfino se non si fa parte, generazionalmente, di quel corpo collettivo che balla incessantemente. Una festa in cui ci si perde, non si pensa, ci si abbandona: non c´è altro che il suono, non c´è nulla da vincere o perdere, non ci sono sogni o speranze, lacrime o rimpianti, è uno sballo, anche senza droghe, è una fuga, completa, assoluta, da ogni forma di realtà, senza darsi prospettive. Un gigantesco “qui e ora”, eccessivo in ogni sua forma, governato dal martellante, primitivo ritmo cardiaco della techno.
Era nata proprio per celebrare la libertà, a Berlino, nel 1989, pochi mesi prima della caduta del muro, organizzata da un giovane dj tedesco, Matthias Roeingh, in arte Dr.Motte, come manifestazione a suo modo “politica”, diceva lui, per “dimostrare, attraverso la musica e l´amore, che i giovani vogliono essere uniti e che amano la pace”. Fu l´inizio di un processo dilagante, cresciuto al di là di ogni aspettativa. La prima volta arrivarono solo in 150 a ballare al suono di un unico “sound system”, ma l´escalation fu rapidissima: 2000, 6000, 15.000, 30.000, anno dopo anno il passaparola tra i ragazzi d´Europa portava a Berlino un numero sempre più grande di giovani, affascinati dall´idea di dare vita a un clamoroso “rave party” all´aperto, di ballare fuori dalle discoteche, conquistando il centro della città, padroni delle strade, padroni del tempo. Niente regole, niente polizia, nulla a che vedere con la vita normale, con le abitudini quotidiane. Tutto rovesciato, per un solo giorno, all´insegna di un divertimento senza freni.
Nel 1994 erano già più di centomila, nel 1997 nel Tiergarten Park, al centro della capitale tedesca, i ragazzi erano un milione, e poi un milione e mezzo nel 1999. Cifre impressionanti, inimmaginabili, non paragonabili a nessun altro evento dal vivo. Ancora più incredibili se si pensa che la Love Parade non ha un palco, non ha un centro, è una inarrestabile sfilata di grandi “carri” (enormi automezzi sui quali vengono montati gli impianti acustici dei dj) e a essere protagonisti non sono tanto i disk jockey quanto i ragazzi stessi, che arrivano bizzarri e disarticolati, in piena sfida creativa, vestiti in fogge sempre più strane, e si spogliano, si dimenano, si scatenano, si lasciano andare. E non bisogna pensare che ci siano solo i maniaci delle discoteche, o i “ravers” figli della nuova cultura psichedelica, o gli appassionati consumatori di ecstasy o altre droghe sintetiche. A parte le frange estreme, alla Love Parade ci vanno tutti, tanti ragazzi normali, famiglie di curiosi, esibizionisti di ogni genere, chi vuole ballare e chi vuole sballare, un esercito fatto di migliaia di singole tribù, tenuto insieme solo e unicamente dalla techno in tutte le sue versioni, trance, house, electro, hardcore, gabber, e dalla voglia di ballare e divertirsi. Nulla a che vedere con i festival rock, dove il rito collettivo è celebrato ancora alla vecchia maniera, con il palco, il concerto, le star, la condivisione della “canna”, il sacco a pelo e la tenda dove dormire insieme. Alla Love Parade no, sono tutti protagonisti, senza un centro, senza un idolo da ammirare, tutti alla pari, per celebrare un pagano rito di condivisione, per perdersi e ritrovarsi insieme, sull´onda di una musica che sembra non finire mai.

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