G8 Gratteri, attuale capo del dipartimento centrale anticrimine, Luperi, al vertice del reparto analisi dell’Aisi, Caldarozzi, capo servizio centrale operativo, saranno sospesi per 5 anni
G8 Gratteri, attuale capo del dipartimento centrale anticrimine, Luperi, al vertice del reparto analisi dell’Aisi, Caldarozzi, capo servizio centrale operativo, saranno sospesi per 5 anni
La sentenza di Cassazione conferma le condanne del secondo grado per gli alti dirigenti. Prescritte le lesioni per gli altri agenti coinvolti nei pestaggi alla scuola nel luglio genovese del 2001 «Il Viminale ottempererà a quanto disposto dai giudici», dice Cancellieri. In attesa dei provvedimenti sui «prescritti» Dopo otto ore e mezzo di camera di consiglio c’è stata la lettura del dispositivo, dieci pagine che verranno depositate oggi nella cancelleria della V sezione penale della Cassazione. Alle diciannove la notizia è ufficiale, rimbalza in rete e sui network alla velocità della luce: la quinta sezione della corte di Cassazione presieduta da Giuliana Ferrua ha confermato le condanne comminate in secondo grado per l’assalto alla scuola Diaz durante il G8 genovese, avvenuto la notte del 21 luglio 2001. I dirigenti di polizia non andranno in carcere ma saranno sospesi dagli incarichi per cinque anni. Le lesioni sono archiviate, «sono stati assolti per prescrizione otto fra dirigenti, poliziotti e capisquadra, compresi Canterini e Fournier – spiega il loro avvocato difensore, Silvio Romanelli – mentre sono stati condannati Nucera e Panzieri», i due poliziotti coinvolti nell’accoltellamento, un falso secondo la procura. Dei 25 condannati in primo grado, ne restano dunque 17. Come dire i responsabili di quella notte non furono gli esecutori materiali, ma i mandanti.
E i mandanti sono accusati di falso perché i verbali sono stati taroccati come hanno sempre sostenuto i pm genovesi Enrico Zucca e Francesco Albini Cardona. Era difficile crederci. A metà giugno quando sembrava che si fosse all’ultima udienza, ottimismo ce n’era veramente poco. Anche l’altro ieri, Lorenzo Guadagnucci, giornalista e vittima del pestaggio, non ci poteva credere. Ieri dopo la lettura: «C’è un po’ di giustizia, la verità c’è sempre stata – dice – La Cassazione ha dimostrato indipendenza, Zucca e Cardona hanno condotto un’inchiesta contro tutti, con l’ostilità palese dei vertici di polizia. È mancato un intervento dei parlamenti, delle istituzioni, che hanno avvallato un comportamento irresponsabile. Noi siamo stati ignorati e derisi quando dicevamo nel 2004 o nel 2010 che i poliziotti andavano sospesi dagli incarichi, oggi ci troviamo con i dirigenti più importanti che se ho capito bene domani non potranno presentarsi in ufficio».
Ora con le condanne confermate il Viminale dovrebbe aprire i provvedimenti disciplinari perché a questo punto scatta anche la pena accessoria: la sospensione dagli incarichi per cinque anni per i mandanti di quella notte scellerata, la «macelleria messicana» come disse Fournier ai magistrati già negli interrogatori durante le indagini. In questi anni sono stati tutti promossi. A partire dal capo della polizia di allora, oggi sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri col governo Monti, Gianni De Gennaro che fu coinvolto solo di striscio nelle indagini per le dichiarazioni ritrattate e secondo la procura manipolate ad arte, rilasciate dall’allora questore di Genova Francesco Colucci proprio durante il processo Diaz. Ma l’impianto non ha tenuto in un altro processo in Cassazione: poche settimane fa i magistrati della suprema corte hanno assolto De Gennaro giudicandolo estraneo alle dichiarazioni di Colucci. Gli altri però nella scuola c’erano: si vedono in un filmato intorno a un sacchetto blu con le molotov dentro, quelle portate da corso Italia alla scuola, per poter dimostrare che c’erano i black bloc ed erano anche armati. Nel famoso video, trovato dalla procura tra le riprese dell’emittente genovese Primocanale e messo agli atti come Blue Sky, si vedono Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, Pietro Troiani, Gilberto Caldarozzi e Francesco Gratteri allora vice e capo dello Sco, Lorenzo Murgolo. Il prefetto Arnaldo La Barbera (morto nel 2002), che secondo le ricostruzioni della procura genovese era stato mandato sabato mattina da Roma per procedere ad arresti consistenti, è poco lontano. Che strana operazione, con tutti i vertici della polizia italiana davanti al «luogo del delitto»! Sono loro a essere condannati oggi. Eppure anche i figuranti di Blue Sky hanno fatto carriera: Luperi allora vicedirettore dell’Ucigos, è asceso a capo dipartimento analisi dell’Aisi. Gratteri al tempo capo dello Sco oggi è alla direzione anticrimine. Gilberto Caldarozzi, che nel 2001 era vice di Gratteri, oggi è alla direzione dello Sco. Mortola, nonostante avesse due processi in corso è stato promosso, ministro dell’interno Maroni, questore. Ieri è stato condannato, mentre poche settimane fa era stato assolto insieme a De Gennaro per le dichiarazioni di Colucci.
La sentenza d’appello del maggio 2010 aveva ribaltato la sentenza di primo grado del 13 novembre 2008 che di fatto aveva condannato solo 13 poliziotti, fra cui il capo del VII nucleo, Vincenzo Canterini e i suoi, quelli che avrebbero pestato duro insomma, assolvendo i «papaveroni» Luperi, Caldarozzi, Mortola, Gratteri. In secondo grado, fra lo stupore degli astanti, nell’aula bunker di Genova, a tarda notte, era stata letta la sentenza che condannava 25 dei 28 poliziotti a oltre 85 anni di carcere: Gratteri a quattro anni, Canterini a cinque anni, Luperi a quattro anni, Mortola a tre anni e otto mesi, l’ex vicecapo dello Sco Gilberto Caldarozzi a tre anni e otto mesi. I due dirigenti, Pietro Troiani e Michele Burgio, accusati di aver portato le molotov nella scuola, sono stati condannati a tre anni e nove mesi.
«La sentenza della Corte di Cassazione va rispettata come tutte le decisioni della magistratura. Il ministero dell’Interno ottempererà a quanto disposto dalla Suprema Corte», dichiara in serata con una nota la ministra dell’interno Annamaria Cancellieri». «La sentenza – prosegue – mette la parola fine a una vicenda dolorosa che ha segnato tante vite umane in questi 11 anni»
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