Le cangianti connessioni di un’attitudine ribelle

on line/ DIECI ANNI DI HACKTIVISMO. UN SAGGIO PER AGENZIA X

on line/ DIECI ANNI DI HACKTIVISMO. UN SAGGIO PER AGENZIA X
«Tecnici» e «comunicatori». L’esperienza del gruppo italiano Autistici/Inventati. Che ha accompagnato la diffusione di Internet Nell’era del narcisismo di massa, dell’esibizionismo compulsivo che spinge lasciare traccia di sé ovunque, tramite Facebook, Linkedin o Flicker, parole d’ordine quali privacy, riservatezza e anonimato in rete possono apparire strane e inattuali. Eppure è proprio intorno a tali polarità che si è disegnato l’itinerario di Autistici/Inventati, collettivo di tecnici e comunicatori al servizio della dissidenza. Dopo una decina di anni di attività, è arrivato il momento di autostoricizzarsi, in maniera plurale, assemblando più voci, come si conviene a un’impresa basata sulla condivisione dei saperi e delle competenze. Il risultato è +Kaos 10 anni di hacking e mediattivismo, curato da Laura Beritelli, allo stesso tempo narrazione di uno specifico intreccio e occasione per riconsiderare, a partire da una prospettiva techie, questi ultimi dieci e più anni di movimento, fra salti in avanti, impasse, ondate repressive, ripartenze improvvise (Agenzia X, pp. 288, euro 14).
Ovviamente si parte dalla preistoria, dai primi computer che fra mille diffidenze si fanno largo negli spazi controculturali e nei luoghi dell’antagonismo. Affinché ciò avvenisse è stata necessaria una profonda opera di evangelizzazione, ma anche di apprendimento, per non lasciarsi sovradeterminaredalle procedure standardizzate, per aprire la scatola nera e individuare soluzioni adeguate alle proprie esigenze. È l’attitudine hacker a «metterci le mani dentro» a partire dall’idea che per ogni problema c’è una soluzione, e la si può trovare. A prefigurare il futuro saranno poi le Bbs, ossia le bacheche elettroniche che offrono la possibilità di depositare e raccogliere informazioninonché di creare le prime reti tematiche, fra cui la grande scommessa diEcn, un network dell’antagonismo europeo che in realtà conoscerà un pieno sviluppo solo in Italia. Poi con la generalizzazione dell’accesso a Internet e l’invenzione del Web tutto cambia. Si transita su nuove piattaforme. A partire da qui gli intrecci narrati da +Kaos si fanno sempre più intricati, le matrici si moltiplicano, ibridandosi l’una con l’altra. La questione del free software emerge con prepotenza: copyleft vs copyright. A Firenze nel 1998, al Cpa, si tiene l’hackmeeting, che offre un’occasione di incontro fisico alle comunità virtuali di smanettoni dell’hardware e del software. Sarà replicato ogni anno, in città diverse, l’ultima vola a l’Aquila pochi giorni fa, consolidandosi come punto di riferimento imprescindibile per le culture hacker. Ma il digitale conosce plurime declinazioni. La sempre maggiore accessibilità delle telecamere digitali e della telefonia mobile, in connessione con la rete, aprenuove incredibili possibilità per fare informazione dal basso, bypassando il sistema dei media ufficiali. Alla figura dell’hacktivista si affianca, o sovrappone, quella del mediattivista, all’interno di un processo che troverà un punto notevole nella nascita di Indymedia Italia, a ridosso del G8 di Genova.
È in questo magmatico fascio di connessioni che si definisce l’itinerario di Autistici/Inventati, collettivo duplice sia di nome sia di fatto. Autistici, basato a Milano, è formato soprattutto da «tecnici», a patto di assumere la definizione in termini assai particolari, le cui esperienze da Ecn si diramano attraverso luoghi quali Deposito Bulk, Breda Okkupata, Pergola e aggregazioni quali HackLab e Loa e ReLOAd. Diverso è il percorso dei fiorentini di Inventati (resta imprecisato dove vada messo l’accento), un gruppo la cui vocazione è invece maggiormente incentrata sulla comunicazione. «Tecnici» e «comunicatori» si incontrano e concordano sull’esigenza di creare un server autonomo per le realtà di movimento al fine di fornire servizi, quali la mail, in alternativa agli operatori commerciali garantendo condizioni di anonimato e riservatezza che questi ultimi non forniscono di certo. Il primo server, chiamato Paranoia, è assolutamente bricolé a partire da una vecchia «macchina» acquistato da una banca per 15.000 lire. Successivamente si passerà all’hosting su un server commerciale, che tuttavia si rivela inattendibile appena le forze dell’ordine manifestano il proposito di «metterci il naso». Scatta così il Piano B., con la disseminazione su server amici in giro per l’Europa. La storia di Autistici/Inventati procede poi, in relazione a una vertiginosa mutazione del panorama mediatico, attraverso l’attivazione di nuovi servizi dall’anonymous remailer alla piattaforma Noblogs, il fronteggiamento di ondate repressive di vario tipo, il protagonismo in avventure quali la costruzione del mediacenter del Genova social forum.
In +Kaosle questioni tecniche restano sullo sfondo. A emergere in primo piano sono gli incontri, le sfide con cui ci si è misurati, le ragioni, politiche ed esistenziali, che hanno permesso il consolidarsi di un gruppo intorno alla risoluzione di un problema o al lancio di un progetto. Ne emerge un racconto incalzante, emotivamente coinvolgente per chi in qualche modo c’era, affascinante per chi lo incrocia dall’esterno. I risultati raggiunti dalla scena alternativa italiana, con pochi mezzi e tanta intelligenza, hanno dell’incredibile. Eppure nel libro non emerge nessun tronfio autocompiacimento, anzi a percorrerlo è un registro ironico ma allo stesso tempo malinconico. A pesare è la consapevolezza di una sconfitta. Non ci riferiamo a quella dei movimenti di questo decennio ma a qualcosa che ha più a che vedere con lo specifico ambito su cui l’esperienza di Autistici/Inventati ha insistito. In fondo, le priorità su cui ha puntato la scena digitale alternativa sembrano parlare un linguaggio del tutto estraneo all’antropologia del fruitore della rete nell’era dei social network, del feticismo per le app, del clouding. La figura dell’utente consapevole ed esigente, critico, diffidente consapevole delle conseguenze di ogni click è rimasta marginale. Diversamente a proliferare è la dimensione del cliente, che in virtù del proprio profiling, riceve, e paga, quello che gli serve, o gli fanno pensare che gli serva, senza l’onere di faticose ricerchee rassicurato negli spazi protetti prodotti dalle nuove enclosure del territorio digitale.

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