Si chiama così, “La repubblica dei beni comuni”, ed è un quasi-libro, anzi un e-book che è possibile scaricare – gratis, s’intende – dal sito di Democrazia km zero. Diciamo che è un esperimento: invece di scrivere il consueto “documento”, chein questo caso doveva introdurre un convegno sulla democrazia poi si è in pratica trasferito dentro la Conferenza internazionale sulla decrescita (a Venezia dal 19 settembre), il gruppo di DKm0 si è lanciato in una impresa più ambiziosa.
Si chiama così, “La repubblica dei beni comuni”, ed è un quasi-libro, anzi un e-book che è possibile scaricare – gratis, s’intende – dal sito di Democrazia km zero. Diciamo che è un esperimento: invece di scrivere il consueto “documento”, chein questo caso doveva introdurre un convegno sulla democrazia poi si è in pratica trasferito dentro la Conferenza internazionale sulla decrescita (a Venezia dal 19 settembre), il gruppo di DKm0 si è lanciato in una impresa più ambiziosa. Scrivere un quasi-libro, appunto, fin qui circa 70 mila battute. In più, si tratta di un lavoro collettivo, o plurimo, in cui hanno messo del loro Paolo Cacciari, Lanfranco Caminiti, Anna Paola Peratoner, Anna Pizzo e il sottoscritto, con Mario Pezzella a offrire la prima base di testo, il coordinamento e una certa riscrittura utile a rendere più omogenee le diverse parti, e tutti gli altri di DKm0 a offrire osservazioni. Gli scopi che ci eravamo prefissi erano essenzialmente due, eccessivamente ottimisti. Il primo, fornire chiavi di interpretazione, o per lo meno le domande giuste, sulla situazione del tutto inedita nella quale ci troviamo, quella che ne “La repubblica dei beni comuni” è definita «dittatura commissaria» (solo più tardi Ignacio Ramonet si è inventato il neologismo citato sul manifesto: «austeritarismo»). Ovvero una democrazia che non è più nemmeno quella «spettacolare» descritta di Guy Debord, ma quella della “tecnica” (finanziaria, contabile) che si veste di etica del sacrificio, adopera le maniere forti quando occorra e abolisce la mediazione della politica.
Il secondo obiettivo era di ricercare – nelle tendenze culturali e sociali che non si adeguano all'”austerità” – le idee e le azioni che potrebbero, rendendo coerenti decrescita e ricerca attiva della democrazia “reale” e diretta, disegnare un diverso assetto della società. La repubblica dei beni comuni, appunto, che qualcuno ha chiamato anche «la repubblica del 99 per cento», alludendo a Occupy Wall Street e agli indignados spagnoli. E chiedendosi che ruolo debbano avere la scienza e la tecnica, come la rottura del paradigma patriarcale possa cambiare le relazioni sociali, in che modo la crisi della crescita suggerisca economie diverse, ecc.
Sappiamo beninteso che molti altri, in Italia e in giro per il mondo, si stanno per fortuna ponendo le stesse domande. Ultima l’assemblea programamtica di Alba, a Parma nell’ultimo week end. Perciò noi, piccolo gruppo quasi più di amici che di militanti, non pretendiamo affatto di riassumere tutto nel nostro e-book. Però, ci pare che la percezione che noi abbiamo, quella che un altro modo di vivere della società si stia già costruendo grazie alla diffusa coscienza di quanto la democrazia rappresentatibva a base nazionale e l’economia dello “sviluppo” stiano morendo, sia il contributo peculiare che noi possiamo fornire. Con abbondanza di argomenti, come si può constatare leggendo il libretto. E siccome ci premuriamo di collocare nel nostro sito anche opinioni diverse dalle nostre, ci augureremmo che chiunque sia impegnato nel promuovere movimenti o correnti di pensiero al di fuori dell’ortodossia liberista si sforzi di discutere le nostre proposte.
www.democraziakmzero.org
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