Il suk opaco ma talvolta ribelle di Garbatella

È uscito in questi giorni Sukovest (Fazi, pp 256, euro 15) il secondo libro di Massimiliano Smeriglio, politico e narratore. Come nel primo, Garbartella Combat Zone (Voland) il protagonista è Valerio. Erede di una famiglia saldamente di sinistra e immerso totalmente nel suo tempo fatto di mancanza di punti di riferimento culturali, morali e politici.

È uscito in questi giorni Sukovest (Fazi, pp 256, euro 15) il secondo libro di Massimiliano Smeriglio, politico e narratore. Come nel primo, Garbartella Combat Zone (Voland) il protagonista è Valerio. Erede di una famiglia saldamente di sinistra e immerso totalmente nel suo tempo fatto di mancanza di punti di riferimento culturali, morali e politici. Valerio è fortemente ancorato a Garbatella, sua radice territoriale, e alla attuale vasta e disordinata produzione culturale tra antagonismo, nuovi linguaggi e pulsioni nichiliste. Valerio vive nell’illegalità, ma dentro di sé mantiene una scala di valori chiara e definita che molto deve alle sue origini e ai suoi antenati.
Con queste storie, Smeriglio sceglie una strada nota: il noir, il «romanzo criminale». Ma, al tempo stesso, rappresenta una novità all’interno di questo panorama. E la differenza sta nel modo di interpretare le categorie del bene e del male. Sono lontani i tempi in cui questo genere letterario percepiva il colpevole come un «diverso», fuori dalla «normalità» e dalla società. Edgar Allan Poe e Arthur Conan Doyle proponevano un investigatore freddo e distante che rappresentava la lotta tra una normalità ordinata e razionale e i (rari) casi di deviazione. Più tardi ci si rese conto che le cose erano più complesse. Dagli Stati Uniti arrivarono intrecci in cui le figura dell’investigatore era travolta dalla passione e dalla violenza. Esattamente come le vittima e i colpevoli che ne animavano i contesti. Nasceva l’hard boiled. Il lettore iniziò a capire che, in molti casi, il bene e il male non sono poi così distanti tra loro.
Il germe dell’indefinitezza esplode, dilaga e diventa modello anche in sociologia. Si afferma la società liquida analizzata da Zygmund Baumann. I lettori conquistano la preziosa percezione della complessità, ma rischiamo di perdere alcuni riferimenti essenziali. L’acquisizione di elementi complessi a volte confonde. Tutto sembra essere uguale a tutto. Ci si rende conto di aver conquistato il «ma anche», ma ci si trova prigionieri della sua tela che spesso impedisce di distinguere e scegliere.
È in questo quadro culturale che si collocano le novità dei racconti di Massimiliano Smeriglio. La società complessa è intorno a Valerio, con le sue rovine e con le sue opportunità. Valerio può viaggiare per il mondo. Non è prigioniero di Garbatella. Ma non ha una dimora vera e propria. Può avere denaro facile, ma non ha un lavoro. Può consumare, ma non produce. Allo stesso tempo è dentro e fuori una società che non ha saputo trovargli un posto e che egli stesso accetta mal volentieri.
Valerio assume questa complessità. Ma è ancora capace di scegliere. Conosce bene le dinamiche del «ma anche». Ha imparato a farle proprie, ma è in grado di porre degli aut-aut. Non senza sorpresa per il lettore, egli capisce che esistono momenti in cui non ci viene data una terza possibilità. E Valerio sceglie. Non sappiamo se questo lo porti alla salvezza oppure no. Certamente gli permette di continuare a vivere e a godere intorno a sé di una serie di riferimenti non solo sociali e affettivi in grado di conferire senso alle sue azioni. Smeriglio non vuole solo «fotografare» la realtà facendoci vedere quanto sia ingiusta, ma ci ripropone la «novità» della scelta, a volte solitaria ma sempre ineludibile

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