Il dizionario dello 007 arriva il manuale che spiega come parlano le spie

De Gennaro: “I servizi devono uscire dall’ombra”   

De Gennaro: “I servizi devono uscire dall’ombra”   

ROMA — All’apparenza una banalità, quasi un’inutile ingenuità. Ieri i servizi segreti italiani hanno presentato un “glossario dell’intelligence”, libricino con 259 termini d’uso corrente fra spie italiane e internazionali. Il libro parte con “Abilitazione di sicurezza” e termina con “Warning”: lo stesso sottosegretario all’Intelligence Gianni De Gennaro (che lo aveva commissionato da capo del Dis) ieri ha detto «quando me lo sono trovato in mano mi era sembrata una cosa inutile».
In effetti la prima impressione potrebbe essere questa, tanto che in mezzo a sigle e termini da film di 007 (“Cyber Threat”, “Information Warfare”), si trovano
spiegazioni burocratiche e ridondanti alle voci “Terrorismo”, “Segreto di Stato”, “Spionaggio” o addirittura “Criminalità organizzata”. Ma De Gennaro insieme al nuovo capo del Dis, l’ambasciatore Giampiero Massolo, ha spiegato che il libretto potrebbe essere per politici e giornalisti quello che con termine da glossario volgare potremmo definire “specchietto” (per le allodole). Ovvero il tentativo di attirare l’attenzione sull’avvio di un percorso di maggiore comunicazione
e trasparenza per una comunità da sempre autoreferenziale, che nel segreto (anche sulle cose inutili) trova da anni motivo per gestire piccoli e grandi poteri e interessi. De Gennaro
nella relazione con cui ha chiuso la presentazione fatta nel salone monumentale di Palazzo Chigi ha sottolineato un passaggio: «I servizi devono superare la sindrome da separatezza,
perché se questa sindrome resiste c’è il rischio di devianze: è nell’ombra che si possono alimentare in un modo o nel-
l’altro comportamenti non corretti ». E Massolo ha aggiunto che con questo libretto «non vogliamo soltanto far luce su un gergo, e se dobbiamo spiegare il significato delle parole che usiamo significa che la via per uscire dall’autoreferenzialità è lunga, ma è obbligata: c’è l’esigenza di reinventarsi, aprirsi».
Iniziativa lodevole che arriva in un momento di profonda assenza della politica su questi temi: ieri, a causa delle votazioni in Parlamento, quasi nessuno dei membri del Comitato di controllo sui servizi era presente, ma è prevedibile che ancora per molti mesi l’instabilità e la crisi italiana non permetteranno una guida più assidua, un controllo più stringente sul percorso che tecnici come De Gennaro e Massolo si sono dati per l’intelligence. Il direttore del Dis ha detto che i nuovi capi dei servizi si sono assunti impegni di «leadership e responsabilità», che dovrebbe quindi procedere anche mentre la politica è impegnata sul altri fronti, innanzitutto quello economico e della costruzione di nuovi partiti/alleanze politiche. Ma nel glossario, tra tanti termini già conosciuti ce ne sono alcuni di assoluto interesse, come “Groupthink”, che descrive
«una delle possibili patologie dell’attività di analisi: il meccanismo in base a cui un gruppo, non di rado muovendo da preconcetti o stereotipi e operando in un clima lavorativo che sopprime il dissenso, privilegia l’unanimità a scapito della qualità e non considera le alternative possibili, approdando così a conclusioni errate». Qualcosa che sembra viaggiare al livello di quella stessa autoreferenzialità che secondo Massolo i servizi dovrebbero abbandonare. Insomma, il glossario può essere un inizio, ma chiaramente non basta.

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