La ministra e le prostitute la sfida che divide i francesi

Vallaud-Belkacem, alle Pari opportunità , ha proposto di penalizzare i clienti Si apre il dibattito. Ma le associazioni delle “lavoratrici del sesso” insorgono

Vallaud-Belkacem, alle Pari opportunità , ha proposto di penalizzare i clienti Si apre il dibattito. Ma le associazioni delle “lavoratrici del sesso” insorgono

PARIGI.  «Il mio obiettivo è di veder sparire la prostituzione ». È bastata una frase per rilanciare la polemica su come affrontare il mondo del sesso a pagamento, come arginarlo ed evitare che le grandi reti criminali sfruttino donne e minorenni. E basta avanzare l’idea di una penalizzazione dei clienti, sul modello svedese, per suscitare un putiferio: «A infastidire è il rapporto fra sesso e denaro, siamo al ritorno dell’ordine morale», reagisce una donna che si vende da quarant’anni. Najat Vallaud-Belkacem, ministro per le Pari opportunità e portavoce del governo, sapeva benissimo che quella frase abolizionista avrebbe riaperto un dibattito in cui si mescolano morale, difesa delle prostitute, lotta contro il traffico degli esseri umani, difficoltà a circoscrivere un fenomeno che la società preferisce far finta di non vedere. Ma non per questo si è tirata indietro:
«Non sono ingenua, so che sarà un lavoro a lungo termine. Questa posizione abolizionista è il frutto di una riflessione che tira le lezioni dalle insufficienze dei dispositivi attuali. In questa ottica, il Parlamento ha adottato l’anno scorso una risoluzione che preconizza la penalizzazione dei clienti».
È un dibattito che riappare regolarmente Oltralpe, dove l’ultima legge, che punisce l’adescamento passivo, risale al 2003 ed è stata voluta da Nicolas Sarkozy, all’epoca ministro dell’Interno. Ma la Francia, come l’Italia, non vieta la prostituzione. Ufficialmente, il paese è abolizionista da più di cinquant’anni, di fatto l’industria del sesso a pagamento funziona a pieno regime, anche se negli ultimi anni le prostitute hanno abbandonato i centri città.
Sociologi e associazioni, pur avendo il comune obiettivo di proteggere chi si prostituisce, hanno punti di vista perfettamente opposti. Per alcuni, il modello svedese e norvegese,
in cui è legale vendere il proprio corpo ma è punito il cliente che lo compra, spinge le donne verso una maggiore clandestinità e quindi le espone
alla violenza. Per altri, invece, scoraggiare i clienti significa fare un passo avanti verso l’abolizione. E i rapporti su quel che avviene nei paesi
scandinavi sono contraddittori, proprio come le opinioni: c’è chi valuta positivamente le ricadute delle leggi anti-clienti e chi invece sottolinea un aumento delle violenze contro le prostitute.
Alla corrente abolizionista si oppone quella che chiede la creazione di un vero e proprio statuto per i “lavoratori del sesso”, in pratica la legalizzazione. Le associazioni di passeggiatrici sono furiose contro la Vallaud-Belkacem: «Dire che le prostitute sono delle povere ragazze, che non sanno quel che fanno, che sono vittime dei clienti significa misconoscere il mestiere», dice Gabrielle Paranza, che esercita dal 1969. «Non si può partire dal principio che siamo tutti sfruttati», aggiunge Lo2c, un uomo che si prostituisce in Normandia, membro del sindacato che protegge i lavoratori sessuali.
In Francia, le persone che si prostituiscono per strada sarebbero 18-20mila, cui si aggiungono le migliaia di persone che esercitano attraverso i saloni di massaggio, le agenzie di escort, Internet. Solo il 20 per cento di loro sarebbero
francesi, l’80 per cento originario dei paesi est-europei e africani. Finora, il Parlamento non ha mai voluto prendere misure troppo radicali, preferendo confinarsi in una specie di non detto, come gran parte degli altri paesi europei, dove si combatte solo lo sfruttamento della prostituzione. Diverso l’atteggiamento assunto da quattro paesi (Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Austria), che hanno deciso di legalizzare la prostituzione.
Il dibattito è appena agli inizi e la stessa classe politica è divisa trasversalmente. Il governo sembra intenzionato a rivedere la legge del 2003, ma nell’immediato la priorità sarà data alle leggi economico- sociali o a quella sulle molestie sessuali, cancellata recentemente dal Consiglio costituzionale. Ci vorrà ancora tempo, insomma, prima di scegliere i mezzi per combattere la prostituzione, anche se la Vallaud-Belkacem ha indicato la strada privilegiata.

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