Lombardia, la Lila non ci sta

Dopo vent’anni di lavoro nella riduzione del danno e nella prevenzione Hiv, la Lega Italiana Lotta Aids di Milano ha deciso di non partecipare più ai bandi della Regione Lombardia per la presentazione di progetti. Tutto è cominciato nel febbraio 2012, quando la Direzione Generale Famiglia Regione Lombardia ha convocato i gruppi impegnati nei progetti di riduzione del danno e i direttori dei Dipartimenti Dipendenze per informarli che era sua intenzione sospendere gli interventi in scadenza a marzo, senza più rifinanziare lo scambio di siringhe.

Dopo vent’anni di lavoro nella riduzione del danno e nella prevenzione Hiv, la Lega Italiana Lotta Aids di Milano ha deciso di non partecipare più ai bandi della Regione Lombardia per la presentazione di progetti. Tutto è cominciato nel febbraio 2012, quando la Direzione Generale Famiglia Regione Lombardia ha convocato i gruppi impegnati nei progetti di riduzione del danno e i direttori dei Dipartimenti Dipendenze per informarli che era sua intenzione sospendere gli interventi in scadenza a marzo, senza più rifinanziare lo scambio di siringhe. Lo smantellamento era già iniziato con la mancata ricostituzione del gruppo di lavoro regionale interdisciplinare e proseguito con ripetuti tagli ai finanziamenti: relegando in secondo piano le tematiche sanitarie e uniformando le spese degli interventi rivolti ai consumatori per via iniettiva a quelli mirati ai giovani sulle scene del divertimento, senza prevedere i costi per le siringhe e il materiale sterile. Lila ha con forza segnalato la necessità di mantenere gli interventi rivolti ai consumatori di sostanze per via iniettiva, evidenziando come tali scelte potrebbero portare a una ripresa delle infezioni, come già accaduto in Grecia e Romania: paesi che per primi hanno tagliato per la crisi i programmi di Riduzione del danno, registrando rapidamente un importante incremento di nuovi casi di Hiv. Queste e altre pressioni hanno portato la Regione Lombardia a prorogare gli interventi fino a giugno. Tuttavia, a fronte di una discutibile analisi dei costi, la Regione ha emanato una delibera di generico invito a presentare sperimentazioni di attività di «prevenzione selettiva e riduzione del rischio» attraverso «aggancio precoce di adolescenti in contesti di incontro, aggregazione e divertimento connotati da situazioni di rischio e riduzione dei rischi in soggetti tossicodipendenti»: reiterando così l’ambiguità e la sovrapposizione fra la prevenzione agli adolescenti e gli interventi di sanità pubblica verso i consumatori che si iniettano le sostanze, a rischio di Hiv e di Hcv, nel disprezzo di indicazioni e dati delle agenzie internazionali di contrasto alle dipendenze e all’Hiv. La Regione Lombardia sembra dimenticare che registra un terzo delle infezioni Hiv in Italia e che già assiste 45.000 persone con Hiv con un costo annuo di 300 milioni di euro. La spesa globale dei sette progetti di Rdd finora attivi in regione, che distribuivano annualmente 500.000 siringhe, non raggiunge un milione di euro: è la spesa equivalente alla cura di dieci persone con Hiv per 10 anni o -secondo altri autorevoli studi- ai costi sanitari e sociali per il resto della vita di sole due persone che contrarranno l’Hiv. Come se non bastasse, il bando regionale introduce un criterio di remunerazione “a contatto” dall’irrisoria cifra di 15 euro: ciò impedisce qualsiasi intervento specialistico e innovativo e non copre il costo di figure di coordinamento, riducendo il privato sociale a mero prestatore d’opera. La Lila di Milano ha perciò preso la dolorosissima decisione di non presentare proposte per non venir meno ai presupposti fondamentali di un serio lavoro. Sino a che non saranno previsti finanziamenti adeguati e una reale collaborazione con la Sanità e i centri clinici, l’associazione non proseguirà le azioni che l’hanno vista protagonista autorevole e competente per quasi vent’anni nell’ambito della riduzione del danno.

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