Giornata internazionale per le vittime di tortura: la Sezione Italiana di Amnesty International chiede al governo italiano di rispettare gli impegni contro la tortura. La manifestazione dei Radicali in piazza della Rotonda a Roma ">

In attesa di quel “No alla tortura” da parte del Parlamento italiano

In attesa di quel "No alla tortura" da parte del Parlamento italiano

In attesa di quel "No alla tortura" da parte del Parlamento italiano

Giornata internazionale per le vittime di tortura: la Sezione Italiana di Amnesty International chiede al governo italiano di rispettare gli impegni contro la tortura. La manifestazione dei Radicali in piazza della Rotonda a Roma

In attesa di quel "No alla tortura" da parte del Parlamento italiano

Giornata internazionale per le vittime di tortura: la Sezione Italiana di Amnesty International chiede al governo italiano di rispettare gli impegni contro la tortura. La manifestazione dei Radicali in piazza della Rotonda a Roma

ROMA – L’Italia si presenta al 26 giugno, Giornata internazionale per le vittime di tortura, impreparata e in ritardo rispetto all’obbligo internazionale di prevenire e reprimere la tortura. Nel codice penale non c’è il reato di tortura, le autorità italiane non hanno mai espresso una condanna chiara delle rendition e risultano coinvolte nella sparizione forzata di Abu Omar. L’Italia tende inoltre a erodere sempre di più, e in svariati modi, le garanzie contro la tortura per le persone espulse e ha promosso azioni miranti a screditare l’assolutezza del divieto di tortura a livello internazionale.

Gli impegni da far prendere al governo.
Per questi motivi da domani, da domani, 26 giugno, a lunedì prossimo, i Gruppi della Sezione Italiana di Amnesty International organizzeranno iniziative in tutto il paese, chiedendo al governo italiano di rispettare i suoi impegni contro la tortura. Incontri pubblici, mostre cinematografiche e fotografiche, spettacoli teatrali e reading dal volume “Poesie da Guantánamo” sono previsti in numerose città tra cui Bologna, Foggia, Roma, Ancona, Pisa, Civitavecchia, Padova, Napoli, Perugia, Pesaro, Torino, Mestre e Venezia. In tutte le occasioni, gli attivisti raccoglieranno post-it a mo’ di promemoria che verranno affissi su manifesti giganti, per ricordare al governo italiano la necessità di:

1. introdurre nel codice penale il reato di tortura e ratificare il Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura;

2. condannare pubblicamente le rendition, accertare il coinvolgimento dell’Italia in tali pratiche illegali, collaborare alle inchieste e ai procedimenti giudiziari in corso e alle indagini internazionali;

3. non fare affidamento sulle “assicurazioni diplomatiche” fornite da altri governi, secondo le quali le persone espulse dall’Italia non saranno torturate dopo l’arrivo;

4. rendere le norme del c. d. decreto Pisanu sulle espulsioni conformi agli standard internazionali sui diritti umani in materia di tortura e annullare le espulsioni già effettuate in assenza di tali garanzie;

5. mantenere l’effetto sospensivo dell’espulsione nei casi di ricorso contro il diniego dello status di rifugiato, introdotto dalle norme sull’asilo entrate in vigore nel marzo 2008.

I diritti umani non sono un ostacolo. I cinque giorni di speciale mobilitazione contro la tortura si svolgono nell’ambito della campagna “Più diritti più sicurezza” lanciata dalla Sezione Italiana di Amnesty International nel novembre 2006, per chiedere la fine delle violazioni dei diritti umani commesse nel contesto della “guerra al terrore” e ribadire che, in Italia come nel mondo, i diritti umani non sono un ostacolo ma, al contrario, costituiscono il fondamento di una sicurezza autentica.

Un’attesa che dura vent’anni. L’Italia aspetta ormai da quasi 20 anni l’introduzione del reato di tortura nel codice penale, lacuna recentemente messa in evidenza anche dai pubblici ministeri nel processo per le violenze emerse in relazione alla permanenza a Bolzaneto di oltre 250 manifestanti durante il G8 di Genova nel 2001. Non ha inoltre ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, che imporrebbe l’adozione di meccanismi di prevenzione della tortura. Inoltre, viene erosa sempre più la salvaguardia dalla tortura in caso di espulsione, attraverso interventi che da alcuni anni tendono a cancellare i meccanismi che permettono di evitare il rinvio nel suo paese di una persona che sarebbe lì sottoposta a tortura e maltrattamenti.

L’iniziativa dei Radicali. In occasione della Giornata mondiale contro la tortura, i Radicali “insceneranno la tragedia dei suicidi in carcere, per denunciare le condizioni di tortura a cui sono quotidianamente sottoposte le migliaia di reclusi negli istituti di pena italiani e per ricordare ai legislatori, alla politica e all’informazione, che una norma di civiltà giuridica e sociale, l’inserimento nel nostro ordinamento di un reato di tortura, aspetta da 25 anni, da quando l’Italia nel 1988 ha ratificato la Convenzione Onu contro la tortura, di essere promulgata”. “Sarà – spiega una nota – una rappresentazione simbolica di questa pestilenziale realtà nazionale, a specchio e monito per le istituzioni e la società. Sarà anche l’occasione – aggiunge la nota – per ricordare alla politica il satyagraha (lo sciopero della fame) in corso, su cui da tempo come Radicali siamo impegnati, che ved

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