I nuovi partigiani dell’Anpi: «Resistere oggi è partecipare»

Memoria e futuro/ LA FESTA NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE A MARZABOTTO
100 mila iscritti da tutta Italia, tantissimi i giovani. Il presidente Smuraglia: «Guardiamo al futuro, una staffetta con i nostri vecchi»

Memoria e futuro/ LA FESTA NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE A MARZABOTTO
100 mila iscritti da tutta Italia, tantissimi i giovani. Il presidente Smuraglia: «Guardiamo al futuro, una staffetta con i nostri vecchi» MARZABOTTO. «La Memoria batte nel cuore del futuro». È lo slogan scelto dall’Anpi per la terza festa nazionale dedicata a tutte le vittime delle stragi nazifasciste che si è chiusa domenica scorsa a Marzabotto. Un territorio colpito, teatro, nel ’44, di uno dei più efferati eccidi che, in pochi giorni, provocò la morte di quasi ottocento civili, fra cui molti bambini, donne e anziani. Un’operazione di rastrellamento contro la brigata Stella Rossa che agiva in quell’area dell’Appennino bolognese. Il sacrificio degli abitanti nella lotta di liberazione è valso al comune la medaglia d’oro al valor militare. L’Anpi, costituita nel ’44 e che dal 2006 accoglie anche i non partigiani, conta più di 100 mila iscritti in tutte le province italiane. Negli anni l’associazione ha saputo guardare al presente e al futuro con gli occhi di chi ha vissuto una grande stagione d’impegno e partecipazione attiva contribuendo alle condizioni che hanno portato alla redazione della Costituzione italiana. Ancora oggi l’Anpi è garante della Carta attraverso battaglie in difesa del testo contro i tentativi di attacchi e riforme come quelle che il Parlamento si accinge a proporre per rafforzare i poteri dell’esecutivo e del presidente del consiglio, modifiche che altererebbero gli equilibri del sistema costituzionale. L’Anpi non trascura i temi della legalità, le mafie, la corruzione, il lavoro, la precarietà, i diritti.
«Siamo proiettati al futuro» afferma Carlo Smuraglia, ex partigiano e presidente nazionale dell’associazione, «c’è un cammino da percorrere per arrivare ad una destinazione migliore per la nostra democrazia fragile che ha bisogno di consolidarsi. È una nuova fase della staffetta da percorrere senza divisioni generazionali, tenendoci per mano. Solo fondendoci riusciremo a portare il paese fuori dal disastro in cui si trova».
A confermare le tesi di Smuraglia le parole di Saverio, studente ventiquattrenne, da due nel direttivo di Massa Marittima. «Ci sono state persone», dice, «che ci hanno permesso di essere qui oggi, è anche per loro che ci s’iscrive, ma ancor di più perché ci sono cose che non funzionano e si possono migliorare. C’è chi vorrebbe modificarla e trasformare l’Italia in una repubblica semipresidenziale, questo è inaccettabile». Saverio spiega: «Oggi resistere è partecipare, non è possibile tirarsi indietro, se ci troviamo in questo stato di cose è anche per colpa di una mancanza di partecipazione nel passato». Fulvia, bibliotecaria di quarantaquattro anni, attiva dal 2004 nel comitato provinciale di Firenze, dice: «Essere antifascista è una tradizione di famiglia che si è strutturata con lo studio, la partecipazione e l’impegno nella vita politica. L’Anpi è educazione alla cittadinanza, al saper stare in comunità al di là delle diverse sensibilità politiche. L’impegno continuo e quotidiano è uno dei valori fondamentali. Niente va dato per scontato, neppure la libertà in cui viviamo. Oggi forse sobrietà e rigore etico sono forme di resistenza». La battaglia che Fulvia ritiene più importante è quella di inserire nelle scuole lo studio della storia contemporanea e della Resistenza. «Dovrebbe esserci una disciplina specifica, perché veniamo da lì» precisa. «Vorrei che s’investisse molto su questo, altrimenti rischiamo di andare verso un futuro di opinionisti, un grande bar dello sport, in cui tutti si esprimono senza riferimenti e conoscenze. È molto pericoloso perché giorno dopo giorno muoiono i testimoni oculari di quella pagina di storia. Ho paura che sia parenti di partigiani che di repubblichini vadano a scuola a testimoniare. Dobbiamo prepararci a questa assenza, colmare questo gap con la conoscenza. Sarà una perdita pesante, ma è una responsabilità di cui farci carico, il compito della generazione fra i venti e i quarant’anni». Su episodi violenti come i fatti accaduti alla Diaz e a Bolzaneto nel 2001, dice, «tutto ciò che riguarda i diritti umani e civili ci coinvolge direttamente, le persone non devono mai esserne privati, ogni volta che sono prevaricate si tratta di un gesto fascista. Siamo contrari ad ogni tipo di violenza, fisica, verbale, psicologica, di qualunque forma e provenienza. Siamo per il confronto, la storia lo dimostra. I componenti dell’Anpi appartengono ad aree politiche diverse, la chiave per stare insieme è stata il confronto, senza prevaricazioni».
Monica, ventotto anni, consigliera regionale dell’Anpi delle Marche, aggiunge: «La prima cosa sarebbe introdurre il reato di tortura e far cadere qualche testa invece di promuoverla. Manganelli dovrebbe sparire dalle istituzioni. Condivido le parole di chi ha detto che è stata una sospensione della democrazia. Non a caso, mentre venivano torturati, ai ragazzi di Bolzaneto si faceva sentire faccetta nera. Oggi il fascismo è strisciante, ma non troppo». Daniele Susini, trentasei anni, dell’Anpi di Rimini, è il più giovane presidente provinciale d’Italia. «In questa grande crisi partitica», dice, «l’Anpi riesce a darmi una modalità di espressione civile per offrire un contributo alla comunità. Gli ideali della Costituzione e della Resistenza non sono presenti nelle forze politiche attualmente al potere. Il grande valore della Resistenza è la giustizia sociale. Ridare dignità alla politica è una forma di resistenza. Oggi questo patto ideale fra partiti e cittadini si è rotto. C’è bisogno di politica fuori dagli interessi personali e di bandiere. Bisogna essere sentinella civile anche verso i cittadini che abdicano al ruolo che la Costituzione riconosce loro. L’Anpi deve fungere da cerniera».

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