Duecentomila euro al giorno la spesa fuori controllo dei centri per clandestini

La denuncia: strutture colabrodo ed espulsioni lente Il dossier   

La denuncia: strutture colabrodo ed espulsioni lente Il dossier   

ROMA — C’è una fabbrica in Italia che non funziona, ma brucia 200mila euro al giorno di soldi pubblici. È la “fabbrica dei clandestini”, la rete dei Cie colabrodo. Alti costi, scarsi risultati. Qualche numero: dal ’99 al 2011 per i centri d’espulsione si è speso un miliardo di euro. Un flusso costante di denaro pubblico che corre parallelo al flusso migratorio: se c’è un mercato che non sente la crisi, ma fiorisce nelle emergenze, è quello del contrasto all’immigrazione irregolare. Ogni immigrato costa in media 45 euro al giorno, ma ogni centro è un’isola a sé: si va dai 75 euro di Modena, ai 34 di Bari. I risultati? Deludenti: nell’ultimo anno gli espulsi sono stati meno della metà dei trattenuti, record a Milano e Modena (con percentuali oltre il 60%), maglia nera a Brindisi (ferma al 25%). Insomma, in caso di spending review i Cie soccomberebbero nel calcolo costi-benefici.
LA RETE DEI CIE
A fotografare il pianeta immigrazione è un ampio rapporto (“Lampedusa non è un’isola”) curato da Luigi Manconi e Stefano Anastasia per l’associazione “A
buon diritto” col contributo di Open Society Foundations e Compagnia di San Paolo, che verrà presentato oggi pomeriggio al Senato in occasione della Giornata mondiale del rifugiato. Si scopre che gli ospiti dei Cie (88% maschi) sono per lo più tunisini (40%), marocchini (16%) e nigeriani (9%), ma soprattutto che ogni centro fa storia a sé in base alle buone o cattive pratiche degli enti gestori. Un esempio: nei Cie di Roma e Torino non
esistono mediatori culturali, a Milano e Lamezia Terme ce n’è uno solo, mentre a Bologna e Modena il loro numero è sufficiente.
IL FLOP
Nel 2011 la permanenza media nei centri è stata di 43 giorni per immigrato: il prolungamento dei tempi di trattenimento (a 18 mesi) non sembra finora aver avuto effetto. Non mancano forti disparità: si va dagli 11 giorni di permanenza media a Bologna, agli 81 di Trapani Milo. Qual è l’efficienza dei centri? Bassa: oggi solo il 47% dei trattenuti viene espulso, che poi è lo scopo dei Cie (con un aumento del 6% in un anno, grazie all’accordo sui rimpatri con la Tunisia). Milano e Modena superano quota 60%, Brindisi si ferma al 25%. Ma è sui costi di gestione che quello dei centri si dimostra un sistema a macchia di leopardo.
IL FIUME DI DENARO PUBBLICO
I centri costano tanto: 985,4 milioni di euro dal ’99 al 2011. Con il governo Berlusconi la spesa è lievitata: il decreto legge 151/2008 e la legge 94/2009 hanno destinato ai Cie ben 239 milioni e 250mila euro. Ciascun immigrato trattenuto costa allo Stato 45 euro al giorno e, considerata la permanenza media
nei centri, la spesa pro-capite è di 10mila euro. Ma le spese differiscono molto a seconda degli enti gestori dei centri: si va da un minimo di 24 euro al giorno per migrante nel Cara (centro per richiedenti asilo) di Foggia, ai 34 euro del Cie di Bari, fino ai 75 del Cie di Modena. Quest’anno però tutte le gare d’appalto si stanno facendo al ribasso. Nel 2012 per il Cie di Bologna la prefettura ha fissato un tetto massimo di 28 euro al giorno: «Sarà interessante capire – si legge nel rapporto – quali servizi verranno offerti a tale costo».
I BAMBINI FANTASMA
Dal rapporto emergono altri numeri allarmanti. Innanzitutto quello dei minori “fantasma”. Stando alla testimonianza dell’avvocato Alessandra Ballerini «almeno 200 minori non accompagnati presenti a Lampedusa nel 2011 non sono stati identificati», né segnalati alle autorità competenti. Insomma ragazzini invisibili e senza tutele. Non solo. Crescono i casi di discriminazione razziale: 859 episodi nei primi undici mesi del 2011 a fronte dei 653 dello stesso periodo del 2010 (dati Unar). E poi le vittime: nel 2011 quasi sei persone al giorno (2.160 in totale) sono morte o risultano disperse nel tentativo di
attraversare il Mediterraneo.

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