Niente telefonini e casa in campagna ecco il manuale per sabotare il mondo

Le regole dei “rivoluzionari” in un volume trovato dagli investigatori. La parola d’ordine è evitare la tecnologia per non farsi individuare da chi indaga 

Le regole dei “rivoluzionari” in un volume trovato dagli investigatori. La parola d’ordine è evitare la tecnologia per non farsi individuare da chi indaga 

GENOVA – Niente telefonino. Aereo no, treno sì. Mai prendere l´autostrada. Fate sempre il giro più largo: al massimo, spostatevi in macchina lungo le provinciali. Guai a bancomat, carte di credito, tessere di qualsiasi tipo. Attenzione alle telecamere fisse. Supermercato? Male. Se vi serve qualche componente elettrico, cercate prima nella spazzatura: qualcosa di solito si trova. Evitate di usare Internet. Altrimenti, meglio agganciarsi a wi-fi trovati a caso: infilatevi nell´androne del primo palazzo. Togliete imbottiture e tappezzeria alla vostra auto: sarà difficile che la polizia vi piazzi delle “cimici”. Cercate il più possibile di vivere lontano dai centri abitati. Non fatevi “tracciare”. Il Grande Fratello non vi troverà.
Dicono gli anarchici che il segreto – e il paradosso – sia l´essere primitivi. In una società tutta tecnologica, dove sei qualcuno solo se hai una carta di credito o almeno un cellulare, il rifiuto della modernità ti rende un fantasma. Introvabile. Tre settimane dopo la gambizzazione di Roberto Adinolfi, manager genovese di Ansaldo Nucleare, gli investigatori confermano: gli attentatori della Fai non avevano telefonini con loro, i controlli delle “celle” hanno dato esito negativo. Sono fuggiti lungo le strade del capoluogo ligure, ma evitando accuratamente le telecamere installate dalla polizia municipale o nei pressi di banche e negozi. Nei giorni precedenti, “talpe” complici avevano controllato il percorso. Ci sono buone ragioni per credere che i due terroristi si siano allontanati in treno. Sono scomparsi nel nulla. E dal nulla erano sbucati.
Hanno eseguito alla lettera i suggerimenti contenuti in un manuale – “Ad ognuno il suo: 1000 modi per sabotare questo mondo” – di cui si era parlato un paio di anni fa proprio quando gli anarchici minacciavano azioni terroristiche sui treni. Il manuale è tornato di attualità in questi giorni, confermano loro malgrado ai vertici del Ros dei carabinieri. Perché le inchieste sugli anarchici italiani sono due volte difficili, e lunghe. «Non usano mai il cellulare, quando compiono un´azione. Lo spengono e lo lasciano in un luogo il più lontano possibile. Oppure lo affidano ad un complice che lo tiene acceso e se ne va centinaia di chilometri più lontano», spiega un investigatore. A volte quel telefonino così distante è la conferma indiretta – e frustrante, per chi indaga – della partecipazione del sospettato ad un attentato. Così sarebbe successo in via Montello, a Genova, il 7 maggio scorso.
Nel “Manuale dell´anarchico esplosivista” si consiglia massima prudenza nel confezionamento delle bombe. Non c´è bisogno di andare nei supermercati, col rischio di farsi riprendere dalle telecamere interne. I timer si possono recuperare dagli scaldabagni gettati via – una recente inchiesta del Ros ha permesso di risalire ad un furto nella discarica di un cantiere edile emiliano – e per la “sicura” riutilizzare le perette delle abat-jour abbandonate.
In altri documenti anarchici sono stati trovati riferimenti a Ted Kaczynski, l´Unabomber americano, lo scienziato che per 18 anni ha inviato pacchi esplosivi in tutti gli Usa (provocando tre morti e ferendo 23 persone) nascondendosi in una capanna del Montana, con pochi soldi e senza elettricità ed acqua corrente, nutrendosi di quel che riusciva a cacciare. Un vero «rivoluzionario» deve avere una «vita normale» e al tempo stesso «primitiva» per non «incappare nelle maglie della giustizia». «Bisogna imparare a muoversi in zone d´ombra», scrivono gli anarchici, per nascondere «tutto quello che i nemici non devono sapere». E all´improvviso apparire in «zone di luce», per «mostrare tutto quello che facciamo spontaneamente».

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