Un senza-nome accusa il passato

MONTEVIDEO · Ritrovati in Uruguay i resti di un oppositore argentino ucciso trent’anni fa dai militari con un volo della morte

MONTEVIDEO · Ritrovati in Uruguay i resti di un oppositore argentino ucciso trent’anni fa dai militari con un volo della morte
«Mi sembra un miracolo». Così Victoria Montenegro, figlia di un desaparecido argentino, ha commentato il ritrovamento del corpo di suo padre in un cimitero dell’Uruguay. Roque Orlando, scomparso il 13 febbraio 1976 a Buenos Aires, era sepolto come un senza-nome nella città uruguayana di Colonia, finché il lavoro d’inchiesta degli antropologi forensi argentini, alla ricerca delle vittime della dittatura militare (1976-’83), non ne ha scoperto l’identità. Montenegro venne sequestrato negli ultimi mesi del governo, ancora costituzionale, di Isabel Peron (1975-76) e gettato, vivo, nel Rio de la Plata dopo il colpo di stato del 24 marzo. Una vittima dei «voli della morte», strumento del piano di sterminio programmato dalla dittatura e denunciato fin da subito da alcune voci coraggiose come quella del giornalista argentino Raul Walsh, che pagò con la vita la sua Carta Abierta a la Junta Militar . I resti di Orlando Montenegro furono ritrovati il 17 maggio sulle coste uruguayane e sepolti nella cittadina sulla riva orientale del Rio de la Plata. Un caso che conferma come l’apparato repressivo dei militari sia stato messo in campo prima del colpo di stato, ha fatto notare la presidente delle Abuelas, le Nonne di plaza de Mayo, Estela Carlotto. Grazie al lavoro delle Abuelas, che ricercano i bambini rubati dal ’75 dalla famigerata Alianza anticomunista argentina (la Triple A), è stata ritrovata anche Victoria Montenegro Torres, la unica figlia di Orlando. Venne rapita quando aveva tredici mesi, sottratta alle cure della madre, Hilda Ramona Torres, sequestrata insieme a Orlando Montenegro e ancora desaparecida . Victoria venne presa da un colonnello dell’esercito argentino, Herman Tetzlaff, e conobbe la sua vera identità solo nel 2000. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, furono circa 30.000 gli scomparsi durante la dittatura e circa 500 i bambini sequestrati ai genitori e presi in consegna dai militari. Molte persone scomparvero nell’ambito del Piano Condor, una struttura criminale ideata dalla Cia e messa in atto dalle dittature sudamericane per raggiungere gli oppositori ovunque si trovassero: anche in Europa, dove a compiere i delitti pensò la destra stragista di allora. In Uruguay, preda di un colpo di stato dal 1973 al 1985, i desaparecidos del Condor sono circa 200. Ogni 20 di maggio le organizzazioni per i diritti umani organizzano una «marcia del silenzio» per ricordarli. Chiamano i nomi uno ad uno e ogni volta la piazza risponde: «Presente». Il 20 maggio del ’76, furono uccisi a Buenos Aires anche il senatore Zelmar Michelini, uno dei fondatori della coalizione di sinistra Frente Amplio, e il deputato Héctor Gutiérrez Ruiz, del Partido Nacional, ammazzato insieme a due guerriglieri tupamaros, Rosario Barredo e William Whitelaw. Da quando, nel febbraio 2011, il presidente dell’Uruguay José Mujica – anch’egli un ex tupamaro – ha autorizzato la ripresa degli scavi nei pressi di caserme e presidi militari, sono stati ritrovati molti resti. Non solo è stato riaperto il «caso Gelman», relativo al sequestro e alla scomparsa di Maria Claudia Garcia Gelman, nuora del poeta argentino Juan Gelman, ma è stata attribuita una speciale onorificenza a Luisa Cuesta, un’anziana attivista dell’Associazione delle madri e famigliari dei detenuti e scomparsi dell’Uruguay: la quale, a 92 anni, spera di ritrovare i resti di suo figlio Nebio, arrestato dai militari in Argentina e scomparso nel 1976. Estela Carlotto continua il suo lavoro anche in Italia. Martedì 29 maggio alle 14,30 sarà alla Camera dei deputati, a Roma, per partecipare all’incontro «La ricerca dei giovani desaparecidos italiani». Con lei, ci sarà anche il deputato argentino Horacio Pietragalla che, a 25 anni, ha ritrovato la famiglia a cui era stato sottratto dai militari. «Sei un giovane nato in Argentina e hai dei dubbi sulla tua identità? Puoi inviare una mail a dubbio@retexi.it», dice il manifesto italiano della Rete per il diritto all’identità.

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