L’allegra brigata dei Blockupy europei

diario da Francoforte. Al corteo di sabato gli italiani formano il gruppo «internazionale» più visibile e colorato. Sono seicento, forse settecento, venuti in pullman ma anche a piccoli gruppi, in auto. Ragazze e ragazzi di diversi centri sociali, studenti di atenei-in-rivolta, disobbedienti dal Veneto, aderenti alla rete «rivolta al debito», militanti di sinistra critica, benecomunisti e sicuramente altri che non riconosco.

diario da Francoforte. Al corteo di sabato gli italiani formano il gruppo «internazionale» più visibile e colorato. Sono seicento, forse settecento, venuti in pullman ma anche a piccoli gruppi, in auto. Ragazze e ragazzi di diversi centri sociali, studenti di atenei-in-rivolta, disobbedienti dal Veneto, aderenti alla rete «rivolta al debito», militanti di sinistra critica, benecomunisti e sicuramente altri che non riconosco. Babele di dialetti tra Roma, Milano, Bari, Mantova, Bologna, Firenze, Treviso, senza offesa per chi non è citato. Sono allegri, dopo lo stress dei giorni scorsi con la polizia. Già raggiungere Francoforte non è stato facile, con tutti i controlli di polizia sull’autostrada e sui treni. Sono arrivato da Berlino in pullman alle 8 di giovedì, stanco morto, dopo una notte insonne. Potrò dormire da amici a Nordend. Gli italiani o si sono accampati a Heddernheim, nel settore di un campeggio commerciale prenotato da blockupy. O hanno trovato un tetto, insieme a tedeschi e altri «internazionali», alla Studentenhaus di Bockenheim, autogestita dagli studenti. Qui, nei corridoi e nelle sale, c’è posto per 250 materassini di gomma e sacchi a pelo. Altri hanno piantato le tende nei prati intorno. Ci si può sfamare alla Volksküche (Vokü, nel gergo di movimento tedesco), cucina popolare, che scodella pietanze vegane in cambio di una libera offerta. Giovedì sera c’è tensione alla Studentenhaus. La polizia ha inseguito fin sulle porte del campus un gruppo di compagni che hanno manifestato contro i divieti, sulla piazza del municipio, e sono sfuggiti all’accerchiamento. Gli agenti entreranno? Non entreranno? Non entrano. Mentre aspettiamo l’evolversi degli eventi, attacco discorso con Xabi e Valeria. Lui viene da Barcellona, lei da Madrid. Si conoscono tramite una rete di centri sociali, con cui sono venuti a Francoforte. Passano molto tempo davanti a un computer con altri compagni, a scrivere per un blog spagnolo, madrilonia. Valeria, che parla bene il tedesco, ha da fare le sue critiche all’organizzazione di blockupy. «Ma ci sono delle assemblee in qui si parla di prospettive politiche, e non solo di accorgimenti tattici per i cortei e di problemi tecnici?», chiede. Valeria vorrebbe discutere di più, di politica, su una «vera» rete per gli attivisti di tutto il continente. Né lei né Xabi hanno portato una tenda. Si arrangeranno con i sacchi a pelo alla Studentenhaus. Un’occasione per parlare di capitalismo e anticapitalismo, con Michael Hardt e David Graeber, c’è venerdì. Vietato l’appuntamento originario in un teatro del centro, lo Schauspielhaus, l’assemblea si sposta alla solita casa degli studenti. Seduto accanto a me c’è Alessandro, 24 anni, studente di filosofia a Trento. Sta facendo uno stage presso Attac a Colonia. Ha cominciato a leggere Marx in italiano, ma ora già si misura sul Capitale in tedesco. Venuto da solo a Francoforte, è come me tra i privilegiati che hanno trovato da dormire presso amici: «Niente tenda e sacco a pelo. Per queste cose sono un po’ borghese».

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