“Non vogliamo morire per l’Europa” e la sinistra radicale conquista i greci

Banche prese d’assalto: ritirati 700 milioni in un giorno.  Il partito Syriza, che i sondaggi danno al 20-23%, ora cerca la sponda politica di Hollande. Solo l’Iran vende il greggio a credito agli ellenici, tutti gli altri fornitori vogliono contante

Banche prese d’assalto: ritirati 700 milioni in un giorno.  Il partito Syriza, che i sondaggi danno al 20-23%, ora cerca la sponda politica di Hollande. Solo l’Iran vende il greggio a credito agli ellenici, tutti gli altri fornitori vogliono contante

ATENE – La tana del lupo che fa tremare l´Europa e i mercati è un ufficio quattro metri per quattro, sei rose rosse e una decina di garofani in un vaso, la fedele segretaria Kostandina al lavoro e – alla parete – un manifesto della Giornata nazionale della gioventù cubana del 1997. La Grecia ha fatto harakiri. Il voto del 6 maggio non è servito a nulla, il Paese torna alle urne. E se i sondaggi saranno confermati, Alexis Tsipras – inquilino di questa stanza grigia al settimo piano di Elefterias 1 (Piazza della libertà, a volte il caso…) potrebbe essere l´uomo che cambierà per sempre il destino di Atene e quello dell´euro.
«E´ il nuovo Andreas Papandreou, lo rivoterò», garantisce entusiasta Pangiotis Mantzavelaki, anziano militante venuto fin qui per complimentarsi con lui. «E´ un giovane ambizioso ubriaco del suo successo», racconta in camera caritatis un autorevolissimo ministro socialista dell´ex governo Papandreou. Una cosa è certa: il 38enne carismatico leader di Syriza – la sinistra radicale anti-austerità che ha trionfato alle ultime elezioni quadruplicando i voti – è il grande favorito della nuova campagna elettorale trasformata da tre anni di crisi in un referendum pro o contro l´euro. «Come finirà? Non lo so – ammette preoccupato lo scrittore Petros Markaris tirando una boccata dall´immancabile pipa al tavolo del suo ristorante preferito a Kessariani – I greci vogliono voltar pagina su un passato da dimenticare. Ma spero che le urne-bis non trasformino il nostro futuro in un salto nel buio».
L´esito, in effetti, è incertissimo. Il fischio d´inizio arriverà solo oggi. Quando il presidente della Repubblica Karolos Papoulias, deluso per non essere riuscito a varare un governo d´unità nazionale, affiderà l´interim a un reggente incaricato di portare la Grecia al voto. Data probabile: il 10 o (più probabilmente) il 17 giugno. Poi partirà la bagarre. Tsipras, scommettono tutti, rafforzerà la sua posizione come stella polare (rigorosamente senza cravatta) del fronte anti-euro. Un´armata Brancaleone che va dalla sinistra più frammentata d´Europa – ad Atene ci sono quattro partiti comunisti – fino alla destra nazionalista degli Indipendenti greci e ai filo-nazisti di Chrysi Avgi. Sono i grandi vincitori del 6 maggio. Uniti da una sola cosa – cancellare il memorandum lacrime e sangue imposta dalla Trojka in cambio di 130 miliardi di aiuti – ma divisi su tutto il resto. Syriza – che per i sondaggi potrebbe diventare il primo partito con il 20-23% – ha le idee chiare: «Vogliamo mettere assieme tutta la sinistra compresi i verdi e le formazioni minori che non sono entrate in Parlamento», spiega l´ex deputato Vassilis Moulopoulos. L´euro? «Ci rimaniamo, ma ridiscutendo da zero il memorandum». Le due cose piacciono alla pancia del Paese (il 75% dei greci vuol restare nella moneta unica) ma sono in apparenza incompatibili. Tsipras però è certo che la Ue – pur di non far tornare Atene alla dracma – sarà costretta a venire a patti dopo le elezioni per non far crollare tutto il continente. E conta su un aiutino in questo senso dal nuovo presidente francese Francois Hollande.
Il fronte pro-euro invece è l´esercito un po´ incerottato (a Bruxelles incrociano le dita) uscito malconcio dal 6 maggio: il centrodestra di Nea Demokratia e i socialisti del Pasok, puniti per aver governato ilPaese per 38 anni, spingendolo nel baratro e poi cercando di rimetterlo in piedi con una cura da cavallo (-25% gli stipendi, -20% le pensioni) che ha fatto calare del 20% in un quadriennio il Pil. I loro consensi sono scesi dal 77,3% del 2009 al 33% di 10 giorni fa. Cosa cambierà un mese dopo? «Contiamo nel calo di un´astensione arrivata al 35% – dicono a Nd – e nell´effetto Tispras: il timore di un trionfo di Syriza potrebbe ridurre la dispersione dei voti a destra consentendoci di rimanere il primo partito». Obiettivo: unire le forze con i socialisti oppure con le altre forze di centrodestra – i due partiti liberali stanno alleandosi per arrivare al 3% necessario per entrare in Parlamento – per un governo che tenga il Paese nella moneta unica. Il Pasok di Evangelis Venizelos invece – crollato a maggio dal 43 al 13% – pare destinato a pagare un altro pedaggio salato agli ultimi tre anni di governo Papandreou.
Comunque vada a finire, per la Grecia sarà un mese di calvario. Il Pil nel primo trimestre 2012 è sceso di un altro 6,7%. Gli accordi con la Trojka prevedono 11,5 miliardi di nuovi tagli a giugno, senza i quali non arriveranno i 30 miliardi di aiuti previsti a fine mese per ricapitalizzare le banche e pagare stipendi e pensioni. Il denaro ad Atene è già merce rara. Ieri, in un solo giorno, i risparmiatori hanno ritirato dalle banche 700 milioni di euro. Solo l´Iran, secondo indiscrezioni, vende greggio a credito all´Hellenic Petroleum. Tutti gli altri fornitori vogliono essere pagati in contanti. Gli istituti di credito hanno chiuso i rubinetti e non finanziano più nemmeno le blue chip quotate in Borsa, scrive oggi Ekathimerini. Ieri Atene ha rimborsato al 100% un bond da 450 milioni in mano agli hedge fund per evitare il default. E Syriza è già partita all´attacco: «Si danno i soldi agli speculatori e si fanno morire di fame i greci». La campagna elettorale è iniziata. L´Europa la seguirà con il fiato sospeso.

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