Beppe Grillo e Alberto Perino sono arrivati insieme nell’aula del Tribunale di Torino. In questi anni si sono spesso incrociati sulle strade della Val di Susa. Come in quel freddo 5 dicembre del 2010, quando tra la neve entrarono nella baita Clarea, violando – secondo l’accusa che li vede imputati insieme ad altri 20 attivisti (alcuni a processo per abuso edilizio) – i sigilli posti alla costruzione abusiva dalla Procura di Torino.
Beppe Grillo e Alberto Perino sono arrivati insieme nell’aula del Tribunale di Torino. In questi anni si sono spesso incrociati sulle strade della Val di Susa. Come in quel freddo 5 dicembre del 2010, quando tra la neve entrarono nella baita Clarea, violando – secondo l’accusa che li vede imputati insieme ad altri 20 attivisti (alcuni a processo per abuso edilizio) – i sigilli posti alla costruzione abusiva dalla Procura di Torino. Questa volta si sono rivisti in una gremitissima aula di giustizia. E proprio alla giustizia, il comico genovese, leader del Movimento cinque stelle, ha dedicato il primo affondo: «È un sistema che non funziona più, non si può mettere in piedi un processo che costerà migliaia e migliaia di euro per la rottura di un sigillo, portato via dal vento. Bastava un giudice di pace». Attacca gli sprechi e difende i No Tav: «Se li vedi, sono tutte persone per bene». Poi, ha aggiunto: «Ci sono detenuti in carcere (riferendosi agli arrestati del movimento) solo per concorso morale, che non prevederebbe neppure la galera. Affrontare così duramente gli inermi è una debolezza della giustizia per giustificare un buco da 22 miliardi che non faranno mai». Toni che probabilmente non sono piaciuti al pubblico ministero Giuseppe Ferrando, che ha chiesto all’avvocato che assiste il comico, il cugino Enrico Grillo, di tenere comizi fuori dall’aula.
La prima udienza è durata poche ore e si è conclusa con un rinvio: il giudice Alessandra Danieli ha accolto l’istanza di legittimo impedimento presentata dai difensori di un imputato assente per motivi di salute. Si riprenderà il 18 luglio. Il movimento non ha mancato l’appuntamento, fuori in presidio e dentro l’aula. Durante la costituzione delle parti, quando è stato il momento di Giorgio Rossetto, imputato dietro le sbarre, perché ancora detenuto – in attesa di giudizio per i fatti del 3 luglio – nel carcere di Saluzzo, è scrosciato un caloroso applauso dalla platea No Tav. «Giorgio – ha detto Perino – è quasi in regime di 41 bis per il reato resistenza aggravata ed è sottoposto da sei mesi a censura della posta perché ha raccolto firme in carcere in difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori».
Il processo sulla violazione dei sigilli alla baita Clarea, in corso a Torino, secondo Perino «è un processo politico ai No Tav». «Qui, nel mio caso si parla di violazione dei sigilli – ha spiegato – per altri è abusivismo edilizio. Credo sia l’unico caso di abusivismo edilizio portato in tribunale a tamburo battente». Perino ci tiene a precisare: «Qualunque cosa facciano i No Tav, contro di loro si applica il massimo della pena. Pensate a Giorgio Rossetto che è in carcere dal 26 gennaio scorso per una resistenza a pubblico ufficiale».
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