Rilievi dei carabinieri sul luofo dell'attentato del 20   gennaio scorso (Ansa)

 

 

Rilievi dei carabinieri sul luogo dell'attentato del 20 gennaio scorso (Ansa)

ORDINANZA DEL TRIBUNALE DI ROMA.

Fermato Angelo Liberati, 27 anni, accusato di essere il telefonista degli attentati a concessionarie di automobili, uffici del ministero del lavoro e una sede dei carabinieri ">

«Terrorismo e ordigni micidiali». Un arresto e sei perquisizioni

Rilievi dei carabinieri sul luofo dell'attentato del 20 gennaio scorso (Ansa)

Rilievi dei carabinieri sul luofo dell'attentato del 20   gennaio scorso (Ansa)

 

 

Rilievi dei carabinieri sul luogo dell’attentato del 20 gennaio scorso (Ansa)

ORDINANZA DEL TRIBUNALE DI ROMA.

Fermato Angelo Liberati, 27 anni, accusato di essere il telefonista degli attentati a concessionarie di automobili, uffici del ministero del lavoro e una sede dei carabinieri

Rilievi dei carabinieri sul luofo dell'attentato del 20   gennaio scorso (Ansa)

 

 

Rilievi dei carabinieri sul luogo dell’attentato del 20 gennaio scorso (Ansa)

ORDINANZA DEL TRIBUNALE DI ROMA.

Fermato Angelo Liberati, 27 anni, accusato di essere il telefonista degli attentati a concessionarie di automobili, uffici del ministero del lavoro e una sede dei carabinieri ROMA – Attentanti, piccoli ordigni «artigianali» contro sedi di partito, concessionarie di automobili e lettere di minacce contro politici e giornalisti. Dal giugno del 2008 all’aprile di quest’anno una sigla, «Cellula di resistenza proletaria», rivendicava puntualmente queste azioni con telefonate a testate giornalistiche con dinamiche che ricordano gli anni di piombo. Lunedì, in una operazione congiunta tra i carabinieri del Ros e Digos, è finito in manette Angelo Liberati, 27 anni, ritenuto dagli inquirenti della procura di Roma il telefonista della sigla riconducibile all’area eversiva della «sinistra marxista leninista». Un’organizzazione che, sostengono gli analisti dell’Aisi, non avrebbe legami con i brigatisti ma che, proprio attraverso azioni eclatanti, cercherebbe un ‘contattò con gli irriducibili delle vecchie Br ancora in carcere i cui messaggi sono ancora in grado di esercitare un’ «insidiosa fascinazione».

«ATTI DI TERRORISMO CON ESPLOSIVI» – Nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal Gip del Tribunale di Roma, Rosalba Liso, a Liberati viene contestato il 280 bis, «atti di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi». Diverse le perquisizioni effettuate dai carabinieri del Ros e dagli uomini della Digos che si sono coordinati nelle indagini condotte dal procuratore aggiunto, Pietro Saviotti. Tra le abitazioni perquisite anche quelle di Fabrizio Antonimi e Raoul Trilli già condannati in passato per attentati effettuati tra il 1999 e il 2000 alle sedi dell’allora Ds e An. L’arresto di Liberati è arrivato grazie ad una azione di indagine sul traffico telefonico e grazie ad immagini a circuito chiuso. Nel corso delle perquisizioni sarebbero state rinvenute una bomboletta a gas e normografo. Nelle rivendicazioni attribuita a Liberati scritte e telefoniche si inneggiava anche alle Brigate rosse, ai brigatisti deceduti Mario Galesi e Anna Blefari Melazzi. Inoltre si faceva riferimento anche allo studente greco Alexis Grigoropoulos, morto in seguito agli scontri con la polizia greca e anche alla morte di Stefano Cucchi morto dopo essere stato arrestato per violazione della legge sugli stupefacenti.

LE AZIONI E LE MINACCE – Tra le azioni messe in atto anche gli attentati incendiari, di fattura «artigianale», alla concessionaria Fiat di via Porta Maggiore, ad un ufficio del Ministero del Lavoro in via De Lollis e ad i circoli del Pd di Tor de Cenci e del Pdl di via Sbarbaro. Il gruppo avrebbe spedito anche lettere di minacce al parlamentare del Pd, Roberto Morassut e a Gian Marco Calmieri, presidente del VI municipio, al giornalista Francesco Di Maio e di un pacco esplosivo al produttore della Taodue film, Pietro Valsecchi.

ALMENO SETTE ATTENTATI – Oltre ad essere incastrato dalle registrazioni telefoniche, Liberati è stato anche ripreso dalle telecamere nei pressi delle cabine pubbliche da cui furono effettuate le chiamate di rivendicazione. Gli attentati delle «Cellule di resistenza proletaria», – una formazione che inneggiava alle Brigate Rosse e a tematiche anarcoidi (con frequenti richiami al brigatista Mario Galesi) – risalgono al giugno del 2007, È quanto emerso da un’indagine della Digos di Roma ancora in corso, che ha portato all’arresto di Angelo Liberati, 27 anni, e denunce per i cittadini romani P.P., di 30 anni, e S.F.A., di 50 anni, quest’ultimo già coinvolto in indagini per attentati analoghi negli anni precedenti. Liberati sarebbe l’autore di telefonate per la rivendicazione di un attentato incendiario del 15 luglio del 2008, contro una concessionaria della Fiat a Roma, e del 20 gennaio scorso, contro la sede dell’Associazione nazionale carabinieri, sezione di Montesacro.

INCASTRATO DA VIDEO E INTERCETTAZIONI – Sono almeno sette gli attentati, avvenuti a Roma tra il 2007 e il 2010, dei quali sarebbe responsabile il gruppo eversivo.La scansione delle azioni terroristiche poste in essere dalle cellule di resistenza proletaria è riportata nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Liso ed eseguita stamane dagli investigatori della Digos e del Ros. A giugno 2007 viene inviato un pacco bomba a Pietro Valsecchi, produttore cinematografico e amministratore della «Tao Due Film». Il 15 e il 24 luglio 2008, due attentati incendiari: il primo fallito, contro concessionarie della Fiat. Il 10 febbraio 2009, altro fallito attentato incendiario all’ispettorato del lavoro, in via de Lollis. Il 21 aprile 2009, attentati contro un circolo del Pd ed uno del Pdl, che hanno riportato lievi danni a causa dell’esplosione di ordigni costituiti da bombolette di gas da campeggio. Pochi giorni dopo, l’8 maggio 2009, vengono recapitate tre lettere minatorie indirizzate rispettivamente a Gianmarco Palmieri (presidente del VI Municipio, eletto nelle liste del Pd), Roberto Morassut (segretario regionale del Pd) e al giornalista Francesco Di Majo. Il 20 gennaio scorso, davanti al portone di ingresso dell’associazione nazionale carabinieri – sezione Montesacro, è stato collocato e fatto esplodere un ordigno costituito da nove bombolette di gas da campeggio. Dopo accertamenti e verifiche gli investigatori hanno segnalato all’autorità giudiziaria tre soggetti – si ricorda in una nota della Questura – Patrizio Pietralunga, 30 anni, ritenuto gravitante negli ambienti antagonisti della Capitale; Sante Fabrizio Antonini, 50 anni, già coinvolto in indagini per analoghi attentati verificatisi tra il 1999 ed il 2001, rivendicati dai Nac – nuclei armati per il comunismo, e Angelo Liberati, 27 anni, che è stato arrestato. Tra le sei abitazioni perquisite ci sono anche quelle degli indagati Pietralunga e Antonini, spiegano gli uomini della Digos.

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