In serata traffico in tilt a Torino per un corteo. Luca Abbà ha delegato il leader del movimento a rappresentarlo per la procedura di occupazione dei terreni. Perino soddisfatto. “Questa è una giornata di lotta” L’assemblea applaude la Meyer La contestazione continua di notte
In serata traffico in tilt a Torino per un corteo. Luca Abbà ha delegato il leader del movimento a rappresentarlo per la procedura di occupazione dei terreni. Perino soddisfatto. “Questa è una giornata di lotta” L’assemblea applaude la Meyer La contestazione continua di notte
Com´è felice Alberto Perino con il suo ombrellino bianco e rosso quando arriva ansimando (ha rifiutato il passaggio sulla navetta Ltf con sdegno) dal cancello numero 1 nel cuore del cantiere di Chiomonte.
E´ la prima volta che è nella tana del nemico e arringa i giornalisti: «Oggi è una giornata di lotta». E´ qui con le deleghe di alcuni proprietari dei terreni da espropriare (o occupare temporaneamente come dice invece Ltf) tra cui quelle di Luca Abbà che è ancora in ospedale ma per fortuna sta bene e in mattinata ha rilasciato un´intervista a Radio Black Out. Lo spiegamento di forze all´interno del cantiere è quello delle grandi occasioni: da mesi si paventa che il momento della convocazione di proprietari (67 ma se ne presentano solo 35) possa essere il momento tanto atteso per l´assalto finale. Non ci saranno scontri invece. I duecento («Ma il numero non conta», dicono) manifestanti che si attestano dietro la recinzione che ora circonda anche la baita Clarea, ex avamposto No Tav inglobato nel cantiere, suonano trombe e urlano slogan ma la loro protesta è pacifica. Qualcuno di loro riesce a tagliare pochi metri di recinzione nell´angolo più nascosto del perimetro e in tre mettono piede nell´area proibita ma è poca cosa. La rete è rattoppata in fretta e i tre identificati e denunciati. Perino finisce il suo giro nel cantiere fotografando platealmente ruspe e auto e giocando all´agente segreto in territorio nemico. In realtà le operazioni di esproprio si concludono in fretta e l´eroina della giornata sarà, più che Perino, l´anziana Marisa Meyer, classe 1945, che un tempo gestiva un negozio di alimentari a Chiomonte e che ora è in prima fila nella protesta No Tav. E´ l´ultima dei proprietari convocati, suo è il terreno su cui sorge la baita.
Lei ha preparato il suo piano con cura. La sera prima ha comprato a Giaglione delle manette. Più tardi dirà di aver deciso di usarle dopo aver visto il trattamento riservato ai proprietari («Ci hanno trattate come bestie, al cancello e poi sui pulmini»). Prima che la possano fermare si ammanetta alla rete, proprio dietro la baita. Urla, applausi e fotografie sono tutte per lei che, operata all´anca, ha appoggiata le stampelle alla rete e resta lì attaccata. Un poliziotto le offre una sedia. E lei resiste per tre ore poi finalmente accetta che i carabinieri con una tronchesi la liberino. «Un solo rammarico. Fossi stata in condizioni migliori sarei rimasta lì quindici giorni», dirà più tardi contenta di aver ottenuto che oggi la polizia porta all´esterno del recinto gli oggetti custoditi nella baita e forse Ltf liberi venti metri che risultano recintati in più. Di fronte all´inizio dei lavori è poca cosa. E a poco serve anche il blocco dell´autostrada e della statale 24 che in tarda mattinata viene attuato da un centinaio di irriducibili. E la Sitaf, società di gestione dell´autostrada, che con i blocchi No Tav a febbraio ha perso quasi 300mila euro al giorno ed è stata costretta a minacciare la cassa integrazione ora pensa di far causa per danni a Ltf. «I blocchi che subiamo derivano dal loro cantiere», spiega Gianni Luciani, amministratore delegato della Sitaf. La giornata si chiude con un malinconico corteo nel centro di Torino. Non più di un centinaio di persone («ma i numeri non contano», ripetono i No Tav) che arrivano sino a Porta Nuova creando disagi al traffico.
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