Tempi duri per la politica della droga, soprattutto per la riduzione del danno. Tempi particolarmente duri per chi, come noi, ha sempre creduto possibile promuovere anche in Italia politiche guidate dall’obiettivo della salute pubblica, prioritario rispetto alla condanna “morale” e penale dell’uso di sostanze illegali (questo in sintesi il principio ispiratore della riduzione del danno).
Tempi duri per la politica della droga, soprattutto per la riduzione del danno. Tempi particolarmente duri per chi, come noi, ha sempre creduto possibile promuovere anche in Italia politiche guidate dall’obiettivo della salute pubblica, prioritario rispetto alla condanna “morale” e penale dell’uso di sostanze illegali (questo in sintesi il principio ispiratore della riduzione del danno).
L’attacco di questi mesi al settore sociosanitario delle dipendenze va ben oltre le motivazioni legate alla crisi economica. Ciò è evidente guardando a quanto sta succedendo a Roma e nella florida terra di Lombardia, tanto per fare i peggiori esempi. L’Agenzia capitolina per le tossicodipendenze (Act), che presiede alla rete dei servizi di riduzione del danno della città, ha estromesso dalla loro gestione le associazioni che quella rete l’hanno inventata e costruita giorno per giorno. Alcuni dei servizi chiuderanno del tutto. Si tratta di centri di accoglienza, notturni e diurni, rivolti a chi sta sulla strada, preziosi oggi ancor più di ieri. Negli altri casi, la cacciata degli operatori storici significherà gioco forza un peggioramento del servizio. Dietro la sbandierata “managerialità” dell’Act, non è difficile intravedere l’intento di “pulizia etnica” contro chi si è sempre battuto con coerenza per politiche meno ideologiche e ha concretamente operato per metterle in atto. È probabile che proprio l’elevata qualità ed efficienza delle prestazioni offerte, insieme all’alta professionalità degli operatori, abbia giocato a sfavore degli enti gestori storici, agli occhi faziosi della dirigenza Act. Nella regione governata da Formigoni pende la minaccia di tagli, concentrati, guarda caso, sugli interventi di riduzione dei rischi nei contesti di divertimento. Pare che non siano considerati più essenziali dalle autorità regionali. Difficile credere che presidi mirati alla prevenzione delle overdose e dell’Hiv e rivolti ai giovani, possano non essere compresi fra le priorità. Sempre che l’obiettivo primo sia la salute pubblica e non la politica- spettacolo (delle costose campagne di “tolleranza zero” sulle strade, magari). A Milano, il 13 aprile (alle ore 15, presso la Camera del Lavoro in Corso Porta Vittoria 43), e anche il giorno successivo, all’assemblea di Forum Droghe, discuteremo di questo. Siamo accanto agli operatori a difendere con le unghie e con i denti i servizi che rischiano di scomparire, ma da una posizione non difensiva. L’Italia merita una svolta. È tempo di chiudere definitivamente con la disastrosa gestione del governo Berlusconi, centrata sull’inasprimento del “pilastro” penale, per passare (finalmente) ad un approccio “bilanciato”: spostando risorse e attenzione verso i pilastri sociosanitari, in particolare verso quello fino a ieri trascurato, e oggi malmenato, della riduzione del danno. La Svizzera, pioniera negli anni novanta della politica dei “quattro pilastri”, è un buon esempio da seguire. Attenzione alle evidenze scientifiche, pragmatismo guidato da una rigorosa cultura della valutazione, inventiva nella sperimentazione locale, coraggio e responsabilità politica nel raccogliere ed estendere le lezioni apprese: è questa la ricetta svizzera, in una sapiente miscela di spinta dal basso e di mediazione e governo a livello federale. Milano, con la sua attuale amministrazione, non è lontana da questa cultura.
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