“Quando Abbagnano e l’allievo Ferrarotti iniziarono quest’avventura così torinese”

Luciano Gallino. Io arrivai nel’62 dal servizio ricerche dell’Olivetti e diventai direttore nel ’68. Oggi usciamo con Rosenberg & Sellier e siamo orgogliosi della qualità  scientifica ma facciamo i conti coi tagli alla cultura.  Così sfidò l’ostilità  a questa disciplina ereditata dal fascismo e dai crociani. Il primo editore fu Marion Taylor, moglie del fondatore, che pubblicò anche grandi autori come Pareyson, Chiodi e Paci     

Luciano Gallino. Io arrivai nel’62 dal servizio ricerche dell’Olivetti e diventai direttore nel ’68. Oggi usciamo con Rosenberg & Sellier e siamo orgogliosi della qualità  scientifica ma facciamo i conti coi tagli alla cultura.  Così sfidò l’ostilità  a questa disciplina ereditata dal fascismo e dai crociani. Il primo editore fu Marion Taylor, moglie del fondatore, che pubblicò anche grandi autori come Pareyson, Chiodi e Paci     

Professor Gallino, i «Quaderni di sociologia» la più prestigiosa rivista italiana nella disciplina, hanno sessant´anni. Tutti vissuti a Torino?
«Sì. Sono il frutto dell´incontro tra un intellettuale come Nicola Abbagnano, che insegnava a Torino e nel 1951 aveva pubblicato da poco la sua monumentale Storia della Filosofia, e un suo giovane allievo piemontese, Franco Ferrarotti. Abbagnano aveva sempre mostrato grande interesse per la sociologia, una disciplina pochissimo coltivata in Italia».
Perché?
«Perché colpita da un lato dall´ostracismo del regime fascista e dall´altra dall´ostilità intellettuale di Benedetto Croce che la definiva “un´inferma scienza”. Quindi, nonostante la sociologia in Italia potesse contare su una figura fondamentale come Vilfredo Pareto, anche lui con trascorsi torinesi, non aveva altre radici».
Come nacque la rivista?
«Nel 1951 Ferrarotti si laurea con Abbagnano con una tesi su Thorstein Veblen, un sociologo ed economista. Tra il maestro e l´allievo nasce l´idea di creare un rivista che si chiamerà appunto “Quaderni di sociologia”. Il primo fascicolo è pubblicato nell´estate di quell´anno. Bisogna tenere presente che allora che allora non erano più di 4 o 5 le riviste di sociologia in tutta Europa».
Chi era l´editore?
«Edizioni Taylor, una casa editrice torinese nata proprio in quel periodo ad opera della consorte di Abbagnano, un´americana che si chiamava Marion Taylor. Una donna di grande cultura e grandi relazioni: per diversi anni ha svolto attività editoriale di alto livello pubblicando alcuni dei più famosi filosofi italiani come Luigi Pareyson, Pietro Chiodi, Enzo Paci».
Torniamo alla storia: come prosegue?
«Il primo numero ha poco più di 50 pagine con scritti di Abbagnano e Ferrarotti, che tra l´altro ne è il direttore mentre il maestro risulta solo vice. Grazie anche, se non soprattutto, ai rapporti internazionali di Marion Taylor, nel giro di alcuni anni si arriva a oltre mille abbonati. Tanti: e quasi la metà sono biblioteche universitarie estere».
Poi arriva lei. Quando?
«Nel 1962 i “Quaderni di sociologia” raddoppiano: nuove rubriche, un formato più grande e un nuovo comitato direttivo di cui entro far parte. Mi viene affidata la responsabilità della redazione, allora guidavo a Ivrea il servizio ricerche sociologiche dell´Olivetti, l´unico in Italia».
C´è un intreccio tra l´esperienza di Adriano Olivetti e questa rivista?
«Anche Ferrarotti è stato olivettiano, pur se a Ivrea non è rimasto molto. Anzi, nel ´68 ha poi lasciato anche formalmente la direzione della rivista e io gli sono subentrato. Con me ha avuto un grande rilievo un altro allievo di Abbagnano, Pietro Rossi, che ha fatto studi importanti su Max Weber. Rossi, un altro torinese che ha insegnato poi Storia della filosofia all´Università di Torino, è stato per decenni sulla cattedra che era stata del maestro. E che è tuttora presidente dell´Accademia delle Scienze di Torino».
Per i Quaderni arrivano però gli anni più difficili. È così?
«Nel ´78 scompare prematuramente Marion Taylor. Muore la casa editrice. Riesco a portarli da Einaudi che va in crisi nel 1983. Allora passiamo alle edizioni di Comunità, che erano state fondate da Olivetti. Anche loro però vengono cedute a Mondadori. Nel ´92 c´è l´accordo con Rosenberg & Sellier che prosegue tutt´oggi. Da allora la rivista è quadrimestrale. E sono ancora i torinesi ad avere un ruolo centrale con studiosi come Paolo Ceri e Paola Borgna».
Il successo continua?
«Nel comitato editoriale ci sono orientamenti e sensibilità diverse, ma ci accomuna un´accanita difesa della qualità delle pubblicazioni. È sempre stato difficile pubblicare sui Quaderni se un lavoro non è di comprovata qualità scientifica non passa il vaglio. Abbiamo ancora centinaia di abbonati, quasi tutte biblioteche universitarie. In Italia però sono in calo perché i tagli alla cultura incidono anche su questo».

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