Se i diritti d’asilo sono «buonismo peloso»

DOC Cronaca sul dramma dei clandestini
MARE CHIUSO DI ANDREA SEGRE E STEFANO LIBERTI, ITALIA 2012

DOC Cronaca sul dramma dei clandestini
MARE CHIUSO DI ANDREA SEGRE E STEFANO LIBERTI, ITALIA 2012
Il Mediterraneo, un tempo culla della civiltà ora è la fossa della civiltà. Negli anni recenti in quelle acque sono morte speranze, aspettative, diritti e soprattutto migliaia di uomini, donne e bambini. Persone in fuga da guerre e povertà sottoposte a rapine e angherie di ogni genere nel tentativo di approdare in Europa. Non fossero bastati trasportatori senza scrupoli che stipavano migranti su mezzi di ogni genere, spesso condannandoli a morte, ci si sono messi anche i governi a brandire l’illegalità. In primis quello italiano. Per questo il racconto di Mare Chiuso, il documentario di Stefano Liberti e Andrea Segre è uno schiaffo. Nel maggio 2009 comincia la politica di respingimento in mare da parte del governo italiano che blocca i natanti coi migranti, li maltratta un po’, poi li riconsegna ai libici. In barba a qualsiasi legge internazionale.
Maroni parla di rispetto delle regole sul diritto d’asilo e mente. Berlusconi delira descrivendo i migranti in fuga da conflitti e persecuzioni come reclutati dalla malavita. E firma l’accordo con Gheddafi che a sua volta ritiene i neri d’Africa autentica feccia. Così succede che durante quel mese 200 persone, eritree e somale, vengano prelevate da un barcone in avaria in acque internazionali e riportate a Tripoli per essere consegnate alle autorità libiche. Molti finiscono nelle galere del rais, torturati e picchiati per diversi mesi. Qualcuno ha tentato ancora di attraversare il mare «chiuso», altri, soprattutto dopo la fine del regime lo scorso anno, hanno puntato verso la zona desertica al confine con la Tunisia, dove l’Onu ha organizzato un campo profughi. Molti di quei 200, dopo infinite traversie sono ancora lì, quasi tre anni dopo. Ma qualcuno non c’è stato e poco più di una ventina ha denunciato l’Italia presso la Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo.
Che il mese scorso ha condannato il nostro paese a risarcire (15mila euro a testa) i ricorrenti per essere stati respinti di nuovo in Libia senza alcuna verifica sul loro status. Una sentenza che l’ex ministro degli interni Maroni ha definito «incomprensibile picconata del buonismo peloso. È una sentenza politica di una corte politicizzata. Rifarei quello che ho fatto: impedire ai barconi di clandestini di partire dalla Libia, salvare molte vite e garantire maggiore sicurezza ai cittadini». Peccato che durante questa politica di pirateria statale verso inermi cittadini stranieri siano morte 1500 persone. Ma da chi ha una visione così ottusa da ritenere i diritti dell’uomo «buonismo peloso» non ci si può aspettare altro. Si vibra di indignazione nell’ascoltare le storie di tante persone le cui vite, già grame, sono state devastate ulteriormente dal governo della destra in Italia, mentre su giornali e tv (e in rete) all’epoca impazzavano i festini di villa Certosa e le escort di Gheddafi. Ora ogni migrante vittima di quei respingimenti può fare ricorso e ha ottime possibilità di vincere. Non basta a cancellare i torti subiti, ma almeno un principio è stato ristabilito.

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