“Melina”, nel gergo calcistico del tempo che fu. O “catenaccio”, se si sta a tempi più recenti (ma strategie antiche). “Fare flanella”, anche, o il più tradizionale “perdere tempo”. Angelino Alfano, l’uomo senza quid, come lo chiama il suo principale, ha cambiato idea. Una settimana fa disertò un vertice del governo perché non riteneva conveniente parlare di Rai e giustizia.
“Melina”, nel gergo calcistico del tempo che fu. O “catenaccio”, se si sta a tempi più recenti (ma strategie antiche). “Fare flanella”, anche, o il più tradizionale “perdere tempo”. Angelino Alfano, l’uomo senza quid, come lo chiama il suo principale, ha cambiato idea. Una settimana fa disertò un vertice del governo perché non riteneva conveniente parlare di Rai e giustizia. Domani, invece, allo stesso vertice ci andrà, ma sottolineando che di Rai e giustizia parlerà «solo se ci sarà tempo». Insomma, due temini da niente che finiscono nel reparto “varie ed eventuali”, in fondo alla lista, forse, vedremo, se non si fa l’ora della merenda. Pur di non parlare di Rai, dove il suo partitino ormai sotto il venti per cento detiene un potere soverchiante, Angelino Alfano è disposto persino a parlare di lavoro. E in effetti fa il suo lavoro: pur di difendere le posizioni in Rai del suo principale, primo concorrente della Rai, sarebbe disposto anche a vestirsi da operaio, forse persino a iscriversi alla Fiom. Fa una certa tenerezza questo Angelino lavoratore, accanito difensore dei salariati, strenuo baluardo delle classi subalterne. La stessa tenerezza, a pensarci, che fanno quei difensori poco dotati (senza quid, per intenderci) che pur di guadagnare minuti buttano la palla in tribuna, fingono infortuni semimortali, si rotolano per terra sperando che l’arbitro non conceda il recupero. Da immaginarsi la telecronaca: Angelino che traccheggia, che temporeggia, che allunga le frasi, che pronuncia lentamente le parole, pur di arrivare alla fine dell’incontro senza che ci sia tempo di parlare di Rai e di giustizia. Angelino al ralenty, Angelino alla moviola, che guarda con angoscia la panchina, che chiede: quanto manca? Chissà se alla fine, ottenuto il pareggio sperato, alzerà le braccia al cielo e abbraccerà i compagni di squadra: visto? Abbiamo parlato così tanto di lavoro che purtroppo non abbiamo fatto in tempo a parlare di Rai. E forse non ha tutti i torti: in effetti quello dell’uomo senza quid è un lavoro usurante.
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