CON ROLAND BARTHES SEDUTTORE A BOLOGNA

    Tanti auguri alla tappa italiana della nostalgica mostra londinese sul Post-Modernismo: si spera che al Mart di Rovereto il percorso non sia aggrovigliato e contorto come al Victoria & Albert Museum. Raccontandola qui ai lettori della “Repubblica”, un mesetto fa, rimpiangevo tanta Milano «sì bella e perduta», quando già  non vi abitavo più.

    Tanti auguri alla tappa italiana della nostalgica mostra londinese sul Post-Modernismo: si spera che al Mart di Rovereto il percorso non sia aggrovigliato e contorto come al Victoria & Albert Museum. Raccontandola qui ai lettori della “Repubblica”, un mesetto fa, rimpiangevo tanta Milano «sì bella e perduta», quando già  non vi abitavo più.

Memphis, Sottsass, Alchymia, Fornasetti, Aldo Rossi, l’Utopia come Rivoluzione e Ironia, nelle architetture come nell’oggettistica, negli apparecchietti, negli allestimenti, nella grafica…

Andando indietro di qualche generazione, si potrebbe istituire una nostalgia della Milano ove abitavano Montale e Quasimodo, Soldati e Buzzati, Emanuelli e Spadolini, Cuccia e Mattioli, editori come Bompiani e Feltrinelli e Garzanti, Piero Manzoni e Ugo Mulas e Lucio Fontana, Pietrino Bianchi e Marco Valsecchi e Beniamino Dal Fabbro, e quanti letterati e artisti importanti, al di là degli elenchi… Strehler e il Piccolo Teatro, la Scala con Ghiringhelli e De Sabata e la Callas…

Soprattutto, si cercherà di spiegare come mai da una comunità bombardata e affamata e povera sia presto spuntato il cosiddetto boom economico?E come poi sia avvenuto il contrario? * * * Roland Barthes e il sesso coi tricks, all’insegna delle Benevole… Trattandosi di una prefazione a Renaud Camus, si può ricorrere al suo Journal Romain 1985-1986, quando questo Camus era “pensionnaire” a Villa Medici, collaborava al parigino Gai Pied, e passava le sere nei localacci romani gay, fra delusioni e disinganni.

Come diarista segue le guide, cita spesso i pareri di Paolo Portoghesi, trova che per lo più un monumento o un quadro è joli, superbe, extraordinaire. Sovente menziona la compagnia di un J. o di un W., riferisce che R. è innamorato di C., o viceversa. E cita frequentemente Barthes, morto nel 1980. «Di solito, sono specie di Arpie che sovrintendono al contratto erotico, lasciando ciascuno in una solitudine gelida». «È nel codice». «Per meritare la tragedia, occorre che l’anima collettiva del pubblico abbia raggiunto un certo grado di cultura, e non tanto di sapere quanto piuttosto di stile».

Preferirei ricordare il Barthes amico di buonumorea Bologna, piuttosto prima, invitato dal sovrintendente Badini come “dramaturg” della nostra Carmen, con Vittorio Gregotti per le scene e Giosetta Fioroni per i costumi. Si era nel 1967, e ancora il pubblico del Comunale interrompeva l’opera urlando «Fuori i capelloni!», perché incautamente avevamo dato alle comparse le solite parrucche del trovarobato. Ancora un anno, e gli studenti avrebbero saccheggiato il ristorante dove si pranzava ogni giorno. E lui, non più sconosciuto, sarebbe stato tempestato di domande sullo strutturalismo. Soddisfatto, invece, come un gatto che ha mangiato la trippa, rientrava sorridente e chiacchierando di memorie romantiche, sotto quei portici. Ma forse, tornando da qualche focoso trio seguito la mattina dopo da fiori in albergo. O da una riva del Reno con un bollente netturbino che blocca la macchina e raccoglie entusiasta la lepre investita.

«Questa, domani, per i miei bambini!». (Quando ancora le giovani spose ricusavano molta fisiologia dei mariti).

* * * Rovistando fra gli Orlandi Furiosi possibili, ecco un Orlando Curioso ove il sommo Totò, appropriatamente abbigliato e attrezzato, cantava: «Sono Orlan, sono Orlan, sono Orlando-do paladì, paladì, paladino-no – a caval, a caval, a cavallo-lo – di un ucceeello, di cartòn!».

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