Se prima erano solo sospetti, adesso la conferma è arrivata dal Dna. Il corpo ritrovato in una foiba di Roccabusambra, a Corleone, nel 2009 appartiere a Placido Rizzotto, il sindacalista della Cgil ucciso dalla mafia il 10 marzo 1948. La polizia scientifica di Palermo è così riuscita a identificare quei resti, rinvenuti accanto a una cintura e a una moneta di 10 centesimi coniata negli anni Venti. ">

Identificati i resti di Placido Rizzotto

Se prima erano solo sospetti, adesso la conferma è arrivata dal Dna. Il corpo ritrovato in una foiba di Roccabusambra, a Corleone, nel 2009 appartiere a Placido Rizzotto, il sindacalista della Cgil ucciso dalla mafia il 10 marzo 1948. La polizia scientifica di Palermo è così riuscita a identificare quei resti, rinvenuti accanto a una cintura e a una moneta di 10 centesimi coniata negli anni Venti.

Se prima erano solo sospetti, adesso la conferma è arrivata dal Dna. Il corpo ritrovato in una foiba di Roccabusambra, a Corleone, nel 2009 appartiere a Placido Rizzotto, il sindacalista della Cgil ucciso dalla mafia il 10 marzo 1948. La polizia scientifica di Palermo è così riuscita a identificare quei resti, rinvenuti accanto a una cintura e a una moneta di 10 centesimi coniata negli anni Venti.

I resti di Rizzotto hanno una storia molto particolare. Ritrovati nel 1949 dai carabinieri, guidati da un giovanissimo Carlo Alberto Dalla Chiesa, scomparvero poco dopo e, nei decenni, a nulla sono valsi gli appelli della famiglia. “Tutti i mafiosi hanno una tomba al cimitero di Corleone- ha detto a più riprese il nipote del sindacalista -, Placido Rizzotto ancora no”. Così, dopo aver estratto il dna e averlo paragonato con quello del padre, Carmelo, il cadavere, finalmente, è stato identificato.

Placido Rizzotto morì a 34 anni per mano della mafia. Il suo impegno in favore del movimento contadino dava parecchio fastidio ai boss di allora, impegnati ad accaparrarsi quello il fascismo stava lasciando. Un pastorello ebbe modo di assistere, di nascosto, all’omicidio del sindacalista e a guardare in faccia i suoi assassini. Le indagini su quel delitto furno condotte proprio da Dalla Chiesa e si conclusero con l’arresto di Vincenzo Collura e Pasquale Criscione, con Luciano Liggio, alias Lucianeddu, che restò latitante fino al 1964. La primula rossa di Corleona sarebbe stata catturata nella casa di Leoluchina Sorisi, presunta fidanzata proprio di Rizzotto. In sede di giudizio, però, i tre indagati furono assolti per insufficienza di prove.

“Si chiude – commenta il sindaco di Corleone, Antonino Iannazzo – un mistero italiano che abbiamo chiesto di risolvere allo Stato. Già ci avevano provato i carabinieri con altri resti trovati nelle foibe, ma non avevano estratto il Dna. Questo risultato, mi hanno spiegato gli investigatori, dà una certezza al 76 per cento. La famiglia, dopo tanti anni, avrà finalmente una tomba su cui piangere”.

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