Nell’album di famiglia della sinistra vivere è come rinascere

Care compagne e cari compagni del manifesto, potremmo dire, anche noi, come Carlo Levi, «sono passati molti anni, pieni di guerre e di quello che si usa chiamare la storia».
Ricordo l’impressione grande e la grande speranza in quel 28 aprile del 1971 quando, nel cortile della Camera del lavoro di Torino, leggemmo il titolo del primo numero del manifesto quotidiano: «Dai duecentomila della Fiat riparte oggi la lotta operaia. E’ una lotta che può far saltare la controffensiva padronale e i piani del riformismo. Corrispondenza dalla prima base rossa di Mao».

Care compagne e cari compagni del manifesto, potremmo dire, anche noi, come Carlo Levi, «sono passati molti anni, pieni di guerre e di quello che si usa chiamare la storia».
Ricordo l’impressione grande e la grande speranza in quel 28 aprile del 1971 quando, nel cortile della Camera del lavoro di Torino, leggemmo il titolo del primo numero del manifesto quotidiano: «Dai duecentomila della Fiat riparte oggi la lotta operaia. E’ una lotta che può far saltare la controffensiva padronale e i piani del riformismo. Corrispondenza dalla prima base rossa di Mao».
Da quel giorno abbiamo fatto parte della stessa famiglia. Spesso condividendo, come gli anni del sindacato dei consigli, i 35 giorni alla Fiat, la scala mobile, Genova; a volte dissentendo come sul «dover baciare il rospo» o sulla rottura di Rifondazione con il governo Prodi nel ’98. Qualche volta litigando, come capita tra familiari, abbiamo camminato sulla stessa strada, dalla stessa parte, spesso intessendo rapporti politici e umani duraturi. Abbiamo provato a fare insieme anche una Rivista.
Ma tutto questo conta adesso meno della necessità della vostra presenza oggi in Italia. Per far vivere un pensiero critico e la stessa memoria della storia del movimento operaio senza la quale non c’è liberazione nel nostro futuro. Oggi, nel tempo del capitalismo finanziario globalizzato, dell’eclissi della democrazia in Europa e nella desertificazione della sinistra politica in Italia, c’è bisogno di una presenza anticapitalista.
Il conflitto non è morto, solo cambia natura, ma chi si oppone, come fa la Fiom, rischia molto. Non devono restare soli. C’è bisogno del manifesto.
Rossana Rossanda ha invitato il giornale a riflettere criticamente su se stesso. L’invito vale per ognuno di noi rispetto alla propria esperienza, quale che sia stata la nostra vicenda nella sinistra. Se lo faremo insieme forse potremmo anche ridurre, se non eliminare, le inimicizie che oggi mettono a dura prova il nostro mondo. L’aiuto al manifesto vuole anche essere un piccolo concorso a questa nuova fatica. Lunga vita!
*per alternative per il socialismo

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