Per l’autore del «Manifesto» ha fatto più denuncia politica dei politici di professione. A 200 anni dalla nascita il romanziere inglese influenza lo sguardo che abbiamo ancora oggi sul lavoro, la finanza, la povertà
Per l’autore del «Manifesto» ha fatto più denuncia politica dei politici di professione. A 200 anni dalla nascita il romanziere inglese influenza lo sguardo che abbiamo ancora oggi sul lavoro, la finanza, la povertà
Di Charles Dickens, di cui ricorrono oggi i duecento anni dalla nascita, Karl Marx scrive in un articolo apparso sul New York Tribune il primo agosto del 1854 che è un autore le cui… pagine eloquenti e icastiche hanno donato al mondo più verità politiche e sociali di quelle pronunciate da professionisti della politica, pubblicisti e moralisti messi insieme, descrivono ogni tratto della borghesia, dai detentori di capitale e beneficiari di rendite che guardano dall’alto ogni altro commercio come volgare, ai negozianti e gli avvocati.
La straordinaria influenza della società colta da Dickens ci ha costruiti e rimane lo sguardo che abbiamo ancora oggi sul lavoro, la finanza, la povertà. Di questo mondo ebbe esperienza diretta e lo racconta con uno schema pressoché costante in tutta la sua opera: rigida divisione in classi sociali e potenza del denaro, che istituisce e abolisce barriere in contrasto con l’umanità dei personaggi.
Denaro, ed è questa la grande innovazione, che è quindi del tutto indipendente dal merito e dal lavoro e al contrario è volatile, finanziario, appare e scompare improvvisamente attraverso eredità o eredità mancate, si moltiplica o crolla per accumuli e investimenti in borsa. Denaro che scorre insieme al sangue per le strade di Londra, la vera protagonista dei suoi romanzi, la cui natura completamente umana è data proprio dalla sua variegatissima popolazione.
Di queste fortune Dickens ebbe esperienza diretta: suo padre era stato rinchiuso nella famosa Marshalsea per debiti quando Charles Dickens aveva dodici anni, e altrettanto miracolosamente ne era uscito ereditando 450 sterline dalla nonna paterna (come Dickens racconterà nel personaggio William Dorrit).
FORTUNA AL CINEMA E IN TV
Dickens provò in quel periodo il destino del suo personaggio Oliver Twist, lavorando in una fabbrica piena di ratti per dieci ore al giorno, e in seguitò o per esperienza diretta o nelle sue inchieste giornalistiche, conobbe da vicino le diversissime condizioni sociali che ritrae nei suoi libri.
Quel mondo è ancora vivissimo nel nostro modo di pensare il mondo: dai suoi dodici romanzi principali e soprattutto da A Christmas Carol sono stati tratti 180 adattamenti cinematografici o televisivi, per non parlare della fortuna di Scrooge, che è l’archetipo di una miriade di personaggi fino allo Zio Paperone di Disney, che nell’ originale inglese porta infatti il suo nome.
Negli ultimi anni la Bbc ha rinvigorito l’industria che ripropone queste storie al grande pubblico. Little Dorrit, Nicholas Nickleby o Bleak House sono tutte diventate fortunatissime serie televisive.
LA COMICITÀ
Recitate e messe in scena di solito molto bene, queste storie non catturano purtroppo i tratti letterari più preziosi e specifici di Dickens. Innanzitutto la comicità. Persino nelle vicende più tragiche o patetiche Dickens intrattiene con i suoi lettori una complicità fondata soprattutto sul sorriso. Con i nomi parlanti dei personaggi, ma soprattutto con l’osservazione parodica delle aspirazioni alla promozione sociale che costituiranno un modelo per tutti i romanzieri fino a Mme. Verdurin di Proust e oltre.
Ma è soprattutto la straordinaria prosa inglese di questo autore a rimanere impressa nei lettori: la capacità di impostare un tono che pur restando sempre concreto trascende la scena con una profonda simpatia umana degna della Ginestra di Leopardi, come nell’incipit di Our mutual friend, dove vengono descritti un padre e una figlia che vanno in barca lungo il Tamigi, di notte, per ripescare i cadaveri di assassinati gettati nel fiume per tentare di recuperare qualcosa: un orologio, qualche moneta.
Sono personaggi che non resteranno al centro del racconto, ma che danno la misura di come l’arte del romanzo, emancipandosi dalla poesia e dalla memorialistica, mescolandosi con i materiali corrivi del giornalismo o della cronaca giudiziaria, iniziasse allora a inventare un proprio ambito estetico, facendo di noi stessi il teatro in cui la parola letta silenziosamente ma nella social catena di una nuova readership avida di emancipazione, risuona più netta e limpida che nella recitazione di un grande attore.
Anche solo per questo, buon compleanno Charles Dickens!
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