JAMES TAYLOR. Avere in catalogo canzoni come You’ve got a friend, Carolina on my mind o Sweet baby, è come avere fatto bingo alla lotteria. Ne è consapevole James Taylor di passaggio a Roma per presentare il tour italiano che lo vedrà impegnato per complessive quindici date, debutto il 6 marzo al teatro Augusteo di Napoli chiusura il 30 e 31 dello stesso mese all’Auditorium conciliazione.
JAMES TAYLOR. Avere in catalogo canzoni come You’ve got a friend, Carolina on my mind o Sweet baby, è come avere fatto bingo alla lotteria. Ne è consapevole James Taylor di passaggio a Roma per presentare il tour italiano che lo vedrà impegnato per complessive quindici date, debutto il 6 marzo al teatro Augusteo di Napoli chiusura il 30 e 31 dello stesso mese all’Auditorium conciliazione. «Sono convinto che ogni cantautore abbia dentro al massimo 15 pezzi e che durante la carriera non faccia altro che comporli e ricomporli in maniera diversa». Troppa modestia, mister Taylor, visto che su quelli che ormai sono da considerarsi degli standard a tutti gli effetti, ammettono di aver tratto ispirazione generazioni di cantanti e musicisti. E Fire and rain, requisitoria sugli effetti della tossicodipendenza, è uno spaccato di vita difficilmente cancellabile. In tour viene accompagnato da un trio delle meraviglie formato da Steve Gadd alla batteria, Jimmy Johnson al basso mentre al pianoforte si alternano nelle varie date, Jaff Babko e Larry Goldings, e ci sarà da divertirsi… Da October road, uscito giusto dieci anni fa, non ci sono state più raccolte di inediti, solo un disco di traditional natalizi e due album di cover. «In realtà – spiega – sto lavorando su una decina di pezzi e due, che sono ancora senza titolo, li presenterò nel corso delle serate».
Però continua, inesausto, a girare i palcoscenici del mondo in infiniti tour. «Per me e per altri musicisti la spinta è quella di conoscere un nuovo pubblico, nuovi paesi. E scoprire che che conoscono le tue canzoni a memoria». Taylor – tuttora impegnato nell’entourage per la rielezione di Obama – ha un passato importante, come la campagna No nukes contro il nucleare negli anni settanta. Ora c’è meno appeal fra mondo musicale e manifestanti, e vedere che il movimento Occupy wall street ha avuto il sostegno solo di ottuagenari come Pete Seeger, fa effettivamente riflettere… «Beh sì, dovremmo ricominciare a impegnarsi in questo senso. Io personalmente mi occupo di campagne ambientaliste, anche se ammiro chi come Jackson Browne spende buona parte del suo tempo su questioni politiche e sociali. Io sostengo Obama e sono convinto che sia riuscito a fare grandi cose in questi anni, pur commettendo errori. Ricordo sempre una vignetta pubblicata dal giornale satirico The Onion, «Uomo nero ottiene il peggior posto di lavoro negli Usa», per far capire la situazione in cui Obama deve rapportarsi. E non dobbiamo dimenticare che il congresso non lo supporta, e naviga sistematicamente contro di lui».
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