L’Italia sale al terzo posto per numero di casi pendenti

STRASBURGO — Osservato speciale della Corte europea dei diritti dell’uomo, l’Italia segna un record negativo per numero di casi pendenti e sale dal quinto al terzo posto su 47 Paesi (i membri del Consiglio d’Europa, che hanno ratificato la Convenzione istitutiva del tribunale): peggio di noi, solo Russia e Turchia. Secondo il rapporto annuale presentato ieri a Strasburgo, al 31 dicembre 2011 su circa 151.600 casi in attesa di essere esaminati, quelli contro l’Italia risultano 13.750, pari al 9,1% del totale; ricorsi quasi raddoppiati negli ultimi tre anni.

STRASBURGO — Osservato speciale della Corte europea dei diritti dell’uomo, l’Italia segna un record negativo per numero di casi pendenti e sale dal quinto al terzo posto su 47 Paesi (i membri del Consiglio d’Europa, che hanno ratificato la Convenzione istitutiva del tribunale): peggio di noi, solo Russia e Turchia. Secondo il rapporto annuale presentato ieri a Strasburgo, al 31 dicembre 2011 su circa 151.600 casi in attesa di essere esaminati, quelli contro l’Italia risultano 13.750, pari al 9,1% del totale; ricorsi quasi raddoppiati negli ultimi tre anni. Russia e Turchia occupano rispettivamente il 26,6% e il 10,5% della torta; quarta classificata la Romania. La causa principale del cattivo piazzamento italiano resta l’eccessiva durata dei processi (mai risolta dalla legge Pinto), all’origine di 8 mila casi pendenti che arrivano al ritmo di 300 al mese. Il tema è stato discusso con il presidente della Corte costituzionale Alfonso Quaranta, accolto ieri a Strasburgo dal presidente del tribunale internazionale Nicolas Bratza, che a maggio sottoporrà il dossier al capo dello Stato Giorgio Napolitano. Altri temi sensibili per l’Italia, espropriazioni e condizioni nelle carceri. Chiunque può denunciare alla Corte la violazione di un diritto fondamentale: il ricorso contro uno Stato può essere presentato da un individuo o da un altro Paese, la condanna è vincolante (34 quelle dell’Italia nell’ultimo anno). Il sovraccarico della Corte è un problema cronico, sollevato anche dal premier britannico David Cameron intervenuto mercoledì presso il Consiglio d’Europa sulle riforme necessarie per agevolare l’azione dei giudici — e in ultima analisi ridimensionarne il ruolo. «Sembrano perdere importanza ma i diritti umani non sono un lusso — ha detto ieri all’inaugurazione dell’anno giudiziario il britannico Bratza —. Dobbiamo vigilare affinché la Corte continui a svolgere il suo ruolo, con l’aiuto degli Stati».

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