Il comico: la legge sullo «ius soli» distrae dai problemi veri
Il comico: la legge sullo «ius soli» distrae dai problemi veri MILANO — Alle 17.19 di lunedì il post è in Rete, repliche e contraddittorio vanno avanti ancora adesso. Scrive Beppe Grillo sul blog: «La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso. O meglio, un senso lo ha. Distrarre gli italiani dai problemi reali per trasformarli in tifosi. Da una parte i buonisti della sinistra senza se e senza ma che lasciano agli italiani gli oneri dei loro deliri. Dall’altra i leghisti e i movimenti xenofobi che crescono nei consensi per paura della “liberalizzazione” delle nascite».
Criticando la proposta bipartisan di concedere la cittadinanza ai figli degli immigrati in virtù dello ius soli (il diritto acquisito per il fatto di essere nato sul territorio dello Stato), il guru del web si tira dietro l’opposizione del suo Movimento 5 stelle e la rabbia dei grillini semplici, nella giornata in cui il consiglio permanente della Cei (dopo l’appello del cardinale Angelo Bagnasco) chiede al Parlamento di promuovere una legge basata proprio sullo ius soli (tema caro anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al ministro per l’Integrazione Andrea Riccardi).
«Noi del Movimento 5 stelle di Torino — è stata la prima contestazione ufficiale — ci troviamo a dover votare un ordine del giorno per l’adesione della città a questa campagna. Dopo ampia consultazione in Rete, abbiamo deciso di votare sì perché così vuole la stragrande maggioranza dei nostri simpatizzanti ed elettori che si sono espressi. Per le centinaia di migliaia di ragazzi nati in Italia da genitori stranieri, cresciuti qui come qualsiasi altro italiano, questo è un problema concreto e importante. Nel momento in cui ci viene chiesto di prendere posizione, non possiamo far finta di niente».
Così la pensano anche altri responsabili locali: «Il Movimento 5 stelle di Biella è favorevole all’estensione dei diritti di cittadinanza a tutti i bambini nati in Italia e di partecipazione democratica dei residenti da almeno 5 anni, ma senza cittadinanza al voto amministrativo. La maggior parte dei gruppi 5 stelle locali che stanno discutendo l’argomento sono dello stesso avviso. Datevi un’occhiata a Meetup e forum in giro per la Rete. Parere favorevole anche in consiglio regionale a nome del Movimento 5 stelle dell’Emilia Romagna». Scorrendo le centinaia di commenti al post di Grillo — «hai proprio toppato» — c’è chi è «disgustato e deluso», chi lo invita a dedicarsi a «quello che sai fare bene: facce ride’», chi lo insulta apertamente visto che «il Movimento non è e non sarà mai un covo di FASCISTI e RAZZISTI. Dovresti chiedere scusa e andartene». C’è poi chi si trattiene perché «lei ha qui digitato una serie di cretinerie da censurare. Non vado oltre», chi scrive dal Lussemburgo per ribadire che «la cittadinanza è un semplice atto di civiltà» e chi si sfoga da Bologna contro «questi retajoli! Difendere il proprio pianerottolo: ecco che cosa volete! Razzisti!». Il deputato del Partito democratico Andrea Sarubbi — primo firmatario del testo di riforma sulla cittadinanza — si aggiunge all’elenco per invitare Grillo a un faccia a faccia: «Forse sei abituato a ragionare per paradossi, ma qui il paradosso vero è che un milione di italiani di fatto non lo siano per la legge: bambini e ragazzi nati e cresciuti da noi, con una storia diversa da quella dei propri genitori e con un compito fondamentale di mediazione culturale anche rispetto alla propria famiglia di origine. Può darsi che dall’alto della tua tastiera, tu non ne abbia mai incrociato uno. Può darsi che ignori l’argomento. Per questo ti invito a un confronto aperto. Luogo e data sceglili tu. Io mi accontento di portare con me una proposta di legge, qualche idea e soprattutto le storie dei tanti ragazzi incontrati in questi anni di impegno».
Non altrettanto diplomatica la collega di partito Livia Turco: «Grillo è fuori di testa. Impiegheremo tutte le nostre forze per far comprendere al Paese le nostre ragioni e ottenere al più presto una norma in Parlamento».
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