Foto: Maruggiolive.blog.com

Dopo l'Ucraina, che il 13 novembre 2011 aveva deciso di fermare la brutale mattanza di stato dei cani randagi, organizzata in vista degli Europei di calcio del prossimo giugno, ora anche la Romania sospende l'eliminazione dei cani senza famiglia. La Corte Costituzionale romena ha accolto la scorsa settimana, infatti, le osservazioni sull'incostituzionalità  della legge ammazza-randagi approvata il 22 novembre dello scorso anno, rinviando tale legge al Parlamento romeno affinché venga revisionata.

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Ucraina e Romania: stop alle leggi ammazza-randagi?

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Dopo l’Ucraina, che il 13 novembre 2011 aveva deciso di fermare la brutale mattanza di stato dei cani randagi, organizzata in vista degli Europei di calcio del prossimo giugno, ora anche la Romania sospende l’eliminazione dei cani senza famiglia. La Corte Costituzionale romena ha accolto la scorsa settimana, infatti, le osservazioni sull’incostituzionalità  della legge ammazza-randagi approvata il 22 novembre dello scorso anno, rinviando tale legge al Parlamento romeno affinché venga revisionata.

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Dopo l’Ucraina, che il 13 novembre 2011 aveva deciso di fermare la brutale mattanza di stato dei cani randagi, organizzata in vista degli Europei di calcio del prossimo giugno, ora anche la Romania sospende l’eliminazione dei cani senza famiglia. La Corte Costituzionale romena ha accolto la scorsa settimana, infatti, le osservazioni sull’incostituzionalità  della legge ammazza-randagi approvata il 22 novembre dello scorso anno, rinviando tale legge al Parlamento romeno affinché venga revisionata.

Ma andiamo con ordine. La mattanza perpetrata dal governo ucraino nei confronti dei randagi era iniziata quando l’Unione Europea delle Federazioni Calcistiche (UEFA) ha ufficializzato la lista delle città nelle quali l’evento sportivo si svolgerà nel 2012. Come risolvere “l’enorme problema” del randagismo in vista di una manifestazione che punterà i riflettori sull’Ucraina e accoglierà i tifosi provenienti da tutta l’Europa? Come dimostrano alcuni video il governo ucraino, invece di sbloccare la cifra già stanziata per l’ampliamento dei canili e puntare su una larga campagna di sterilizzazione, ha pensato che la soluzione migliore fosse un rapido sterminio di massa: avvelenando i randagi con ossa e punture di veleno fatte direttamente in strada da uomini senza scrupoli o con “l’acquisto di forni crematori mobili nei quali venivano lanciati cani e gatti ancora vivi. L’operazione era gestita da un autista, da un operatore e da un accalappiacani. Li paralizzavano, li gettavano in un contenitore e raggiunti i 40 chilogrammi li bruciavano nei forni”. Il sistema è stato ampiamente denunciato dagli animalisti locali e “alcuni residenti hanno fatto notare che in alcune circostanze è possibile che gli animali siano stati bruciati vivi – ha spiegato Oleg Andros militante per i diritti animali – Ad oggi, tuttavia, non abbiamo alcuna prova che non sia stato usato del veleno per ammazzarli prima e non possiamo affermalo dunque con certezza”.

Lo stop a questa “macelleria ucraina” è arrivato dopo la mobilitazione degli animalisti e soprattutto in seguito all’intervento della Uefa che ha convinto il ministro dell’ambiente Mykola Zlochevsky ad annunciare il 13 novembre la sospensione della mattanza. Le autorità del paese che assieme alla Polonia ospiterà i prossimi europei di calcio hanno anche annunciato che saranno costruiti canili e che gli animali non ospitabili verranno sterilizzati prima del rilascio, mentre la Uefa ha annunciato “una donazione alla Protezione Animali di Kiev e la disponibilità a fare da collegamento tra gli enti del settore animalista e le autorità, in modo da agevolare soluzioni adeguate”.

Dopo la decisone dell’Ucraina è toccato alla Romania che “con un vero e proprio colpo di scena – ha sottolineato Sara Turetta, Presidente di Save the Dogs, associazione che da anni si batte contro la soppressione dei cani romeni – ha accolto il 12 gennaio le osservazioni della Corte Costituzionale romena sull’incostituzionalità della legge ammazza-randagi annunciata il 22 novembre e ha rispedito al Parlamento la legge chiedendone la revisione”. La decisione della Corte Costituzionale arriva a seguito del ricorso presentato da decine di membri del Parlamento romeno appartenenti alle opposizioni, da associazioni anche internazionali tra cui Save the dogs e la Lav, e da migliaia di persone che si sono mobilitate contro il provvedimento. Per la Lav la decisione “rappresenta una giusta sconfitta per tutti coloro che avevano individuato nella soluzione finale una risposta al fenomeno del randagismo.? Adesso il Parlamento dovrà necessariamente tenere conto della pronuncia della Corte Costituzionale e della Convenzione europea sulla protezione degli animali da compagnia”. La Convenzione del 1987 per la protezione degli animali da compagnia, ratificata anche dalla Romania, “riconoscendo che l’uomo ha l’obbligo morale di rispettare tutte le creature viventi, e in considerazione dei particolari vincoli esistenti tra l’uomo e gli animali da compagnia, in tema randagismo è molto chiara: il fenomeno deve essere affrontato attraverso la sterilizzazione e l’identificazione permanente di cani e gatti” ha concluso Ilaria Innocenti, responsabile Lav cani e gatti.

La decisione della Corte romena rappresenta, quindi, “un precedente di importanza strategica che non potrà più essere ignorato dalle Commissioni che riprenderanno in mano la materia – ha dichiarato la Turretta – ma questo non deve far pensare che la mattanza dei poveri randagi non continui in Romania” come in Ucraina dove il randagismo sembra essere oggi l’unica vera vergogna per il pallone. “Qui la mattanza dei cani continua – ha spiegato Andrea Cisternino fotografo italiano e volontario animalista residente a Kiev – Il 6 gennaio, alla vigilia del Natale ortodosso, alcuni dei cani salvati dai volontari, non più voluti nel cimitero di Kiev, ed accolti in incredibili cucce costruite per proteggerli dal freddo, sono stati bruciati”. Lo stesso 6 gennaio a Gorlovka, a circa una cinquantina di chilometri da Donietz, nell’estremità orientale dell’Ucraina, i volontari hanno trovato un pozzo pieno di cani morti. “Li hanno gettati a decine, probabilmente ancora vivi o sotto l’effetto di un narcotico – ha spiegato Cisternio – dovevano essere coperti con il cemento, come già successo da altre parti. In questo caso sono arrivati prima i volontari, purtroppo troppo tardi per salvarli”.

Nonostante i ripensamenti dei Governi romeno e ucraino, occorre, quindi, fare di più. Per la Lav e per Save the dogs “l’Unione Europea deve impegnarsi ad assumere subito la competenza anche sugli animali da compagnia e non solo per quelli da reddito e da sperimentazione”, vagliando una serie di direttive più stringenti “a cui tutti gli Stati debbano attenersi nello stilare le proprie leggi in materia di controllo del randagismo per contrastare efficacemente e nel rispetto degli animali il fenomeno”. “Fino a che ciò non accadrà – hanno sottolineato le associazioni animaliste – saranno ancora centinaia le vittime di questo atroce e ingiustificato massacro”.

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