Cgil: «Salari +12%? Ma come?»

Camusso perplessa sull’annuncio del premier, che poi precisa: «No, scenderanno le tariffe»

Il sindacato è critico anche sul contratto delle ferrovie e le aperture dei negozi. Taxi, farmacie e benzinai confermano gli scioperi. Marcegaglia entusiasta. Bersani chiede «di più e niente rinvii». Sostegno da Pdl e Udc

Camusso perplessa sull’annuncio del premier, che poi precisa: «No, scenderanno le tariffe»

Il sindacato è critico anche sul contratto delle ferrovie e le aperture dei negozi. Taxi, farmacie e benzinai confermano gli scioperi. Marcegaglia entusiasta. Bersani chiede «di più e niente rinvii». Sostegno da Pdl e Udc
Il giorno dopo il consiglio dei ministri fiume (otto ore) che ha varato la «fase due» del governo Monti, ovvero le liberalizzazioni, Palazzo Chigi è uscito con un lungo comunicato di spiegazione delle nuove misure. Un piano in 11 mosse, lo ha definito l’esecutivo, che dovrebbe portare la crescita rimuovendo le «tasse occulte» rappresentate da tante «rendite di posizione», di cui si dovrebbe cominciare finalmente a vedere un ridimensionamento. Le proteste di molte categorie però non si sono fermate: tassisti, benzinai, farmacisti, annunciano serrate e scioperi. Ma è in particolare un brano della nota siglata Monti che ha più colpito la Cgil, quella dove il premier annuncia che grazie alle innovazioni introdotte si potranno avere «un 11% di crescita del Pil, un 8% in più di consumi, e un 12% in più di salario».
«Una cosa è dire che il Paese può riprendere a crescere attraverso le liberalizzazioni, perché ci possono essere elementi di risparmio, altro è parlare di aumento dei salari – commenta la segretaria Cgil Susanna Camusso – Di questa affermazione francamente non capiamo la natura». Ci sono poi altri elementi che non piacciono alla Cgil, come «il contratto delle Ferrovie» (che il governo ha reso non più obbligatorio per il settore), e la questione della liberalizzazione degli orari dei negozi: «Sono intemperanze liberalizzatrici che porteranno guai – ha spiegato – Siamo in una situazione in cui i consumi diminuiscono, in cui c’è una contraddizione molto forte tra la grande e la piccola distribuzione che però rappresenta l’eccellenza. Avere semplicemente deciso che tutti possono aprire quando vogliono, ha due dirette conseguenze: favorire i grandi contro i piccoli, scaricare i costi sui lavoratori».
In serata lo stesso premier ha voluto rispondere alle perplessità avanzate dalla Cgil, confermando che non di aumenti salariali si trattava ma di un (atteso) calo del costo della vita: «Alzare gli stipendi non dipende dal provvedimento sulle liberazlizzazioni, sarebbe bello ma non è così – ha spiegato Monti da Tripoli, dove ha visitato il nuovo governo libico – Però la maggiore concorrenza, maggiore liberalizzazione e apertura dei mercati significano minori rendite di posizione, quindi a parità di condizioni, prezzi più bassi che moderano il costo della vita».
Entusiasta delle nuove misure, al contrario, la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, che chiede di continuare sulla strada intrapresa: «Le liberalizzazioni sono sacrosante – ha detto – È un tema fondamentale che finalmente è stato portato avanti. Ci saranno gli strilli: lasciamoli strillare, l’importante è che il governo vada avanti per questa strada».
Quanto alla trattativa sul lavoro e sull’articolo 18 che si apre domani, Marcegaglia ha spiegato: «Noi non vogliamo licenziare i nostri lavoratori, ce li teniamo stretti perché con loro possiamo competere. Vogliamo col sindacato poter gestire le ristrutturazioni: abbiamo assenteisti cronici, gente che ammazza il clima del lavoro. Abbiamo tanti accordi fatti su questo e dobbiamo farli bene. Un sindacato moderno non può non essere con noi».
Intanto se sindacati e imprese restano più o meno interlocutori, meno aperti alle novità si mostrano i farmacisti: il piano che prevede l’apertura di 5 mila nuovi punti vendita e gli orari «allargati», e pur con il rientro dell’estensione dei farmaci di fascia C alle parafarmacie, verrà contrastato con uno sciopero: «Se il dl non verrà modificato – minaccia Federfarma – il primo febbraio incroceremo le braccia».
Confermato, per domani, lo stop dei tassisti, nonostante alcune loro richieste siano state accolte. Gli avvocati (le cui tariffe minime, come per tutti i professionisti, sono state abolite) annunciano 7 giorni di stop, i primi due il 23 e 24 febbraio. I benzinai confermano la serrata di 10 giorni, ancora da definire. I ferrovieri dell’Orsa si fermano per 24 ore (dalle 21 di giovedì 26 gennaio) contro la norma ammazza-contratto, e in concomitanza con lo sciopero generale indetto dai sindacati di base contro la manovra (venerdì 27).
«Il Pd è con il governo senza se e senza ma, e senza tacere le nostre idee – dice Pierluigi Bersani – Sulle liberalizzazioni vorremmo che si facesse ancora di più e proporremo emendamenti: vedo molti rinvii e spero che non si vada in cavalleria». Angelino Alfano, segretario Pdl, dice che il suo partito «sosterrà le liberalizzazioni in Parlamento». Promozione piena da Api e Udc, mentre restano critici Fds, Sel e Idv, che chiede «più energia contro i potentati come banche e assicurazioni».

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