Spiegelman: “Così il fumetto ha creato i simboli di oggi”

Il padre di Maus: “Non è un caso se gli indignati hanno scelto la maschera di V per Vendetta” 

Il padre di Maus: “Non è un caso se gli indignati hanno scelto la maschera di V per Vendetta” 

L´occasione per parlare con Spiegelman, autore di Maus e premio Pulitzer, è una lezione che terrà alle 21 di oggi al Circolo dei Lettori di Torino (via Bogino 9, ingresso libero). Il titolo è tutt´altro che accademico: “What the %&*! Happened to Comics?”, cioè “cosa diamine è accaduto ai fumetti?”. Comics e non graphic novel, giustamente.
Oggi farà una vera lezione?
«Sarà una sorta di ricognizione per capire dove sta andando il fumetto, il mio medium, come funziona e come sta cambiando. Perché per tanti decenni sia stato ignorato da chi ama Michelangelo o Umberto Eco, e perché ora le cose stanno cambiando. E´ stata una fortuna che Eco, invece, li abbia sempre trattati con grande attenzione».
Parla di fumetti e non di graphic novel.
«Perché il percorso del linguaggio è iniziato fin dall´Ottocento. Per capire il fumetti bisogna sapere chi sono i grandi maestri, chi è Winsor McCay, un autore che ha aperto un mondo di possibilità, e George Herriman, l´autore di Krazy Kat, incredibile quello che lui ha fatto, e anche un autore popolare nei comic book degli anni Quaranta non molto conosciuto in Europa: il suo nome è Jack Cole. Ma ho migliaia di immagini nel mio computer e sceglierò cosa mostrare a seconda della piega che prenderà il discorso».
Qual è stata l´evoluzione del fumetto in questi ultimi anni?
«Mi scusi: ha detto “evoluzione” o “rivoluzione”?».
Beh, a questo punto decida lei.
«Credo sia accaduto qualcosa che sta in mezzo tra le due parole. Siamo in una situazione simile a quella delle scimmie di 2001: Odissea nello spazio, quando il protagonista attraversa il monolito e ne esce evoluto. Siamo arrivati al punto in cui si può affermare che il linguaggio viene utilizzato al massimo. Ma ora bisogna stare attenti al futuro, perché ad essere ignorati dalla cultura si possono avere anche molti vantaggi».
Cosa pensa del desiderio di molti autori di fumetti di essere autobiografici?
«E´ comprensibile, dopo tanti anni in cui il fumetto con Mandrake e Flash Gordon o con i fumetti underground è stato lontano dalla realtà. Questo fa parte dell´evoluzione di cui si diceva, della ridefinizione di quel che il fumetto può essere. Però bisogna stare attenti all´autobiografismo, perché ci deve essere assoluta onestà in quel che viene raccontato. Non basta stupire. Bisogna andare a fondo nei propri pensieri. E´ questo il rischio di un linguaggio che arriva ad essere completo: può essere meravigliosamente intelligente e può essere stupido. Com´è accaduto al cinema».
La differenza è che il fumetto non è davvero un´industria.
«Certo, non girano i soldi che ci sono nel cinema. Però il cinema è largamente influenzato oggi da quello che accade nel fumetto perché le nuove tecnologie rendono possibile mostrare un uomo che vola. Un tempo era bello vedere certe scene la domenica sulle pagine a colori dei quotidiani mentre sullo schermo non erano credibili, facevano quasi ridere. Oggi no. Il cinema digitale si può permettere di proporre le situazioni che erano proprie del fumetto popolare, e lo fa spendendo un sacco di soldi. Per esempio con un film appassionante come Hugo Cabret di Scorsese. Una delle poche esperienze tridimensionali della mia vita».
In che senso?
«So bene che i film in 3D si fanno perché così gli spettatori pagano di più per colpa degli occhialetti. Ma ho un occhio molto debole per cui non vedo mai la tridimensionalità e non ho il senso dello spazio. Credo che uno dei motivi per cui sono diventato un fumettista sia stata proprio la scelta della bidimensionalità del disegno».
Ha visto gli “indignados” con le maschere prese dal fumetto di Alan Moore e Dave Lloyd V per Vendetta? Che ne pensa?
«Penso che il movimento di chi occupa Wall Street sia oggi la cosa migliore che accada sul nostro pianeta. E sono molto felice che l´immagine simbolo di questo movimento venga dal mondo del fumetto. Lo ero già stato nel 2008 quando gli autori della rivista umoristica Mad hanno coniato un´immagine del nuovo presidente. Mi chiedo oggi come potremmo ritrarlo: forse come un robot in mano ai banchieri, non so. E´ incredibile quello che sta succedendo negli Stati Uniti da trent´anni a questa parte e non so se in Europa si avverte la gravità della situazione. La possibilità di muoversi nel mondo della cultura e dell´economia si sta riducendo sempre di più. E anche la possibilità per la gente comune di avere una vita confortevole. Però ora bisogna stare attenti anche alle speranze. Un tempo si credeva nelle rivoluzioni (non del fumetto, quelle reali). Ma poi, se si guarda la storia, non hanno mai migliorato la situazione».

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