CATANIA — Quando inondavano le redazioni e minacciavano «un nuovo Vespro siciliano» contro «i politici che rubano a doppie mani» gridando «a morte questa classe politica, come si è fatto contro i francesi», pochi credevano che davvero il neonato «Movimento dei forconi», con l’eccesso dei suoi toni, avrebbe paralizzato un’intera isola bloccando porti e autostrade, stazioni e mercati, da Palermo a Catania, da Messina ad Agrigento.
CATANIA — Quando inondavano le redazioni e minacciavano «un nuovo Vespro siciliano» contro «i politici che rubano a doppie mani» gridando «a morte questa classe politica, come si è fatto contro i francesi», pochi credevano che davvero il neonato «Movimento dei forconi», con l’eccesso dei suoi toni, avrebbe paralizzato un’intera isola bloccando porti e autostrade, stazioni e mercati, da Palermo a Catania, da Messina ad Agrigento. Come sta accadendo con quelle che autotrasportatori, agricoltori e pescatori, edili e disoccupati raccolti anche in una cordata chiamata «Forza d’urto» hanno definito le «Cinque giornate della Sicilia».
Per chiedere lavoro, tasse ridotte, benzina meno cara o come i pescatori una revisione di norme europee ritenute vessatorie, questo fronte variegato di siculi indignados ha cominciato la sua lotta lunedì mattina e rischia di bloccare tutto fino a venerdì. L’isola è già nel caos. I tir sbarrano i caselli, i Petrolchimici di Priolo e Gela sono sotto assedio, le autocisterne restano ferme, i distributori di carburante chiudono a secco, nei mercati non arriva più frutta e verdura, i supermercati vendono quello che c’è sui banconi.
È la dura protesta che coinvolge quasi tutte le categorie creando uno stato di tensione crescente. Come si è capito a Lentini, vicino a Siracusa, dove ieri a un posto di blocco un venditore ambulante ha accoltellato uno dei «padroncini» di traverso col suo camion, il volto sfregiato, 25 giorni di prognosi. E s’è sfiorata la tragedia a Santa Flavia, venti chilometri da Palermo, fra i binari della stazione ferroviaria invasa dai pescatori della vicina Porticello con mogli e figli. Tutti certi che il treno delle 11 proveniente da Messina avrebbe rallentato fermandosi davanti alla folla. Il macchinista ha invece tirato dritto, diminuendo appena la velocità, dando giusto il tempo per una fuga di disperati terrorizzati. Come dice protestando il sindaco di Santa Flavia, Antonio Napoli, furioso non solo con le Ferrovie: «Avevo comunicato al prefetto e alle forze dell’ordine che ci sarebbe stata la protesta, ma abbiamo rischiato la carneficina…».
Spiazzate dagli eventi, le forze politiche provano a dialogare con i manifestanti. Ma è secca la replica per il governatore Raffaele Lombardo e i suoi assessori: «Dimettetevi».
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