Addio a Nanni Ricordi, l’inventore dei «cantautori»

Si è spento ieri notte nella sua casa di Sala Monferrato Carlo Emanuele «Nanni» Ricordi, dopo una lotta decennale contro una spietata malattia neurodegenerativa, la paralisi sopranucleare progressiva.

Si è spento ieri notte nella sua casa di Sala Monferrato Carlo Emanuele «Nanni» Ricordi, dopo una lotta decennale contro una spietata malattia neurodegenerativa, la paralisi sopranucleare progressiva.
Nato a Milano l’11 febbraio 1932, Nanni era discendente diretto di Giovanni Ricordi, fondatore della leggendaria Casa. Insieme a Ennio Melis, Vincenzo Micocci e Franco Crepax fu senza dubbio il padre dei cantautori italiani. Lavorò con Giorgio Gaber, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Luigi Tenco, Sergio Endrigo, Enzo Jannacci, Umberto Bindi, Ricky Gianco, Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Ivan Cattaneo, Fabrizio De Andrè, Antonello Venditti, Gianna Nanni e Paolo Conte. L’ultimo talento da lui scoperto e prodotto fu Sergio Caputo. Diplomato in pianoforte al conservatorio di Milano e laureato in giurisprudenza, dopo l’improvvisa morte del padre Camillo, venne inviato nel 1955 a New York per esplorare l’allora emergente business della discografia. Fu in questo periodo che nacque l’idea di sviluppare la Ricordi, nata come casa editrice, in quel settore. Il primo disco che venne pubblicato, nel ’58, fu la «Medea» di Cherubini con l’interpretazione di Maria Callas. Ma l’intuizione principale di Nanni Ricordi fu quella di capire che i cantautori, in tempi in cui altre arti come il cinema e la letteratura erano in crisi, sapevano cogliere alla perfezione le ansie e le pulsioni della coscienza collettiva. I cantautori divennero così la colonna sonora di un’epoca e riuscirono a dare una nuova identità alla musica leggera italiana, fino ad allora impantanata negli schemi dell’acquerello napoletano cuore-amore. Molte carriere presero forma e decollarono verso il successo grazie al paziente lavoro di questo professionista sulla cui autorevolezza e competenza poterono contare autori, artisti e musicisti. Il più bel disco da lui direttamente realizzato è senza dubbio «Un gelato al limon» di Paolo Conte. Nel suo libro «Ti ricordi Nanni?», Ennio Morricone conferma tutto questo: «Aveva in mente una rivoluzione della canzone italiana. Sua è la riconsiderazione dei temi melodici e dei testi poetici verso una libertà (soprattutto nei testi) che superasse in tutto la routine nella quale era caduta la canzone italiana».
All’inizio del 1963, Nanni abbandonò Ricordi e passò a Roma con la RCA di Ennio Melis. Paoli ed Endrigo lo seguirono. Due anni dopo, chiamato da Menotti al festival di Spoleto, propose il gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano. Fra le canzoni eseguite ci fu «Oh Gorizia tu sei maledetta» che costò agli artisti una denuncia per vilipendio. Negli Anni 60 lavorò con Tenco e soprattutto con Jannacci producendo canzoni di grande successo come «Vengo anch’io, no tu no». La passione politica non lo abbandonò mai e mantenne sempre contatti con il Pci che spesso aiutò nelle scelte dei cantanti da invitare alle Feste dell’Unità.
Alle intuizioni artistiche di Nanni Ricordi non corrispose però una vocazione imprenditoriale: la casa discografica «Ultima spiaggia», da lui fondata, che oltre a Jannacci comprendeva Gianco, Manfredi, Riondino, Massimo Boldi e Claudio Lolli, chiuse nel 1979. Ma fino all’ultimo ha incoraggiato e aiutato dalla pagine di Facebook artisti e cantautori in cerca di fortuna.

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