Fo: aggiorno il Mistero Buffo e preparo il Giudizio Universale

Il Nobel torna a teatro col suo storico spettacolo e lavora per la mostra a Palazzo Reale.  Non potrebbe essere più tragicamente attuale vista la crisi, non siamo noi a fare entrare la cronaca politica nel nostro lavoro, è lei che ci si mette di mezzo 

Il Nobel torna a teatro col suo storico spettacolo e lavora per la mostra a Palazzo Reale.  Non potrebbe essere più tragicamente attuale vista la crisi, non siamo noi a fare entrare la cronaca politica nel nostro lavoro, è lei che ci si mette di mezzo 

I Legnanesi smontano per una sera e sullo stesso palco arrivano Dario Fo e Franca Rame. Magie del teatro. Succede lunedì allo Smeraldo, la coppia di giullari che tutto il mondo ci invidia riporta in scena Mistero buffo. Inutile dirlo, già tutti esauriti i biglietti. Si, perché questo spettacolo datato 1969 resta un capolavoro che non subisce le ingiurie del tempo. Anzi, nel suo dipanarsi come formidabile gioco teatrale che, attingendo ai vangeli apocrifi e alla tradizione popolare dei fabliaux medievali, smaschera vizi e vezzi del potere, non potrebbe essere più attuale. Se a questo si aggiunge che Dario Fo e Franca Rame sono maestri dell´improvvisazione sempre pronti ad aggiornare testi e repertorio, la formula alchemica di un successo che non si appanna è servita.
“Mistero buffo” sembra scritto ieri e invece compie 43 anni.
«Si, ma senza forzature. Non siamo noi a fare entrare la cronaca politica nel nostro lavoro, è lei che ci si mette sempre di mezzo».
Si spieghi.
«Penso al pezzo sulla fame dello Zanni. Non potrebbe essere più tragicamente attuale vista la crisi che stiamo attraversando. O, per fare un altro esempio, la resurrezione di Lazzaro, con il popolo che incita Gesù a fare il miracolo. È il pubblico che ride a crepapelle perché pensa subito a Berlusconi. Allora son costretto a commentare: avete legato Silvio a Gesù, ma bravi!».
Dunque, dove sta il segreto?
«Nei materiali di partenza, i vangeli. Un capolavoro della letteratura, un esempio di sintesi straordinaria che arriva fino a noi attraverso i veicoli più semplici, quelli del popolo. Che sono anche i più universali».
A proposito di Berlusconi, la sua uscita di scena per chi fa satira è una buona o una cattiva notizia?
«Attenzione a non sottovalutarlo, la sua uscita di scena è solo parziale. Detto questo, la risposta è no. La satira non è mai legata a un personaggio, altrimenti sarebbe banale. Come insegnano i maestri, da Aristofane in poi, per fare buona satira è necessaria la coscienza del tragico. Qualcosa di molto più alto di Berlusconi».
Lei è stato uno dei più convinti sostenitori di Pisapia. A sette mesi dal suo insediamento a Palazzo Marino, che giudizio dà della nuova giunta?
«Non sono tenuto a blandire nessuno, non l´ho mai fatto. Di Pisapia dico che si è trovato nella peggiore delle condizioni possibili: un comune con le casse svuotate da quei filibustieri che l´hanno preceduto. Ha dovuto fare scelte impopolari che forse a sinistra non ci si aspettava, ma non aveva alternative».
Come procedono i preparativi per la sua mostra a Palazzo Reale?
«Benissimo, lavoro come un matto. Sto dipingendo anche mentre parlo con lei. Sarà la più grande mostra di pittura e satira mai realizzata, circa trecento opere, di cui una quarantina enormi: lavori vecchi, tele nuove, scenografie. Sto rifacendo anche alcuni capolavori di Michelangelo e Leonardo. Nel Giudizio universale, per esempio, ci sono elementi satirici straordinari».

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