Insulti antisemiti via email Condannato senza condizionale

Il giudice: nessun ravvedimento, non merita le attenuanti Continua con pervicacia a spargere il suo odio nei confronti delle persone di religione ebraica e non si ferma nonostante sia stato già  condannato una volta per questo. Processato e condannato ancora, questa volta a sei mesi di carcere, il giudice non ha concesso la sospensione condizionale della pena a Pietro Aligi Schiavi, milanese di 63 anni, perché è praticamente certo che continuerà  a comportarsi sempre allo stesso modo.

Il giudice: nessun ravvedimento, non merita le attenuanti Continua con pervicacia a spargere il suo odio nei confronti delle persone di religione ebraica e non si ferma nonostante sia stato già  condannato una volta per questo. Processato e condannato ancora, questa volta a sei mesi di carcere, il giudice non ha concesso la sospensione condizionale della pena a Pietro Aligi Schiavi, milanese di 63 anni, perché è praticamente certo che continuerà  a comportarsi sempre allo stesso modo.
Dopo che il Corriere della Sera aveva pubblicato una lettera di Andrea Jarach, editore ed esponente della comunità ebraica di Milano, Schiavi aveva sentito l’irrefrenabile impulso di tempestarlo di email, che oltre ad essere razziste e offensive erano anche minacciose. In precedenza lo aveva fatto anche con il fratello di Jarach il quale lo aveva denunciato facendolo condannare.
A Schiavi quella sanzione non era bastata e ai messaggi aveva anche aggiunto il suo intervento fisico di fronte Palazzo Reale dove Andrea Jarach lo aveva notato mentre si sbracciava per convincere la gente in coda a non entrare per vedere una mostra e assistere a un concerto al quale partecipavano dei ragazzi israeliani durante una contestazione che lui stesso aveva promosso contro la manifestazione.
Cominciò allora un «bombardamento di email con contenuti di odio razziale verso tutti gli ebrei» e contro Jarach, scrive il giudice della nona sezione penale del tribunale Paola Braggion, «con contenuti di odio razziale verso tutti gli ebrei e verso di lui e minacce dirette e indirette a lui e alla sua famiglia» che preoccuparono l’editore, assistito dagli avvocati Daniela Dawan e Franz Sarno, specie quando Schiavi fece riferimento a una «mazza» con la quale si augurava fossero spaccate la sua testa e quella di altri ebrei. Espressioni «violente, gravissime ed offensive», un attacco «ingiustificato e illecito» che viola la convenzione di New York del ’66 perché manifesta «un sentimento di avversione e di discriminazione», scrive il giudice nella motivazione della sentenza che provenivano di sicuro dall’imputato, secondo quanto ha accertato una perizia tecnica. Il giudice Braggion ha ritenuto che Schiavi non solo non merita le attenuanti, ma anche la sospensione condizionale della pena, perché si ostina a spandere «odio razziale contro gli ebrei» su alcuni blog e, quindi, non si può «formulare una prognosi favorevole circa la sua futura astensione da analoghe condotte illecite».
L’uomo dovrà anche pagare cinquemila euro per i danni subiti da Jarach, ed altri 2.500 euro di spese legali. Il suo difensore, l’avvocato Ernesto Tangari, ha annunciato che farà appello.
Giuseppe Guastella

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