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Capossela natalizio

“Il mio canto per Nicola santo del Sud”.  Il disco è sempre quello, “Marinai, profeti e balene”, ma rispetto alla data degli Arcimboldi il viaggio è più maturo e ci saranno tre donne. L’artista stasera e domani allo Smeraldo, “la cosa che amo di più di Milano insieme ai tram”, con una dedica molto speciale 

“Il mio canto per Nicola santo del Sud”.  Il disco è sempre quello, “Marinai, profeti e balene”, ma rispetto alla data degli Arcimboldi il viaggio è più maturo e ci saranno tre donne. L’artista stasera e domani allo Smeraldo, “la cosa che amo di più di Milano insieme ai tram”, con una dedica molto speciale 

Quelli che credono che Gesù Bambino sia Babbo Natale da giovane. In realtà Babbo Natale da giovane si chiamava San Nicola (il cui nome è stato poi deformato appunto in Santa Claus), che per secoli soprattutto al Sud è stato il portatore ufficiale di doni ai bambini a dicembre. Ma la figura di San Nicola di Bari (niente a che fare col cantante, ovviamente) è molto più radicata e complessa. E ne è un devoto, in senso laico, Vinicio Capossela. Che proprio a lui dedica due concerti allo Smeraldo, oggi e domani, in occasione della ricorrenza religiosa.
Perché questo attaccamento a San Nicola?
«Perché a lui è dedicato uno dei culti legati all´arrivo dell´inverno, una stagione bellissima fatta di silenzi, atmosfere, attese, magie. Nel 2002 feci un radio-racconto natalizio, I cerini di Santo Nicola, che immaginavo arrivare su una 127 trainata da cani a dispensare il dono della parola. Nicola è un santo particolare: si è sempre occupato di gente nei guai, è patrono di gente nei guai, condannati a morte, ragazze da marito, innocenti vittime di errori giudiziari. Insomma, delle vittime dei propri errori. Per cui di tutti noi. Con motti come “Soli non è meglio che male accompagnati” e “Fate attenzione a quello che desiderate. Capace che poi magari si avvera”. Siccome poi proteggeva anche i marinai, inevitabile che lo coinvolgessi nel mio disco Marinai, profeti e balene dedicato proprio al mare».
E nel concerto come ci entrerà?
«Lo faremo salire a bordo come divinità tutelare, ci proteggerà. È un viaggio più maturo, questo, di quello che è cominciato agli Arcimboldi a maggio, ci saranno anche tre donne cantanti della compagnia sarda Actores Alidos, a dare fisicità a elementi matriarcali che ci sono anche nel mare».
Il suo disco sembra di altri tempi, zeppo com´è di riferimenti culturali, di citazioni della Bibbia, di Moby Dick, di romanzi e miti antichi legati al mare. Poteva essere un rischio, in epoca di cose semplici e pop imperante. Invece è stato il solito successo.
«Ovvio che mi sono interrogato se stavo facendo la mossa giusta. Poi mi sono affidato a San Nicola, che protegge le vittime dei propri errori. E ho capito che il vero errore è sottovalutare il pubblico, considerarlo una massa di cretini. Invece sa apprezzare chi vuole raccontare storie. Tra l´altro questo non è un disco difficile, semmai stimola allo studio che è diverso».
Questo ritorno a Milano è solo per omaggiare San Nicola?
«No. Ci tenevo a suonare allo Smeraldo, che è la cosa che più amo di Milano assieme ai tram. È il vero teatro dello spettacolo perché ha la giusta dimensione. Gli Arcimboldi sono troppo imponenti. E siccome so che non se la passa bene ci tenevo a suonare ancora lì».
Ai vertici della hit parade ora c´è Sogno n. 1, omaggio in veste sinfonica a Fabrizio De Andrè, dove lei compare in Valzer per un amore. Com´è nata la cosa?
«Nel 2001 partecipai a un concerto per il secondo anniversario della sua morte, a Genova, e cantai quel brano perché mi sembrava adatto. Dori Ghezzi se ne è ricordata e mi ha chiesto di rifarla. Sono stato molto onorato anche se è un po´ come entrare a casa di qualcuno che rispetti enormemente, e non sai mai se hai le scarpe davvero pulite».

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