I giudici scelgono la linea dura: tre anni e quattro mesi e il risarcimento dei danni
I giudici scelgono la linea dura: tre anni e quattro mesi e il risarcimento dei danni
ROMA – Condanna esemplare, la prima. Tre anni e quattro mesi di reclusione, il Campidoglio da risarcire e l´invio degli atti alla procura affinché proceda per il reato di devastazione. Giovanni Caputi, 22 anni, pugliese, indignados arrivato il 15 ottobre scorso in piazza San Giovanni direttamente dalla Spagna, è stato giudicato dal tribunale di Roma solo per resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale. «È una decisione troppo dura. Sulla sentenza ha certamente influito la pressione mediatica – dice l´avvocato Fabrizio Gallo – Quel ragazzo non è un black bloc». Originario di Terlizzi in provincia di Bari, Caputi da qualche anno vive a Barcellona, dove lavora in una discoteca. Lui – come gli altri fermati il giorno degli scontri nella capitale – è stato “preso” in flagranza di reato. «Le foto che lo ritraggono – spiega il suo legale – non sono relative ai fatti contestati. Giovanni ha solo raccolto e rimandato indietro un fumogeno lanciato dalla polizia». Non era vestito di nero, ma copriva il naso e la parte inferiore del volto con una bandiera della Palestina. «Per difendersi dai fumogeni», sostiene la difesa. La procura lo accusa di aver caricato gli agenti con bastoni e lanciando una marmitta. Nell´ordinanza che ne ha disposto il giudizio, il gip lo considera «vicino alle posizioni degli indignati spagnoli e venuto appositamente in Italia da Barcellona per esprimere una solidarietà». Il giudice parla di «partecipazione certa all´azione di gruppo contro le forze dell´ordine» e di «ripetuto lancio di sampietrini e altri oggetti». Ieri il pm ha chiesto una condanna a quattro anni. Lui, felpa nera e calzoni beige, ha assistito impassibile al rito abbreviato. È l´unico delle persone fermate a rimanere in carcere.
«Giovanni ha una storia personale molto difficile – dice l´avvocato – Non ha legami con la famiglia, vive come uno squat in case occupate. Aveva aderito al movimento iberico ma manifestando sempre in modo pacifico. Spero di poter farlo affidare ad una comunità, nella quale possa scontare la pena».
Il tribunale ha disposto il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, al Comune di Roma e all´Ama, la municipalizzata per la nettezza urbana. «Oltre alla pena significativa, – dice il sindaco Alemanno – è importante che sia stato riconosciuto il danno alla città».
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