Attivi da anni, hanno ucciso immigrati e agenti. Due del gruppo scoperti si suicidano. In un dvd il racconto delle brutali esecuzioni Polizia accusata di non averli fermati
Attivi da anni, hanno ucciso immigrati e agenti. Due del gruppo scoperti si suicidano. In un dvd il racconto delle brutali esecuzioni Polizia accusata di non averli fermati
BERLINO – Per tredici anni hanno vissuto alla macchia, hanno ucciso almeno nove stranieri e una poliziotta. Odiavano i migranti e l´ordine democratico, il loro mito era il Terzo Reich. E in un giuramento registrato su un Dvd si erano impegnati a uccidersi, se scoperti. Un partito armato neonazista è il nuovo incubo che fa tremare la Germania. Di terrorismo di estrema destra parla apertamente il ministro dell´Interno Hans-Peter Friedrich, la stessa cancelliera Angela Merkel si dice allarmata. Ma i media lanciano gravi accuse: da anni i servizi segreti per l´interno sapevano del gruppo, e non si capisce se abbiano sottovalutato la minaccia o, addirittura, fornito loro passaporti falsi.
Il trio infernale veniva dall´est, dalla Turingia. Uwe Mundlos, Uwe Boernhard e una ragazza, Beate Zschaepe, formavano il gruppo di fuoco. Hanno avuto il sostegno di più fiancheggiatori. Come Holger G., 37enne turingiano ma vivente a Hannover, che gli forniva i camper per vivere quasi alla macchia. O giovani ultrà della Kameradschaft Jena, e della Thueringer Heimatschutz, un´associazione di vigilantes volontari. Torna la paura, ricorda quella degli “anni di piombo”, i terribili Settanta in cui la Rote Armee Fraktion, meglio nota come Banda Baader-Meinhof (il terrorismo rosso) seminò il terrore, e fu sconfitta solo dalla linea della fermezza del cancelliere Helmut Schmidt. Adesso, l´attacco al cuore dello Stato parte dalla galassia neonazista, da una “Braune Armee Fraktion” come titola Der Spiegel.
Rete clandestina nazionalsocialista, si chiamava il gruppo. In un Dvd ha rivendicato anni di crimini, compiuti con corse folle con i camper prestati da un capo all´altro della Repubblica federale. «Il nostro motto è azioni e non più parole, finché la situazione non cambierà le attività proseguiranno». Il Dvd continua con scene macabre: «Oggi azione Doener», «nono turco ammazzato». Furono loro, Beate e i due Uwe, a uccidere la poliziotta 22enne Michèle Kiesewetter, troppo attiva nella lotta ai neonazisti, furono loro a uccidere otto turchi e un piccolo imprenditore greco. «Se verremo scoperti, ci toglieremo la vita», giurarono i tre nel video.
Così è finita. Per finanziare il partito armato, i due Uwe, incappucciati e armati, avevano rapinato una banca a Eisenach, in Turingia. Fuggirono in bicicletta verso il loro camper-nascondiglio, ma scoperti da una volante, hanno dato alle fiamme il veicolo e si sono uccisi sparandosi a vicenda. Beate, che era rimasta nell´appartamento in cui vivevano in ménage-à-trois, non se l´è sentita di eseguire tutti gli ordini. Ha provato a dare alle fiamme la casa, poi si è consegnata alla polizia. Nel locale, c´erano tutti i loro video di propaganda, pistole, granate, un fucile a pompa.
Beate Zschaepe è l´unica sopravvissuta, e come testimone-chiave tenta il patteggiamento con la giustizia in cambio della confessione. «Li abbiamo sottovalutati troppo a lungo, i servizi sono investiti dallo scandalo», dicono alti esponenti democristiani, «questi giovani pensavano a una lotta organizzata a livello militare». In nome dei miti hitleriani, 66 anni dopo la disfatta del Reich.
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