LA STRANA GUERRA DI DUE PARTIGIANI

Il nuovo libro di Valerio Varesi “La sentenza”. La Resistenza tra Parma e Reggio raccontata dai non eroi 

Il nuovo libro di Valerio Varesi “La sentenza”. La Resistenza tra Parma e Reggio raccontata dai non eroi 

È la storia di pochi uomini dentro la grande storia della seconda guerra mondiale. E´ la storia di poche persone dentro la nebbia delle ideologie del secolo scorso. Valerio Varesi, in questo romanzo (La sentenza, Frassinelli, pagg. 278, euro 18,50) abbandona il commissario Soneri, quello dei gialli anche televisivi, per tornare al suo amore per le vicende partigiane-parmigiane. Terreno aratissimo che, come ad altri illustri autori, serve a Varesi, giornalista della redazione di Bologna di Repubblica, per andare a scavare nell´animo umano.
Anno 1944, storia vera poi romanzata. Dalle carceri di San Francesco a Parma e San Vittore a Milano escono, il primo grazie alle bombe che distruggono i muri della prigione, il secondo grazie ad un patto con i fascisti che lo vogliono infiltrare come spia tra le truppe partigiane, i due protagonisti. Due poco di buono, si direbbe, che si ritrovano nella mitica Quarantasettesima brigata Garibaldi a combattere, ad amare, a vivere quell´anno glorioso e terribile sulle colline di Parma. È la vita quotidiana ai tempi della Resistenza. Una fotografia da cui spariscono i bianchi e i neri delle ricostruzioni di parte. Vengono a galla i grigi: le debolezze, le meschinità, l´eroismo e l´egoismo. Varesi insiste in una meticolosa ricostruzione-descrizione dei luoghi. Le valli, i prati, i filari, i boschi e i calanchi. Leggendo si potrebbe ripercorrere oggi l´ossessivo andirivieni tra la pianura e le montagne di Parma e Reggio dei due protagonisti, Jim e Bengasi, due partigiani per caso, e dei loro compagni. Si vedono meno foreste e più capannoni industriali, meno piante e più distese di frumento coltivato a macchina. Ma quei sapori, quei profumi, quell´atmosfera che stanno nel dna di Varesi, si ritrovano ancora.
Non ci sono i buoni e i cattivi. “La guerra misura gli uomini…” sentenzia uno dei personaggi. È esattamente quello che vuole fare l´autore. Misurare gli uomini e, grazie alla guerra che è un micidiale evidenziatore, tirar fuori i temi. Quelli eterni (la libertà, l´individuo, la vita, la morte), ma anche quelli molto più terreni e vicini a noi. Varesi ci parla di oggi, di quello che c´è ogni giorno su tutti i siti. Il mercato (“finirete travolti dal vostro mercato” dice il partigiano al progressista ufficiale inglese); il partito (“è il desiderio di sperare ancora assieme ad altri disgraziati”); la politica (“è tutto un teatrino”); maggioranza-minoranza (“una minoranza nobile e una maggioranza ignobile: questa è l´Italia”).
Ma se uno volesse fare un esperimento, quasi da laboratorio, potrebbe leggere questo libro concentrandosi sulle donne, che peraltro hanno un ruolo marginale, anziché sugli uomini. Dalle figure delle tre donne che punteggiano il racconto emergono esattamente le stesse passioni, le stesse pulsioni, le stesse meschinità, le stesse contraddizioni del mondo descritto attraverso gli uomini. La partigiana che offre se stessa al primo che incontra perché è partigiano; la staffetta che obbedisce al partito fino all´estremo sacrificio del suo amore; la prostituta, “una persona sporca” che dovrebbe trovarsi benissimo dentro la sporca guerra, e che invece alla fine risulta come la persona che più di tutti, nel romanzo, mantiene una sua dignità, un suo equilibrio, una sua positiva normalità.

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