Con gli indignati, contro la City La scelta della Chiesa anglicana

L’arcivescovo di Canterbury scrive al Financial Times

L’arcivescovo di Canterbury scrive al Financial Times

LONDRA — Dalla parte degli indignati. Dalla parte di chi contesta i banchieri. Dalla parte di chi alza la voce contro l’iniqua distribuzione delle ricchezze. Dalla parte di chi vuole imporre una «Robin Hood tax» sulle transazioni e sui patrimoni. «È arrivato il tempo di sfidare gli idoli dell’alta finanza». Il reverendo Rowan Williams non ha mai mancato di fare discutere per le sue prese di posizione sui temi più delicati, dall’immigrazione alla bioetica. A volte tirandosi addosso una valanga di critiche. Parlando dalla cattedra più elevata dell’anglicanesimo i suoi interventi hanno sempre lasciato il segno.
Questa volta il bersaglio dell’arcivescovo di Canterbury sono i burattinai del Miglio Quadrato, i «padroni» del credito e la loro dottrina del profitto, la loro lontananza dalle emergenze sociali, la loro avidità di bonus. Rowan Williams prende carta e penna per scrivere un lungo articolo sulle colonne del Financial Times e, sollecitato dalla presenza di 200 tende piantate dai contestatori di «Occupy the City» davanti alla cattedrale di Saint Paul, va a mettere il dito sulla piaga. La Chiesa anglicana si è divisa sull’accampamento abusivo sorto nel cuore della cittadella bancaria: lasciare lì i manifestanti dell’anticapitalismo e discutere con loro, convincerli con le buone maniere a spostarsi? Aprire la Chiesa al confronto? O respingerli dando retta agli istinti e alle esigenze del decoro e dell’ordine pubblico per non ammettere e consentire un precedente «pericoloso»? Il diacono di Saint Paul, Graeme Knowles, era per l’intransigenza anche perché la protesta lo aveva costretto a chiudere le porte del culto per una settimana perdendo 20 mila sterline al giorno, l’obolo dei fedeli e degli ingressi. Il «canon chancellor», il canonico Giles Fraser, ex professore a Oxford, aveva espresso tutti i suoi dubbi, aveva chiesto di tenere lontana la polizia ed era arrivato al punto di firmare le sue dimissioni dalla carica di educatore. «La casa del Signore non deve prestare il suo nome a qualsiasi tipo di azione che può determinare azioni di violenza contro chi è qui per una causa nobile».
Uno strappo forte. Inusuale. Che, alla fine, il numero uno dell’anglicanesimo ha assunto a pretesto per alzare i contenuti del dibattito, affidando al Financial Times il suo pensiero: non si tratta di dividersi sul diritto dei manifestanti di piazzare le loro tende davanti alla cattedrale («la Chiesa d’Inghilterra è il luogo dove le ansie inespresse della società trovano spesso una voce»), quanto semmai di unirsi per rimettere in piedi l’economia passando da una profonda riforma finanziaria che elimini le derive speculative, che tracci i sentieri sicuri e trasparenti per le attività nella City.
Tre frecce nel ventre del capitalismo mondiale. Tre proposte che piacciano agli indignati, al ceto medio, ai cittadini che se la vedono con l’austerità e la digeriscono a fatica, Rowan Williams chiama la Chiesa anglicana alla mobilitazione. Uno: occorre che gli istituti separino le loro attività commerciali «dalle transazioni speculative», dunque confini chiari a tutela dei risparmiatori. Due: si ricapitalizzino le banche con denaro pubblico a patto che le banche stesse «siano obbligate» a intervenire per rinvigorire l’economia reale, l’economia dell’impresa e del lavoro. Tre, e qui l’affondo si muove in parallelo con le conclusioni del Consiglio Pontificio per la Giustizia e la Pace: così come il Vaticano, anche la Chiesa anglicana attraverso le parole del suo massimo rappresentante, raccomanda l’adozione della «Tobin tax» o «Robin Hood tax», un balzello dello 0,05 sulle transazioni azionarie, obbligazionarie, valutarie e sui derivati, «una leva di piccole dimensioni che però garantirebbe elevati ritorni (qualcuno li stima in 410 miliardi di dollari a livello globale)».
Hanno già detto sì capitalisti del calibro di George Soros e di Bill Gates. Per quale motivo tirarsi indietro? La Chiesa anglicana scomunica «gli idoli dell’alta finanza», ciechi e sordi. E abbraccia gli indignati della City, sperando che si convincano a togliere le loro tende. In fin dei conti il loro messaggio ha fatto breccia. Addirittura dalle colonne del Financial Times.

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