L’idea è superare il capitalismo senza utopie totalitarie, con produzioni ecosostenibili e rapporti interni senza conflitti Nel mondo hanno aderito 400 aziende. Il fondatore: “Proponiamo il ritorno ai valori costitutivi del genere umano”. È prioritario il benessere dei dipendenti. E niente rapporti con chi sfrutta i minori
L’idea è superare il capitalismo senza utopie totalitarie, con produzioni ecosostenibili e rapporti interni senza conflitti Nel mondo hanno aderito 400 aziende. Il fondatore: “Proponiamo il ritorno ai valori costitutivi del genere umano”. È prioritario il benessere dei dipendenti. E niente rapporti con chi sfrutta i minori
VIENNA. Goettin des Gluecks, la dèa della fortuna, si chiama l´elegante boutique a Operngasse 32 nel cuore di Vienna. Moda giovanile, sfilate frequenti, luminosi locali postmoderni. Devi entrare e parlare con le signore che ti ricevono per sapere che non c´è un capo. O che una consegna di stoffe è stata rispedita al mittente, perché prodotta in condizioni di lavoro disumane. A Bauman Glas, fabbrica ipertecnologica come mille altre, forniscono vetro high tech per aeroporti e grattacieli, ma consumando meno energia possibile. E il dialogo continuo tra sindacati e capi sul benessere sul lavoro ha la priorità sul resto. Due luoghi diversissimi, uniti da un´idea, la comune dell´economia sociale e solidale: niente caccia al profitto né ai dividendi, ci si giudica in base a quanta cogestione e gioia dipendenti e capi hanno vissuto insieme. Cominciò un anno fa, in una serata tra amici engagé e disillusi nel bell´autunno viennese. L´idea non era nuova: superare il capitalismo senza utopie totalitarie, costruire nel quotidiano un´economia solidale. Gemeinwohl-Oekonomie, economia per il bene comune, si chiama il movimento che cresce qui in Mitteleuropa.
«Indignados, occupy, sono un motivo in più per andare oltre», dice Christian Felber, 38 anni, biondo-rossiccio, fondatore del movimento. Sono un collettivo sparso nel Mitteleuropa, qualcuno già li chiama “comune zero” o internettianamente “comune 2.0”, ricordando la Comune n.1 dell´amore libero anti-imperialista che con Rainer Langhans e Uschi Obermeier fu simbolo del ‘68 di Berlino Ovest. Ma le comuni sessantottine avevano un luogo solo, l´appartamento, in quel mondo con miti e lotte ma senza Internet e cellulari. La “comune 2.0” vive ovunque: a casa di Christian a Brechergasse come online, nei talkshow e ai dibattiti in pubblico. Cresce: 400 aziende la sostengono, il paese reale è incuriosito.
Dalla dèa della fortuna come a Baumann Glas, l´imprenditore non si comporta come capo e non è temuto come tale: il codice della comune gli impone di cercare la gioia dei dipendenti. Non esiste un vertice o un consiglio d´amministrazione, ma un “Beistand”, che vuol dire un organo decisionale posto a fianco di chi lavora.
«Qualcuno mi bolla come comunista, io sono per l´evoluzione, non mi credo rivoluzionario», spiega Felber. «Il capitalismo non funziona, ma non chiediamo né lotta di classe né odio, vogliamo tornare all´homo socialis, contrapposto all´homo oeconomicus», dice. I militanti a tempo pieno sono almeno 150, simpatizzanti e volontari molti di più. «Siamo divisi in “Energiefelder”, campi d´energia, sottolinea Christian sorridente. «Venti Energiefelder, numero in aumento, attualmente 15 in Germania, 3 in Austria, 1 in Svizzera, 1 nel nordest italiano. Collaboriamo con l´università di Trento. Accettiamo inviti, organizziamo incontri pubblici con studenti o imprenditori, comunità religiose o economisti, dibattiamo sui media e online. Proponiamo il ritorno ai valori costitutivi del genere umano: fiducia, sincerità, solidarietà, liberiamoci da tensioni e conflitti della concorrenza».
Le modiste e i vetrai della comune viennese vigilano severi sui fornitori. Ok solo al fair trade e a comuni come in Sudamerica, niente acquisti da chi sfrutta minori o fa lavorare in condizioni disumane, o sarai espulso. «È un sistema a punti, un anti-rating».
Andiamo a vederne alcune, nel breve viaggio tra i tanti luoghi della comune insieme virtuale e reale. La Kwb nella Stiria, dà lavoro a 300 persone e vende con successo impianti per ricavare l´energia dalle biomasse: mostriamo insieme che vivere bene senza l´atomo è possibile, dicono da anni operai e il “padrone” che non si fa più chiamare così. A tre ore di volo, in Egitto, l´avamposto della “comune 2.0” è la Sekem, 1800 dipendenti. Agricoltori e operai pagati e trattati bene secondo le norme del fair trade. Esporta alimentari biologici di alta qualità. Nella ricca Baviera tecnoconservatrice c´è persino un istituto di credito, la Sparda Bank: anche qui consulto permanente con dipendenti singoli e sindacati, e crediti concessi non dimenticando la solidarietà sociale. Entro il 2013, narra Christian, «fonderemo una banca solidale ed etica: basta che diecimila persone contribuiscano, ognuna con una somma tra mille e diecimila euro». Catacomba alla luce del sole, la comune 2.0 costruisce il suo postcapitalismo conquistando ogni giorno nuovi luoghi.
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