Sabato una corsa contro la Tav

VAL DI SUSA Dopo la manifestazione di domenica, il movimento lancia una gara podistica

VAL DI SUSA Dopo la manifestazione di domenica, il movimento lancia una gara podistica

 TORINO. Dopo aver sconfitto i gufi che paventavano scontri e incidenti, dopo una manifestazione bella e partecipata (tutta oltre la «zona rossa»), il movimento riparte e lancia un nuovo appuntamento per sabato, «Di corsa contro il Tav», una gara podistica con un tracciato – «due giri attorno al cantiere che non c’è» – lungo le recinzioni che delimitano il contestato «fortino» della Maddalena. Perché, come cantavano le donne che domenica hanno aperto il corteo partito da Giaglione, «la Valsusa paura non ne ha». Sarà una delle tante iniziative che i No Tav metteranno in campo nei prossimi mesi. Se le reti a protezione dei blocchi di polizia sono state tagliate, rimangono in piedi quelle del blindatissimo cantiere. Una volta raggiunta la baita Clarea, massimo avamposto No Tav a lato del viadotto dell’autostrada del Frejus, con soddisfazione e responsabilità il movimento ha deciso di concludere la manifestazione e di non forzare la mano a fronte di uno schieramento massiccio di agenti. Millesettecento in tutto «per un costo di 500 mila euro – ribattono i No Tav – in una sola giornata». La partita rimane, dunque, aperta: «L’obiettivo è quello di abbattere le reti di quel cantiere illegale – ha ribadito Alberto Perino – in un anno ci sono 52 domeniche, il primo novembre e altre feste. Noi torneremo».

La giornata di domenica verrà ricordata a lungo. Un serpentone di oltre 15 mila persone – a volto scoperto e a mani nude (con cesoie vere o di carta) – ha marciato dentro la zona rossa, disobbedendo ai divieti imposti dal prefetto Alberto Di Pace. Sono state le donne della Valle, mamme, nonne e figlie, le prime a violarli, recidendo le reti. Come Marisa Meyer, pensionata e veterana No Tav, proprietaria del terreno su cui è stata costruita la baita simbolo contro cui c’è un’ordinanza di demolizione: con gli occhi lucidi e le tronchesine ben in vista ha fatto il suo taglio. Le forze dell’ordine sono indietreggiate. E anche questo atteggiamento più dialogante ha giovato. La Questura si fa i complimenti e parla di successo, ma il merito va in gran parte ai manifestanti, al movimento che ricorda «alla fine è andata come avevamo detto». Passando per tre sentieri diversi, i manifestanti hanno eluso i blocchi raggiungendo la baita: cartelli «Non sono black, ma bloc», bandiere e tanti tamburi a dare il ritmo. In corteo, anche Giorgio Cremaschi e Paolo Ferrero, in piazza a Giaglione si è visto pure il presidente della Comunità montana, Sandro Plano (Pd), che ha ignorato i diktat di partito. «Ci possiamo ritenere più che soddisfatti, abbiamo raggiunto i nostri obiettivi – ha detto Perino, dopo l’arrivo -, torniamo a casa ma rifaremo manifestazioni vita natural durante». La marcia di domenica lancia un messaggio a tante realtà in lotta: «Le zone rosse non sono inviolabili». E se la vera recinzione del cantiere non è stata superata (gli agenti per la prima volta sono usciti all’esterno), è comunque capitato un fatto importante: «Marciare per sentieri di montagna impervi, in un numero così elevato, sfidando le imposizioni – sottolinea il Comitato di lotta popolare di Bussoleno – non è cosa da poco». Per il resto, «verranno tempi migliori» dice Nicoletta Dosio. Intanto, i No Tav, si godono un successo di partecipazione.
Infine, una brutta notizia. Domenica sera l’ostello gestito, ad Avigliana, da un’associazione vicina ai No Tav è stato bersagliato da atti vandalici.

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DECRETO SVILUPPO
La Torino Lione diventa «area strategica»

 Sorpresa: con il decreto sviluppo il governo blinda i lavori della Torino Lione. Nella bozza di decreto infatti l’area interessata viene dichiarata «area di interesse strategico-nazionale». Per questo, chi entra abusivamente nei cantieri o chi impedisce l’accesso autorizzato alle aree rischierà l’arresto da tre mesi fino ad un anno. «Hanno gettato la maschera, ma adesso non potranno più raccontare all’Unione Europea la bugia di un’opera condivisa con la popolazione», commenta Alberto Perino, uno dei leader del movimento No Tav, «la nostra linea – aggiunge – non cambia: noi porteremo avanti la lotta come abbiamo sempre fatto. Secondo Angelo Bonelli dei Verdi «il provvedimento sulla Torino-Lione è grave perchè dimostra che si vuole semplicemente bloccare la protesta senza rispondere nel merito alle questioni che pone il movimento della Val di Susa che al di là di un territorio riguardano l’Italia intera».

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