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No Tav, corteo senza incidenti e taglio simbolico delle reti

Val di Susa, 7mila in marcia. Fermati 14 ragazzi con i caschi. I manifestanti: “Abbiamo raggiunto i nostri obiettivi”. Forzata la zona rossa

Val di Susa, 7mila in marcia. Fermati 14 ragazzi con i caschi. I manifestanti: “Abbiamo raggiunto i nostri obiettivi”. Forzata la zona rossa

CHIOMONTE – Alla fine ieri in Val di Susa ha prevalso il buon senso e un´intensa attività «diplomatica» sotterranea ha permesso a tutti, forze dell´ordine e manifestanti, di attribuirsi la vittoria della battaglia delle cesoie. Che in valle tirasse un´aria diversa dal 3 luglio scorso e che nessuno, né la polizia ne i No Tav, avessero voglia di scontrarsi lo si era capito già da qualche giorno. Dal movimento infatti continuavano ad arrivare segnali rassicuranti: i report di polizia e carabinieri sottolineavano che anche i duri di Askatasuna, reduci della battaglia di Roma, avevano improvvisamente abbracciato il pacifismo giungendo a «calmierare» anche gli antagonisti arrivati da mezza Italia e soprattutto dalla Francia.
Per le forze dell´ordine la giornata di ieri inizia quando è ancora buio: sono le sei quando i primi reparti arrivano ai posti loro assegnati lungo i 40mila metri quadrati della recinzione del cantiere Ltf. Nelle aree di servizio dell´autostrada che alle 10,30 sarà chiusa nel tratto tra Susa e Oulx carabinieri e agenti di polizia in assetto antisommossa fanno la fila alle casse insieme a manifestanti che sfoggiano magliette No Tav. I Cacciatori di Sardegna però hanno passato la notte a perlustrare i sentieri che dalla montagna scendono al cantiere mentre la Digos ha un´idea geniale e fa sbarrare il sentiero Balcone che da Giaglione porta alla baita Clarea, l´obiettivo del corteo dopo le recinzioni, da una rete improvvisata su cui spicca l´ordinanza prefettizia che delimita la «zona rossa». I controlli agli imbocchi della valle danno i primi risultati: quattro ragazzi e una ragazza sono fermati a Rivoli perché hanno caschi e maschere antigas, un sesto è bloccato a Giaveno con le cesoie, altri otto sono controllati a Torino. Le persone controllate a sera saranno 747. I manifestanti si ritrovano al campo sportivo di Giaglione. Speravano di essere almeno diecimila, sono molti di meno. A fine giornata giureranno di essere stati settemila, la questura dirà invece che erano appena quattromila. Tutti sono a volto scoperto, le cesoie nel corteo si contano sulle dita di una mano anche se ne spicca una enorme di cartone. Salgono verso il cantiere ma la diplomazia «sotterranea» è già in corso: osservatori No Tav possono entrare nel cantiere, dietro i reparti schierati. In più carabinieri e polizia non muovono un dito quando i duri del corteo salvano la faccia tagliando la rete che sbarra il sentiero Biancone, a più di due chilometri dalla recinzione vera del cantiere.
Alla baita Chiarea arrivano in più di tremila, alla spicciolata, passando per il greto del fiume. I plotoni di carabinieri e polizia li chiudono in una morsa. Le reti sono a soli cento metri ma pensare di raggiungerle è un suicidio. Alberto Perino, il pensionato che in questi anni è diventato la voce dei No Tav, può però dire di aver vinto, di essere arrivato alla baita. «Un punto che non ci interessava altrimenti l´avremmo presidiata», spiegano carabinieri e polizia. Oltre la baita però c´è un muro di scudi ed elmetti. I No Tav si riuniscono in assemblea, decidono di aver vinto e Perino esorta: «Torniamo indietro, sta per scendere il buio e i boschi sono pericolosi di notte». Resta un manipolo di ostinati che improvvisa uno spettacolo di tamburi e danze e urla una, due, cinquanta volte: «Giù le mani dalla Val Susa». Poi anch´essi spariscono tra gli alberi. Alle 17,30 l´autostrada è riaperta, i reparti tornano alle caserme. Questore e prefetto di Torino possono dire: «Le recinzione del cantiere della Tav di Chiomonte non è stata raggiunta né danneggiata». I No Tav dal canto loro sottolineano: «Abbiamo conseguito i nostri obiettivi». Un nuovo appuntamento è però dietro l´angolo: c´è l´esproprio dei terreni. E forse in quel momento sarà dura aver buon senso.

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