Dossier Telecom, il pm contrattacca “Giudice condizionato dagli imputati”

Scontro a Palazzo di giustizia, la Procura impugna la sentenza del gup

Civardi: Tavaroli, Cipriani e Mancini agivano anche per conto di enti esterni e per fini personali

Scontro a Palazzo di giustizia, la Procura impugna la sentenza del gup

Civardi: Tavaroli, Cipriani e Mancini agivano anche per conto di enti esterni e per fini personali MILANO – La procura non ci sta e passa al contrattacco. Prima era stato il giudice Mariolina Panasiti a smontare l´impianto accusatorio dei pm Stefano Civardi, Nicola Piacente e Fabio Napoleone. Ora è Civardi, autore di uno dei ricorsi per Cassazione, a chiedere di annullare la sentenza del giudice per l´udienza preliminare. E lo fa da solo, perché in procura ci sono diverse interpretazioni sui reati in campo. Al centro della contesa, è la vicenda sui dossier illeciti della Security Telecom, confezionati ai tempi di Marco Tronchetti Provera.

Quei report erano stati preparati nell´interesse delle aziende oppure no? Un dilemma importante dal quale dipende soprattutto l´accusa di appropriazione indebita e il potenziale coinvolgimento nell´inchiesta di Tronchetti Provera e dell´allora amministratore delegato Carlo Buora. Per la Panasiti, che ha seguito la linea dell´ufficio Gip, non c´è appropriazione, perché quei dossier servivano a perseguire il fine aziendale, erano commissionati dai vertici e venivano regolarmente fatturati, mentre per il pm il giudice ha confuso gli interessi delle persone fisiche con quelle delle società, non ha capito i ruoli degli indagati all´interno di una inchiesta della quale non conosce non solo gli atti, perché in parte secretati, ma nemmeno le ipotesi di reato, sia quelle coltivate nel fascicolo centrale sia quelle eventualmente finite in altri procedimenti. È il solo pm Civardi a firmare questa parte di ricorso, mentre Nicola Piacente e Alfredo Robledo, sempre con Civardi hanno firmato quelli contro l´assoluzione di Mancini. «Ognuno ha firmato la parte di cui si era occupato», ha spiegato l´aggiunto Robledo.

Secondo il pm, il giudice doveva limitarsi a essere il giudice degli imputati e non dell´inchiesta. Invece è andato al di fuori delle righe: ha frainteso in più occasioni l´estensione dei suoi poteri e della sua cognizione, perché avrebbe dovuto negare di essere giudice nel merito, perché dopo le decisione della Cassazione sui dossier illegali, non ha a disposizione né il corpo del reato né il verbale che dovrebbe contenere il riassunto dei dossier. Il giudice si è fatto condizionare dagli imputati e dalla stampa, mentre il pm non si è certo appiattito sui pareri dei legali delle società coinvolte. Anzi sono state le stesse difese, che inizialmente sostenevano l´operato della Security, a convincersi del contrario e ad abbandonare Tavaroli. Secondo Civardi, poi, alcune operazioni, come la schedatura dei dipendenti di Pirelli, non smontano l´accusa di appropriazione indebita perché si tratterebbe di pratiche effettuate nell´interesse dell´azienda, ma corroborano invece da una parte il coinvolgimento della società, contro la quale il pm ha chiesto di agire in base alla Legge 231 e dall´altra la stessa accusa di appropriazione indebita, perché quelle operazioni sono contrarie allo statuto dei lavoratori e allo stesso fine aziendale. Proprio per questo, il pm ribadisce di non aver mai parlato di una Security come di una «scheggia impazzita e autoreferenziale», ma di un sodalizio tra Tavaroli, l´investigatore Cipriani e l´agente segreto Marco Mancini, che agiva ora nell´interesse delle società, ora di qualche ente esterno, ora di se stessi, per fini personali e di lucro.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password