"Brancher mi fu presentato allo stadio". Ma l'ex security smentisce: "Quando mai" ">

Quelle tre versioni su Tavaroli che inguaiano l’ex capo Telecom

Tutte le contraddizioni e i non ricordo davanti al gup: “Non so il nome di mia cognata”

“Brancher mi fu presentato allo stadio”. Ma l’ex security smentisce: “Quando mai”

Tutte le contraddizioni e i non ricordo davanti al gup: “Non so il nome di mia cognata”

“Brancher mi fu presentato allo stadio”. Ma l’ex security smentisce: “Quando mai” MILANO – Più che una testimonianza, la lettura dei verbali delle udienze a porte chiuse mostra un Marco Tronchetti Provera simile a un pugile alle corde. Si difende, ma gli ammaccano l´immagine con una gragnola di colpi.

«La signora Soriani, sa chi è?», viene chiesto a Marco Tronchetti Provera durante l´udienza del caso Telecom. Non lo sa. «È la moglie di suo fratello», puntualizza l´avvocato che ha fatto la domanda. «E non so che si chiama Soriani, sono poco informato, non so il cognome», replica Tronchetti.

Può succedere? Forse sì, ma a carico di questa signora, sposata con Bruno Raffaele Tronchetti, era scattata «l´operazione Macumba: viene fatta un´indagine su questa signora, addirittura – contesta duro un avvocato – con osservazioni e pedinamento». Tronchetti scuote la testa: non ne sapeva nulla, dice. Ma è piuttosto facile bersagliare la sua linea difensiva un po´ svagata, carica di «non so», «non era compito mio», «non me ne occupavo», «non ricordo». «In vita mia – ripete – non ho registrato una telefonata, non ho mai chiesto di pedinare nessuno e non ho mai visto un dossier, faccio un mestiere diverso».
Il rapporto Tavaroli-Tronchetti è stato il perno delle udienze. Non sarebbe indegno di approfondimenti psicanalitici, ma restando allo stretto punto di vista giudiziario, è quello che qualifica Tronchetti come un teste – parola del gup Mariolina Panasiti – «inattendibile». Di Tavaroli l´ex capo Tronchetti fornisce almeno tre «visioni». Vediamole.
In una, «Tavola» (com´era chiamato nella caserma di via Moscova a Milano, durante gli anni dell´antiterrorismo) è il miglior angelo custode possibile. Gli si delega persino la rete di protezione stesa intorno a Tronchetti e ai familiari: «Era una scelta della security, non mi sono occupato della sicurezza personale. Dato che godeva della fiducia, per come aveva operato, le scelte le ha fatte il signor Tavaroli». Tavaroli controllava e garantiva spostamenti in Italia e all´estero, ma «Tutto questo è stato organizzato in via autonoma… l´unica contestazione era quanto vedevo delle persone intorno che davano una visibile immagine di seguirmi, ho preferito evitarlo. Ma era una scelta della security».
«Era una scelta della security, okay», ribatte un avvocato, che deve pensarla come il gup sull´attendibilità del teste.
Tavaroli seconda versione è uno con le mani in pasta: come quando spiffera al suo capo i bisbigli sul fondo Oak, Quercia. Quest´ultimo è – non sarà sfuggito ai lettori del binomio politica e giustizia – un giallo carico di polemiche, perché Oak ha sede in un paradiso fiscale. Vi sono affluiti non pochi denari durante la scalata Telecom: e, tra le smentite, viene attribuito dagli spioni (ma non dai magistrati) ai vertici dei Ds». «Quindi lei – sbotta un avvocato – non si pose il problema: ma come gli viene in mente a Tavaroli di venire a dire a me informazioni che riguardano D´Alema?», e cioè uno dei nomi citati in aula. No, non se lo pone: spiega che aveva consigliato a Tavaroli di andare dalla magistratura, se ci fossero cose penalmente rilevanti.
Nella terza versione Tavaroli si «sa muovere» come un diplomatico. Chiede un avvocato: «Aldo Brancher, sa chi è?». «Sì, mi è stato presentato una volta allo stadio di San Siro dal signor Tavaroli. E fu l´uomo che organizzò un mio incontro con Bossi». Sul neo-ministro Brancher, l´uomo dell´attualità politica, c´era un dossier della security. Tronchetti? Non lo sapeva.
Nota a margine: interpellato ieri da Repubblica, Tavaroli nega totalmente di aver mai presentato i due. «Ma quando mai? Allo stadio? Figuriamoci…». Per l´ex sbirro, si sa, non c´era bisogno dei verbali per ritenere il suo ex capo Tronchetti – sempre creduto dalla procura e mai dai giudici terzi – «un uomo inattendibile».

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