L’Eta pronta all’addio alle armi “L’annuncio entro pochi giorni”

Dopo 43 anni e 829 morti i terroristi baschi vogliono la pace.  Alla conferenza di San Sebastian fanno da mediatori Kofi Annan, Bertie Ahern, Gerry Adams 

Dopo 43 anni e 829 morti i terroristi baschi vogliono la pace.  Alla conferenza di San Sebastian fanno da mediatori Kofi Annan, Bertie Ahern, Gerry Adams 

Per la prima volta, dopo 43 anni, l´Eta potrebbe abbandonare definitivamente la lotta armata. I segnali sono incoraggianti. Anzi, secondo la maggioranza degli osservatori e dei leader politici baschi la decisione è imminente. «Entro questa settimana», preconizza un dirigente del Partito nazionale basco (Pnv) che vuole rimanere anonimo, «l´organizzazione annuncerà che il cessate il fuoco diventa definitivo e irreversibile. La decisione finale è presa. E questa settimana è il momento in cui deve essere resa pubblica».
Scandita da speranze e delusioni, la lunga marcia verso la fine della lotta armata e lo scioglimento dell´organizzazione terroristica ha avuto un´improvvisa accelerazione. Merito del difficile lavoro di mediazione portato avanti dal Gruppo Internazionale di contatto (Cig) che si è avvalso dell´esperienza di alcuni personaggi di fama internazionale: l´ex dirigente del Sinn Féin Gerry Adams, l´ex primo ministro irlandese Bertie Ahern, il capo di Gabinetto dell´ex premier britannico Tony Blair, Jonathan Powell, l´ex segretario generale dell´Onu Kofi Annan, l´avvocato sudafricano Brian Currin. Molti, tra questi, hanno lavorato ad altri importanti processi di pacificazione: dalla fine dell´apartheid in Sudafrica allo scioglimento dell´Ira in Irlanda del Nord. Le trattative e il dialogo sono in corso da quasi due anni. Ma solo nelle ultime settimane, con un dibattito tra le file dei militanti dell´Eta ancora in circolazione e soprattutto tra i 700 detenuti nelle carceri spagnole e francesi, si sono create le condizioni per una scelta che chiuderebbe uno dei periodi più tragici e difficili della Spagna democratica e dell´intera Europa. Sullo sfondo pesano le elezioni del prossimo 20 novembre.
Nata nel 1959 durante la dittatura di Francisco Franco per puntare all´autodeterminazione del popolo basco, l´Eta si è assunta la paternità di migliaia di attentati, agguati, uccisioni, rapine, estorsioni. In quasi mezzo secolo di attività, dal 1968, sono rimaste sul terreno 829 vittime: poliziotti, dirigenti politici, amministratori locali, imprenditori, giornalisti. Una strage impossibile da dimenticare. Ferite che restano ancora aperte; che hanno reso scettici anche i più ottimisti fautori di una pace e contrari i familiari degli assassinati.
L´organizzazione basca ha subito molti arresti, si è trovata senza una dirigenza capace di valutare il senso di alcune trasformazioni politiche e sociali radicali; è venuto a mancare anche il sostegno popolare ad una battaglia su principi condivisi, ma inseguiti con una pratica fuori dal tempo. Dal 30 dicembre 2006, con l´attentato all´aeroporto di Madrid che provocò l´interruzione di importanti trattative, l´organizzazione terroristica ha interrotto ogni attività e ha avviato un dibattito interno. Nel gennaio scorso è stato prodotto un documento in cui si annunciava la volontà di chiudere con la lotta armata.
Il governo spagnolo ha reagito con scetticismo, ha preteso un chiaro abbandono delle armi e lo scioglimento del gruppo. Il 23 settembre scorso, 700 etarras, i detenuti, hanno sottoscritto un nuovo documento verso questa soluzione. Ma solo ieri mattina, nella conferenza internazionale per la pace a San Sebastian, si è aggiunto il tassello finale. Al termine dei lavori, l´ex primo ministro irlandese Bertie Ahern ha letto un importante documento: «Chiediamo all´Eta di annunciare la fine della lotta armata e di chiedere un dialogo con i governi francese e spagnolo. Sollecitiamo questi ad accogliere l´invito e ad avviare un confronto». La parola adesso passa all´Eta. Tutto lascia pensare che lo farà nei prossimi giorni.

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